ANAMNESI
- Il termine di anamnesi (dal gr. ἀνάμνησις "reminiscenza") è adoperato in senso molto diverso in filosofia e in medicina.
Filosofia. - Nel sistema di Platone, posta la realtà ideale in un mondo ultraterreno, e ammesse alla sua conoscenza le anime in un'esistenza anteriore, l'ulteriore conoscenza che di essa potesse raggiungersi in questo mondo non poteva presentarsi che come una "reminiscenza", un'anamnesi. Tale reminiscenza aveva luogo nella percezione degli oggetti empirici, per la somigglianza di tali oggetti alle idee, su cui essi erano esemplificati, o di cui partecipavano, secondo le varie forme in cui Platone concepì il rapporto fra il mondo ideale e quello materiale. Il concetto dell'anamnesi sopravvisse in alcuni neoplatonici (p. es. Nemesio), come anche, nella sua forma generica, in ogni innatismo.
Per le prime origini platoniche cfr. p. es. Fedro, 249 c; Fedone, 72 e; 75 c; Menone, 86 a.
Medicina. - Si dice anamnesi quel complesso di notizie, riferentisi a ciascun malato, raccolte allo scopo di conoscerne l'individualità sotto tutti i punti di vista. Le notizie si possono raccogliere o dallo stesso infermo o da qualsiasi altra persona in grado di fornire ragguagli sul suo passato o sul suo presente.
L'"individualità" del malato, secondo l'espressione dei clinici italian. (Viola), la sua "persona" (fisica e psichica), come preferiscono dire clinici tedeschi (F. Kraus), è la risultante di varie categorie di influenze: a) influenze ereditarie; b) influenze morbose acquisite; c) influenze non morbose, rappresentate dalle condizioni comuni di vita che variano da individuo a individuo. Lo studio delle influenze ereditarie è oggetto dell'anamnesi familiare; lo studio delle influenze morbose acquisite è oggetto dell'anamnesi patologica prossima e remota; lo studio delle varie condizioni di vita e del modo di svolgersi di questa, indipendentemente dai processi morbosi, è oggetto dell'anamnesi fisiologica.
a) Anamnesi familiare. - Si comincia col raccogliere notizie dettagliate sulle condizioni dei genitori degl'infermi, segnatamente sulla loro robustezza fisica, sulle abitudini di vita, sulle eventuali malattie, sulle cause della morte. Per ciò che riguarda le abitudini di vita è opportuno indicare quelle che più influiscono sui discendenti, come per es. l'abuso dell'alcool, sapendosi che i discendenti di genitori alcoolisti possono presentare malattie nervose.
L'indagine sui genitori deve essere diretta alla ricerca di notizie in rapporto con le due malattie infettive che hanno una grande influenza sui discendenti: la tubercolosi e la sifilide. Per la tubercolosi sarà opportuno indagare se i genitori sono morti giovani, se la malattia è stata di lunga durata e se ha condotto a consunzione. Per la sifilide sarà opportuno sapere se la madre ha avuto molte gravidanze interrotte da aborto o da parto prematuro, se v'è stata una notevole mortalità nei fratelli durante la prima infanzia, poiché tutto questo si verifica frequentemente nell'infezione luetica dei genitori.
Dai genitori l'indagine anamnestica passerà ai fratelli, ai collaterali materni e paterni e agli avi materni e paterni fin dove può arrivare la memoria delle persone interrogate. Infine l'anamnesi familiare dovrà occuparsi dei discendenti, per ciascuno dei quali bisogna sempre mnsiderare la complessione, le abitudini di vita e le malattie sofferte. L'anamnesi ereditaria e familiare è di grandissima importanza per certe malattie del sistema nervoso che hanno un carattere strettamente eredítario, nel senso che colpiscono più membri della stessa famiglia.
b) Anamnesi fisiologica. - Deve essere diretta a raccogliere le notizie inerenti alla primissima infanzia e siccome quelle desunte dalla narrazione del malato di solito sono poco attendibili, se interessano in modo particolare è bene richiederle ai genitori e soprattutto alla madre. È importante sapere com'è decorsa la gravidanza, come si è svolto il parto, come è stato compiuto l'allattamento, come è avvenuta la dentizione, quando è stata raggiunta la capacità di parlare e di camminare, come è avvenuto lo sviluppo dell'intelligenza, giudicato in base al profitto ricavato nei primi studî. Interessante poi a conoscersi è l'inizio della pubertà, specialmente nelle donne, con particolare riguardo alla funzione mestruale (inizio, decorso, ecc.). Nella giovinezza e nell'età adulta è importante conoscere le abitudini di vita per ciò che si riferisce alle occupazioni abituali, al mangiare, al bere e al fumare; la resistenza alle fatiche e il mestiere. Vi sono certi mestieri che espongono ad intossicazioni, come il mestiere del tipografo che, per l'uso del piombo, può essere causa del saturnismo.
Nella vecchiaia è importante conoscere se il decadimento delle forze proprio di questa età si è presentato gradualmente e in quella decade, tra i 55 e i 65 anni, che rappresenta il trapasso dall'età virile alla vecchiaia.
Fa parte infine dell'anamnesi fisiologica l'indagine dell'affettività, dell'umore, delle qualità intellettuali compresa la memoria, delle principali inclinazioni dello spirito. Inoltre non bisogna trascurare le notizie intorno all'ambiente climatico in cui è vissuto il soggetto.
c) Anamnesi patologica. - Dovrebbe comprendere tutte le notizie riguardanti le condizioni morbose che dalla nascita in poi hanno colpito il soggetto in esame. Tale indagine retrospettiva deve essere spinta fin dove giunge la memoria del malato o dei parenti o dei suoi conoscenti, non dimenticando mai che malattie giunte all'epilogo nella più tarda vecchiaia possono avere avuto la loro prima radice in condizioni morbose dell'infanzia. Quando si giunge con l'indagine anamnestica al rilievo di un fenomeno morboso importante bisogna farlo rivivere nella memoria del malato o dei parenti con opportune domande e descriverlo con tutti i particolari che possono avere un valore diagnostico: pessima abitudine è quella di chiedere e di riferire senz'altro la diagnosi che fu fatta dal medico, non solo perché questa potrebbe essere stata errata, ma soprattutto perché spesso i profani svisano il pensiero del medico adoperando a sproposito termini tecnici. Meglio quindi è descrivere minutamente i sintomi: se vi era dolore in qualche parte del corpo, bisogna descrivere quali caratteri aveva questo dolore; se v'era febbre, quali caratteri aveva la febbre.
Giunti nell'interrogatorio del malato alla narrazione dei fenomeni che verosimilmente appaiono essere l'inizio della malattia, l'indagine deve farsi minuta, perché la valutazione esatta dei primi sintomi è spesso la chiave di un sicuro giudizio diagnostico. I primi sintomi il più delle volte sono subiettivi, rappresentati dal dolore. Il dolore bisogna studiarlo nel momento del primo comparire, nella sede, nell'irradiazione, nella durata. Talvolta il dolore costituisce l'unico sintomo della malattia, come in certe nevralgie.
Qualora vi sia ragione di sospettare che l'ammalato abbia interesse a nascondere o ad aggravare le proprie condizioni morbose per qualsiasi motivo, la critica del medico deve esercitarsi su ogni particolare e tutta la narrazione poi deve essere considerata come incerta.
L'anamnesi così fatta non rappresenta una ricerca di lusso a cui debbano dedicarsi soltanto i medici delle cliniche e degli ospedali, ma è una ricerca fondamentale, indispensabile per ogni medico pratico.
Talvolta capitano alla osservazione malati che per la vivacità dell'intelligenza, per l'abitudine all'osservazione dei fenomeni naturali sembrerebbero nelle migliori condizioni per poter narrare o scrivere la storia dei loro mali. Orbene, il più delle volte tale storia, uscita spontaneamente dalla bocca o dalla penna del malato, è così piena di particolari inutili e di interpretazioni errate da riuscire di scarso aiuto per la diagnosi, non solo, ma anche di scarso affidamento perché atta a fuorviare il giudizio. È necessario che il medico raccolga con appropriate domande le notizie anamnestiche, insistendo su quei particolari che hanno maggior importanza diagnostica e che solo un medico può riconoscere. Un'anamnesi ben fatta è sempre indizio sicuro della valentia del medico che l'ha raccolta.