Kumarasvami (o Coomaraswamy), Ananda Kentish
(o Coomaraswamy), Ananda Kentish Filosofo e storico indiano dell’arte (Colombo, Sri Lanka, 1877 - Needham, Massachusets, 1947). Unico figlio di un eminente personaggio locale e di un’inglese, nel 1879, in seguito alla morte del padre, si trasferì con la madre in Inghilterra, dove studiò con eccellenti risultati geologia. Tornò in Sri Lanka nel 1903, inizialmente interessato alla sua storia geologica, ma dedicandosi sempre più alla riscoperta del patrimonio artistico e culturale dell’isola e poi dell’intera India. Dal 1916 alla morte fu responsabile della sezione di arte indiana nel museo di Boston. L’interesse per la storia dell’arte si trasforma sempre più, nella biografia di K., in uno studio iconografico e simbolico dell’opera d’arte, che a sua volta veicola un interesse per la storia delle religioni e la metafisica. A prescindere e a volte anche in contrasto con i soggetti rappresentati, K. distingue arte religiosa e profana in base ai loro intenti e alla loro capacità simbolica. L’arte profana mira all’effimero presente e all’individualità, mentre l’arte religiosa è quella capace di trasfigurare il reale cogliendo la forma ideale che ne è la ragion d’essere. Ogni elemento rappresentato nell’arte religiosa, infatti, è in effetti un simbolo di altro e non una copia naturalistica. Dunque, anche all’interno della produzione artistica, le dimensioni metafisica e teologica sono prioritarie rispetto a quella naturalistica. Così è stato, continua K, anche nell’arte occidentale fino al Rinascimento, mentre l’Occidente moderno, dimentico della propria storia, ha abbracciato il naturalismo e la visione scientifica e tecnologica del mondo. K. critica perciò l’attitudine occidentale a dimenticare la propria tradizione e difende i valori spirituali indiani in un momento storico in cui la modernità occidentale pare destinata a divenire l’unica possibile. Negli anni Trenta incontra l’opera di Guénon, che gli appare simile alla propria. K. non abbandona però mai gli strumenti e il rigore della filologia.