Anastagi
. L'unica menzione dantesca degli A. ricorre nella seconda cantica della Commedia (Pg XIV 107-108): la casa Traversara e li Anastagi / e l'una gente e l'altra è diretata), nella rassegna che Guido del Duca fa delle principali famiglie nobili di Romagna, una volta degne del loro elevato prestigio, ma ai tempi del poeta irrimediabilmente decadute, quando non addirittura estinte o in via d'estinzione.
Un'organica ricostruzione della storia di questa famiglia ravennate non è stata finora mai tentata, data l'esiguità e frammentarietà di testimonianze specifiche. Si potrebbe tuttavia ritenere gli A. di remota origine, forse - e non solo per ragioni onomastiche - di estrazione bizantina, ove risultasse documentabile una continuità genealogica fra gli A. viventi nella Ravenna tardo-medievale e quelli ricordati nella stessa città anteriormente al Mille. Già al loro primo comparire nel sec. IX, il Rubeus, storico di Ravenna vissuto nel Cinquecento, li ricorda come discendenti di una famiglia " potentissima ac nobilissima ", rivale dei Traversari e soccombente al loro confronto. Alcuni A. in realtà dalla fine del sec. IX agl'inizi dell'xi risultano ancora fregiarsi del titolo di consul, divenuto ormai un semplice segno di distinzione nobiliare; se ne perdono poi completamente le tracce nella delicata fase di trasformazione della società ravennate che approderà al primo Comune (secoli XI-XII). Poco prima del Duecento è dato nuovamente rintracciare degli A., ma da questo momento essi figurano privi di ogni titolo nobiliare, anche se in qualche caso sono ancora potenti e sempre in atteggiamento di rivalità verso i Traversari, pur militando ora entrambe le famiglie nella Parte filo-imperiale. I contrasti fra le due casate diventano particolarmente acuti a partire dal 1239, quando Paolo Traversari abbandona la causa sveva per schierarsi con le forze guelfe. Sarà proprio tale confronto logorante ad affrettare, già nel corso del Duecento, il declino degli A., che precederà di poco quello dei Traversari. Gli ultimi discendenti della casata sono ricordati ai primi del Trecento in qualità di dipendenti dalla Chiesa ravennate e residenti in Ravenna nelle regioni urbane di S. Giovanni Battista e di S. Vittore; mentre la presenza nella città di una " porta Anastasia " resterà a testimoniare il loro non comune passato.
D., nel ricordare insieme A. e Traversari, sembra volerli accomunare in un unico plauso per il loro passato speso al servizio dell'aquila imperiale, indulgendo alle loro tradizionali rivalità e soprattutto ai loro recenti dolorosi trascorsi. Ciò appare in armonia col tono poetico del canto insistentemente evocativo di un passato esemplare ma ormai inattingibile.
Della supposta parentela degli A. con altre famiglie ravennati e in particolare con i Polentani, come vorrebbe l'Ottimo, non è stato possibile rintracciare alcuna testimonianza; ciò però non può autorizzare a escluderla.
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