GERZFELD, Anastasija Noris von (Assia Noris)
Figlia di Nicola, un ufficiale tedesco che aveva adattato alla pronuncia russa il suo cognome nobiliare Herzfeld, e di Maria Prodaiko, nacque a San Pietroburgo il 16 febbr. 1912 (anche se dichiarava di essere nata nel 1919 e di aver esordito dodicenne). La sua famiglia lasciò la Russia subito dopo la Rivoluzione d'ottobre e si trasferì prima in Crimea quindi in Francia, dove la G. crebbe e frequentò, a Nizza, il Lycée des jeunes filles. Sposato l'italiano Gaetano Assia, nel 1929 si trasferì in Italia, dove rimase nonostante il divorzio avvenuto due anni più tardi. Scoperta dal produttore G. Amato, nel 1932 esordì nel cinema, col nome d'arte di Assia Noris, interpretando una piccola parte, accanto ai fratelli De Filippo e al tenore T. Schipa, nel film di M. Bonnard Tre uomini in frac. L'anno successivo ottenne il suo primo ruolo da protagonista ne La signorina dell'autobus diretto da N. Malasomma, nella parte di una giovane di nascita illegittima.
Fondamentale per la carriera della G. fu il successivo incontro con il regista Mario Camerini che, nel 1933, la scritturò per interpretare Henriette, la giovane e vezzosa moglie straniera di un ricco ingegnere italiano, nel suo film Giallo, una storia di omonimia tinta di mistero. In questa occasione la critica apprezzò la recitazione fresca e gradevole della G., pur notando l'handicap del forte accento straniero.
Sostenuta da una fotogenia che bucava lo schermo e dal fascino slavo, caro ai registi italiani degli anni Trenta, la G., certamente non dotata di capacità interpretative superiori rispetto alla media delle attrici esordienti (all'epoca il suo italiano era stentato, gli occhi sempre sgranati), riuscì tuttavia a diventare la musa e l'attrice preferita di Camerini (interpretando, tra il 1935 e il 1943, la gran parte delle sue pellicole), nonché una delle dive più amate d'Italia.
Ormai più a suo agio con la lingua italiana, ebbe la prima occasione importante nel 1935, con Darò un milione, appunto di Camerini, in cui vestiva i panni di Anna, la giovane ragioniera di un circo, generosa e altruista. Il film, presentato alla Mostra di Venezia e vincitore della coppa del ministero delle Corporazioni come miglior pellicola comica, segnò anche il debutto della coppia Assia Noris-V. De Sica che, nell'arco di cinque anni, con grande successo di pubblico e di critica, fu interprete ideale del piccolo mondo descritto da Camerini. Sempre con questo regista, dopo la parentesi di Ma non è una cosa seria del 1936, dove il ruolo principale venne assegnato a Elisa Cegani e la G. ebbe la parte minore di Loletta, fu di nuovo protagonista con De Sica de Il signor Max (1937), in cui era una ex dattilografa, istitutrice di una viziata ragazzina dell'alta società, e di Grandi magazzini (1939), nel ruolo di una commessa innamorata di un collega.
In queste commedie, garbate e umoristiche, dal meccanismo perfetto, spesso basato sull'equivoco e sullo scambio di persona, la bionda G., dalla bellezza leziosa e dal sorriso accattivante, si trovò a incarnare l'ideale femminile dell'italiano medio. I suoi personaggi piccolo-borghesi erano creature fragili, dolci, timide, dall'aspetto quasi infantile che ispirava tenerezza. Sognavano di mescolarsi, almeno per una volta, al bel mondo, solo per poi comprendere come la loro autentica aspirazione fosse quella di sposare un giovane onesto e lavoratore, con cui trascorrere una vita dignitosa, magari modesta, ma quieta e serena.
La confermarono attrice ormai abile e disinvolta i ruoli interpretati in Batticuore (1939), Centomila dollari (1940) e Una romantica avventura (1941), tutti di Camerini. Ma anche: L'uomo che sorride di M. Mattoli (1936), sempre accanto a De Sica; Nina non far la stupida (1937) di N. Malasomma; Voglio vivere con Letizia (1938) di C. Mastrocinque; e, soprattutto, Dora Nelson (1939) di M. Soldati.
Quest'ultima è una commedia brillante in cui la G. raccolse un successo personale, nella doppia interpretazione di una capricciosa diva del cinema di origine russa, che abbandona troupe e marito per seguire un sedicente principe, e della sua sosia, la sarta Pierina, chiamata a prenderne il posto, prima sullo schermo e poi nella vita. Due ruoli che ricordavano le due facce della stessa G.: l'attrice bizzosa e il suo candido personaggio.
Per una decina d'anni, la G. fu dunque uno dei pilastri dell'industria cinematografica italiana che, sull'esempio di Hollywood, si preparava a svolgere un ruolo competitivo proprio puntando sul fenomeno del divismo.
Girava fino a sei pellicole l'anno, e, secondo i dati della SIAE (Società italiana degli autori ed editori) relativi agli incassi ai botteghini, fu l'attrice più seguita dal pubblico nel 1935, nel 1936, nel 1937 e nel 1939. Nel 1937 risultò anche compresa, come unica donna, nella rosa dei cinque interpreti preferiti dal campione maschile, secondo un sondaggio del ministero della Cultura popolare. Nel 1940, infine, fu la vincitrice, con 9250 voti, del referendum per la migliore attrice condotto dalla rivista Cinema.
Nel 1942 interpretò, con F. Giachetti e R. Centa, uno dei maggiori esempi di cinema calligrafico degli anni Quaranta, Un colpo di pistola di R. Castellani, una storia d'amore a lieto fine, tratta da un racconto di A.S. Puškin. Sempre nel 1942 fu diretta per l'ultima volta da Camerini, suo marito dal 1940, in Una storia d'amore, il dramma di una prostituta redenta e felice.
Nel 1943, conclusosi il matrimonio con Camerini, e anche il lungo sodalizio professionale che aveva rappresentato il vertice della sua carriera e il suo maggiore contributo al cinema italiano degli anni Trenta, la fortuna della G. cominciò a declinare rapidamente.
Girò ancora due pellicole in Francia (Le capitaine Fracasse, Le voyageur de la Toussaint) e un film di esito infelice (Che distinta famiglia!) con Bonnard, il regista del suo esordio; ebbe anche brevi esperienze in teatro (1944, L'ora della fantasia di A. Bonacci con C. Ninchi e R. Lupi; 1945, la rivista Col cappello sulle ventitré con Dina Galli e O. Spadaro) e alla radio.
Poi, ormai tramontata un'epoca e misconosciuta dalla critica del dopoguerra, la G. lasciò l'Italia e si trasferì in Egitto al seguito di A. Ḥabīb, un ricco petroliere arabo, che sposò a Tripoli di Siria nel 1949.
Quello stesso anno girò La peccatrice bianca, di G. Alessandrini, che giunse in Italia solo nel 1955; nel 1964 fu interprete di Celestina P… R…, di C. Lizzani, finanziato da Ḥabīb, una satira sul cinismo celato dietro la facciata perbenista del boom economico, in cui la G. ebbe la parte di una ruffiana che forniva ragazze ai ricchi milanesi.
Cittadina inglese, residente a San Remo dall'ottobre del 1981, vi morì il 27 gennaio 1998.
Si lasciava alle spalle una fama di diva capricciosa e di collezionista di mariti. Oltre ad Assia, il primo, Camerini e Ḥabīb, la G. fu sposata brevemente con Roberto Rossellini (matrimonio solo religioso, con rito ortodosso), con N. Gaetani e con J. Pelster, un ufficiale inglese morto nel 1947.
Fonti e Bibl.: Cfr. (sempre s.v.Noris, Assia), recc. e articoli su Cinema, 25 ag. e 10 dic. 1937; 25 febbr., 25 ott. e 25 dic. 1939; vedi anche: F. Savio, Ma l'amore no, Milano 1975, pp. 13, 41, 66, 79, 81, 85, 90, 101, 105, 113, 157, 166, 196, 205, 208, 211, 230, 262, 285, 299, 327, 329, 343, 366, 380, 392; L'avventurosa storia del cinema italiano, a cura di F. Faldini - G. Fofi, Milano 1979, pp. 12 s., 71, 77, 86, 93; C. Lizzani, Il cinema italiano, Roma 1979, pp. 65-72; Enc. storica del cinema italiano 1930-1945, a cura di F. Morani - M. Sakkara, Pisa 1984, I, pp. 153 s., 167, 215, 241 s., 258, 269, 337, 347, 356, 379, 398; II, p. 423; F. Savio, Cinecittà anni Trenta, Roma 1979, III, pp. 831-854; S. Masi - E. Lancia, Stelle d'Italia, Roma 1994, ad ind.; Enc. dello spettacolo, VII, col. 1210; Filmlexicon degli autori e delle opere, IV, coll. 1370 s.; Il cinema, II, Novara 1981, coll. 24 s., 32 s., 36; Dizionario dei film, a cura di M. Mereghetti, Milano 1995, p. 284.