ANASTASIO Bibliotecario
Nacque probabilmente in Roma tra l'810 e l'820 e vi morì verso l'878. Stretto parente di Arsenio, vescovo di Orte, personaggio eminente nella corte di Leone IV e Nicolò I, ebbe ottima educazione e fu uno dei più eruditi Romani del sec. IX: anche della lingua greca fu considerato espertissimo.
Appena consacrato prete cardinale di S. Marcello da Leone IV, nell'847-8, per ragioni a noi sconosciute, lasciò Roma, rimanendo contumace a tutti gli ordini del papa e alle gravissime pene inflittegli (scomunica nell'850, anatema e deposizione nell'853). Il fatto che s'inducesse a sostenere l'indegna parte d'un effimero antipapa di tre giorni (agosto 855) contro Benedetto III, eletto con unanime voto dal clero e popolo di Roma a succedere a Leone IV (17 luglio 855), fa credere che egli già nell'848 s'intendesse con un partito che voleva elevarlo al papato contro Leone; congettura che trova conferma nella clausola della scomunica dell'853: "et omnes, qui ei sive in electione, quod absit, aut pontificatus honore adiutorium praestare aut solatium quodcumque voluerint, simili anathemati subiaceant".
Dopo questi torbidi inizî, graziato da Benedetto e riammesso alla comunione laica, A. divenne l'umile e modesto interprete di vite greche di santi, in cui è difficile riconoscere l'ambizioso intrigante dell'855. Nell'868 venne accusato di complicità nell'oscuro delitto di suo fratello Eleuterio, in cui trovò la morte una figlia di Adriano II: egli però riuscì a dimostrare la sua innocenza e conservò fino alla morte l'eminente ufficio conferitogli da Nicolò I. Da questo papa ottenne verso l'862 l'abbazia di S. Maria in Trastevere, e, di fatto, fu il segretario del pontefice dettando gran parte delle sue lettere: lavoro al quale egli era specialmente adatto, per la conoscenza che aveva del greco, tanto utile in quei tempi di gravissima lotta con la chiesa bizantina. L'ultimo editore delle lettere di Nicolò (E. Perels, in Monumenta Germaniae historica, Epistolae, VI) dimostra egregiamente come ad A. appartenga l'espressione, al papa l'idea, che il segretario tuttavia seppe rendere con insuperabile efficacia. Da Adriano II, A. ottenne poi la dignità di bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e la ritenne anche sotto Giovanni VIII, reggendo la cancelleria di entrambi i pontefici fino alla morte.
Tra le opere di A., tutte versioni dal greco, le più importanti sono quelle degli Atti dei sinodi VII (niceno II. del 787) e VIII (costantinopolitano IV, dell'869-70, in Pàtr. Lat., CXXIX, p. 9 segg. e 195 segg.) La Chronographia tripartita, compilata a modo della Historia tripartita di Cassiodoro sulle opere storiche greche di Niceforo, Giorgio Sincello e Teofane (ed. C. de Boor, in Theophanis Chronographia, II, p. 31, Bonn 1885) della quale si servì molto il cosiddetto Landolfo nella Historia miscella, ha un certo valore storico; molto maggiore, come raccolta di fonti per la storia dei papi Onorio I, Martino I e dell'eresia dei monoteliti in genere, ne hanno i Collectanea ad controversiam et historiam monothelitarum spectantia (ed. J. Sirmond, Parigi 1620; e in Patrol. Lat., CXXIX, p. 557 segg.) Del Liber pontificalis, da Onofrio Panvinio attribuito interamente ad A., non appartiene a lui altro che la vita di Nicolò I, che nondimeno parecchi critici attribuiscono ad altri.
Bibl.: A. Lapotre, De Anastasio bibliothecario, Parigi 1885; E. Perels, Papst Nikolaus I und Anastasius Bibliothecarius, Berlino 1920; M. Manitius, Geschichte der lat. Literatur im Mittelalter, I, Monaco 1911, p. 678 segg.