Anastasio IV
Al secolo Corrado, figlio, forse, di un Benedetto, era romano di nascita ed originario della "regio" detta della Suburra. Nulla sappiamo della sua vita anteriormente al cardinalato perché le notizie più antiche su di lui lo danno già dal 1121 cardinale prete del titolo di S. Pastore (oggi scomparso).
Promosso nella seconda metà del 1126 cardinale vescovo di Sabina dal papa Onorio II, di cui, secondo la tradizione, sarebbe stato nipote, fu nella commissione cardinalizia incaricata di provvedere all'elezione del nuovo pontefice, nel 1130, alla morte di Onorio II. Nel contrasto tra i due eletti di quell'anno, Innocenzo II e l'antipapa Anacleto II, egli si schierò risolutamente per il primo, di cui fu, coraggiosamente, vicario in Roma.
Secondo un'ipotesi, assai verosimile (P.F. Palumbo, Lo scisma del MCXXX, Roma 1942, p. 423 n. 1), Corrado sarebbe rimasto a Roma, come si dedurrebbe dal fatto che egli non seguì Innocenzo nella sua fuga in Francia. È certo però il fatto che, pur restando in Roma, o nei dintorni, nascosto, egli non poté svolgere nessuna attività.
Nelle sue funzioni di vicario del pontefice rimase lunghi anni durante il pontificato di Celestino II e di Eugenio III; alla morte di quest'ultimo, veniva eletto papa per spontanea e comune convergenza di voti del Collegio cardinalizio, il 12 luglio 1153, assumendo il nome di Anastasio IV.
Eletto pontefice in tarda età, pur essendo assai esperto nel disbrigo degli affari di Curia, A. ebbe appena il tempo di risolvere alcune delle questioni lasciategli in sospeso dal suo predecessore. Due erano di particolare rilievo: quella del trasferimento di Guitmanno dalla sede di Naumburg a quella di Magdeburgo, voluta da Federico Barbarossa e fino allora contrastata da Eugenio III, e quella del riconoscimento della dignità di arcivescovo a Guglielmo di York, che aveva suscitato gravi opposizioni sia in Inghilterra sia in seno al medesimo Collegio cardinalizio. Per Guitmanno il pontefice mandò in Germania un legato, il cardinale Gerardo, che non riuscì a concludere nulla e morì sulla via del ritorno. Raggiunto a sua volta a Roma da un'ambasceria di Federico Barbarossa, di cui faceva parte lo stesso Guitmanno, A. finì per riconoscere la validità della traslazione.
Per questa sua remissività il papa suscitò qualche scandalo in Germania e confermò il prestigio di Federico, come notò Ottone di Frisinga (Ottonis et Rahewini Gesta Friderici I imperatoris, in M.G.H., Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, XLVI, a cura di G. Waitz, 1884², p. 89). Un'eco dell'opposizione suscitata dal riconoscimento di Guitmanno è, probabilmente, nei rimproveri che ad A. rivolge s. Ildegarda di Bingen (S. Hildegardis Epistola II, in P.L., CXCVII, coll. 151-53), accusandolo di trascurare la giustizia.
Nella lotta per la sede di York, che da anni divideva Guglielmo, parente del re d'Inghilterra, ed Enrico Murdach, ancora una volta il pontefice diede prova di indulgenza, rifiutando di proseguire la politica intransigente di Eugenio III, fiancheggiato da s. Bernardo. Nell'ottobre del 1153 alla morte di Enrico Murdach, il papa concluse la questione, riconoscendo finalmente come canonicamente valida l'elezione di Guglielmo, anteriore a quella di Enrico, e consacrando egli stesso Guglielmo il 10 dicembre 1153. Va infine ricordato che A. stabilì, in modo regolare, la percezione dell'obolo di S. Pietro in Svezia. Poco sappiamo dell'azione del pontefice nella città di Roma, allora in pieno travaglio di formazione comunale ed agitata dalla predicazione di Arnaldo da Brescia, che il papa non riuscì ad espellere dalla città, per quanto perturbatrice fosse la sua predicazione. Importante fu la sua attività edilizia, che esplicò nella zona del Pantheon.
A. morì a Roma il 3 dicembre 1154.
bibliografia
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