ANATOMIA umana (III, p. 105)
Nella denominazione comune di anatomia umana si comprendono varî rami, ciascuno dei quali per la vastità del suo contenuto rappresenta una disciplina a sé. I rami di maggiore rilievo nell'insegnamento della medicina sono l'anatomia sistematica e l'anatomia delle regioni (anatomia topografica od applicata); la prima viene suddivisa in anatomia macroscopica e microscopica, distinzione d'indole metodologica, ma destituita di contenuto sostanziale. Durante tutto il secolo XIX l'anatomia sistematica fu prettamente morfologica, fu cioè rivolta alla descrizione della forma e della struttura degli organi dell'uomo qual'è rilevabile con l'arte della dissezione (in senso lato, comprendendovi pure la tecnica microscopica). Ma durante il secolo XX, per opera specialmente di H. Braus in Germania, l'anatomia fu maggiormente rivolta all'interpretazione della forma; a questo programma, il quale del resto rappresenta l'applicazione all'anatomia dell'uomo dei principî generali delineati da W. Roux per la morfologia in genere (morfologia causale, meccanica dello sviluppo secondo Roux), è informato il mirabile trattato di Anatomia dell'uomo di H. Braus; in esso è trascurata la descrizione minuziosa delle parti dell'organismo, quale veniva data negli antichi trattati, destituita di qualsiasi interesse scientifico e pratico, e vien dato invece più grande rilievo a tutto ciò che ha maggiore importanza funzionale, sia nel dominio delle dimensioni macroscopiche che delle microscopiche. Dopo la morte prematura del Braus, la sua opera innovatrice fu proseguita da H. Petersen, da A. Benninghof e da C. Elze. Tra le molte ricerche con orientamento morfo-funzionale si ricordano quelle di Gebhardt, di Petersen, di Benninghof sul significato meccanico della struttura degli elementi scheletrici cartilaginei ed ossei. E per accennare a un campo di studî del tutto diverso, ma che pur sempre si discosta da quello dell'anatomia classica, fu iniziato lo studio dell'anatomia del vivente, favorito nel campo macroscopico dal progresso del metodo radiologico, il quale permise di seguire i mutamenti di forma e dei rapporti dei visceri in stati funzionali diversi; nel dominio delle piccole dimensioni dalla scoperta dei metodi atti ad analizzare al microscopio la struttura delle cellule e dei tessuti viventi (metodo della coltivazione di colonie di cellule in vitro, scoperto da R. G. Harrison; v. tessuto: Coltura, XXXIII, p. 703). Questa tecnica, associata a nuovi mezzi ottici d'indagine (metodo d'osservazione in campo oscuro, col microscopio a. contrasto di fase), nonché al metodo di registrazione microcinematografica, diede largo impulso a quel ramo dell'anatomia che si occupa delle proprietà strutturali delle cellule e dei tessuti (istologia, detta anche anatomia generale); in questo campo si sviluppò l'istofisiologia, la quale si sforza di rintracciare nella sostanza vivente, dal punto di vista causale, le manifestazioni della vita visibili microscopicamente. Sul nuovo orientamento dell'embriologia generale od embriogenia, v. embriologia, XIII, p. 868, e in questa App.
Riguardo alle moderne ricerche sugli antenati dell'uomo (ominidi) v. antropologia e paleoantropologia in questa App.
Bibl.: A. Benninghof, Eröffnungsvortrag auf der 46o Vers. der anat. Gesellsch. in Leipzig. Ergänzungsb. zum 87ª Bd. des An. Anz., 1938; A. Benninghof, Lehrbuch der Anatomie des Menschen, I, Monaco-Berlino 1939; H. Braus, Anatomie des menschen, I-II, 1921-28; III-IV (a cura di C. Elze), Berlino 1932; G. Levi, Explantation, in Ergebn. Anat., XXXI (1934); G. Levi, Trattato di Istologia, Torino 1946; H. Petersen, Histologie und mikroskopische Anatomie, Monaco 1924-1935; A. Policard, Précis d'histologie physiologique, Parigi 1934.
Anatomia patologica (p. 130).
L'indagine anatomo-patologica richiede ogni giorno di più il sussidio di nozioni di chimica biologica, di microbiologia, di clinica; tuttavia la base della sua metodica rimane imperniata sulla classificazione descrittiva dei reperti morfologici, onde il suo sforzo maggiore mira ad affinare e a rendere più rigorosa la ricerca, la verifica e la riproduzione sperimentale degli equivalenti morfologici dei fenomeni morbosi. L'intrinseca limitatezza delle tecniche istologiche, nonché la complesssità e l'impronta qualitativa più che quantitativa dei reperti, costituiscono le principali difficoltà dell'indagine, che spesso si compie sulla scorta analogica delle concezioni clinico-funzionalistiche, cosicché per vie parallele branche affini della patologia vengono reciprocamente a verificarsi e a chiarirsi.
Tra le più delicate e interessanti acquisizioni recenti citiamo, a titolo di esempio, la graduale messa a punto della questione dell'infiammazione sierosa dei visceri, che si elabora mediante una lunga serie di osservazioni seguite ai primi spunti di R. Rössle; inoltre, la revisione della patologia coronarica del cuore, promossa dalle ricerche di H. L. Blumgart e altri; la definizione della glomerulo-sclerosi intercapillare del rene in diabetici, fatta da Kiemmestiel e C. Wilson, ecc. L'istituzione di grandi centri per la raccolta di materiale anatomo-clinico dette modo, specialmente negli Stati Uniti d'America, di fare notevolmente progredire, su base morfologico-statistica, la conoscenza dei tumori maligni il cui grado di malignità si cerca di classificare alla stregua di delicate caratteristiche istologiche: si sono ottenuti risultati specialmente per i tumori del canale gastro-enterico, dell'utero, della mammella, dello scheletro, degli organi linfatici.
Man mano che procede la maturazione scientifica, si afferma la tendenza, in questo come in altri rami della biologia, a superare la fase semplicemente descrittiva, per il raggiungimento di proposizioni generali, valide al punto da essere suscettibili di elaborazioni deduttive. In questo impulso alla sintesi, fondata sul corretto rilievo del semplice e singolo reperto ispettivo, sta il grande significato didattico dell'anatomia patologica nella formazione del medico.
Le possibilità di incremento nella raccolta dei reperti e di verifica sperimentale nel materiale patologico umano va di pari passo con l'inserimento organizzato dell'anatomia patologica nella medicina clinica, ospedaliera e sociale, mediante l'estesa adozione delle seguenti pratiche principali: l'esame esplorativo di frammenti di tessuto prelevati dal vivente (biopsia), per risolvere dubbî diagnostici, ricavare indizî prognostici e porre indicazioni terapeutiche; l'esame sistematico del materiale operatorio chirurgico, inteso alla precisa classificazione del caso singolo: questi due mezzi assumono anche significato sperimentale quando si cura la verifica del successivo decorso; inoltre, base di ogni seria istituzione didattica e ospedaliera, l'esame autopsico sistematico dei deceduti in cliniche e ospedali, col che si attua il giudizio epicritico, per il progresso della medicina e per il perfezionamento del medico.
Bibl.: I diversi indirizzi moderni si possono conoscere nei trattati e manuali di F. Vanzetti, Torino 1944; di A. Pepere e A. Businco, Milano 1945; di W. Hueck, Lipsia 1937; di W. G. Mac Callum, Filadelfia 1940; di J. M. Beattie e W. E. C. Dickson, Londra 1943; di W. Boyd, Londra 1943; di R. A. Moore, Filadelfia 1944; di E. T. Bell, Filadelfia 1946; di J. Firket, Parigi-Liegi 1947.
Principali periodici: Archivio italiano di anatomia e istologia patologica, Bologna; Pathologica, Genova; Archivio de Vecchi, Firenze; Annali di biologia normale e patologica, Milano; Rivista di anatomia patologica e di oncologia, Parma; Virchows Archiv für path. Anat. u. Physiol., Berlino; Beiträge zur pathol. Anat., Jena; Frankfurter Zeitschrift für Pathol., Monaco; Zentralbl. für allg. Pathol. u. pathol. Anat., Jena; Annales d'anat. pathol., Parigi; Acta pathol. et microbiol. scandinavica, Copenaghen; Journ. of Pathol. and Bacteriology, Londra; American Journ. of Pathology, Ann Arbor; Archives of Pathology, Chicago; Japanese Journ. of Med. Sc. (Pathology), Tōkyō.