ANAZARBOS (᾿Ανάζαρβος, odierna Anavarza)
Città della Cilicia Pedias, sul fiume Pyramos, computò la sua èra dal 19 a. C. quando, in onore di Augusto, assunse il nome di Caesarea, che però abbandonò più tardi. Godette dapprima di una certa autonomia, ma sotto Claudio, forse, passò direttamente sotto l'Impero. Distrutta due volte dai terremoti, fu riedificata da Giustiniano, onde il nome di Iustinianopolis. Numerosi i resti archeologici di A., che, tuttavia, non sono stati fatti oggetto di scavi sistematici: un anfiteatro (le cui ellissi misurano rispettivamente m 62 e 83 di diametro); uno stadio (m 410 × 64); un teatro in cui sono stati rinvenuti sarcofagi; le mura, in complesso in buono stato, con un arco trionfale a tre fornici, un acquedotto a N della città, di cui 21 arcate erano ancora in piedi nel 1950 ma rovinarono poco dopo; diverse chiese bizantine; numerose le iscrizioni greche, di cui una raccolta è nello studio del Gough (v. bibliografia).
Sulle monete di A. è raffigurata la Tyche della città con grano e cornucopia; in altre monete è la Tyche seduta che regge le statuette delle tre eparchie. Su una moneta di Antonino Pio appare una testa velata e turrita, su una moneta di Caracalla appare invece una figura femminile rappresentante il Koinoboùlion della città; su una moneta di Alessandro Severo troviamo una dea con kàlathos e bipenne, sul dorso di un toro.
Bibl: G. Hirschfeld, in Pauly-Wissowa, I, c. 2101, s. v. Anazarba; M. Gough, Anazarbus, in Anatolian Studies, II, 1952, pp. 85-150. Per la parte iconografica vedi: J. Babelon, Invent. de la Coll. Waddington, Parigi 1898, pp. 226-231; Cat. Greek Coins in the British Museum, Lycaonia, Isauria, Cilicia, p. 31; F. Imhoof-Blumer, Kleinasiat. Münzen, II, Cilicia, pp. 422-494; monete imperiali romane: The Weber Collection, III, parte II, p. 619, tav. 279, nn. 7500, 5701, 5702; P. Verzone, in Palladio, VII, 1957, p. 3 ss.