ancidere
Verbo della tradizione poetica, preferito alla forma ‛ uccidere ' nella Commedia - in cui solo due volte si incontra la seconda forma - e altrove, sempre in verso, con precisa e consapevole funzione stilistica: ciò che appare evidentissimo in due luoghi della Vita Nuova (XIV e XV) in cui si trova usato a. nei sonetti e ‛ uccidere ' nel preambolo e nel commento in prosa di questi. Nessuna differenza di significato vi era comunque tra le due forme, ed è da ritenere che già il latino classico avesse una forma ancidere come aveva il participio ancisus (cfr. Parodi, Lingua 275).
Nel significato proprio di " privare della vita ", il verbo è usato frequentemente nella Commedia: in forma attiva, in Pg XIV 62 poscia li ancide come antica belva; XIV 133 Anciderammi qualunque m'apprende, con enclisi della particella pronominale in conformità alla legge Tobler-Mussafia; XV 107 vidi genti... / con pietre un giovinetto ancider; e ancora XVI 12, XX 115, Rime LXXXVIII 5. Due volte è usato in forma passiva: Pg XX 90 Veggiolo... / tra vivi ladroni esser anciso; Pd XVII 32 pria che fosse anciso / l'Agnel di Dio che le peccata tolle. Due volte ancora, sempre nella Commedia, è usato in forma riflessiva: If V 61 L'altra è colei [Didone] che s'ancise amorosa; Pg XVII 37 Ancisa t'hai per non perder Lavina; / or m'hai perduta!, in cui la costruzione con ‛ avere ' è evidentemente in rapporto al m'hai perduta del verso seguente. Valore più intenso ha in Pg XXXIII 44 un cinquecento diece e cinque, / messo di Dio, anciderà la fuia / con quel gigante che con lei delinque, dove il verbo significa piuttosto " distruggere ", " annientare ". In tutti gli altri luoghi, fuori della Commedia, in cui è usato (Vn XIV 12 10 Amor... fere tra' miei spiriti paurosi, / e quale ancide, e qual pinge di fore; XV 6 12; Rime LIX 5 La sua vertute... ancide sanz'ira; CIII 9, 36 [E' m'ha percosso in terra, e stammi sopra con quella spada ond'elli ancise Dido, / Amore], e 75; CXVI 45; Rime dubbie III 2, XIII 14; Cv II Voi che 'ntendendo 37, ripreso in IX 8 e XV 8), il soggetto, grammaticale o logico, espresso o tacito del verbo è sempre Amore, che ferisce lo spirito, abbatte, svigorisce.
Il verbo a. è anche offerto da due varianti, in Rime LVIII 7 Col tuo parlar ch'ancide (Moore), e in Rime dubbie X 3 irata sì, che ancide [accende nell'ediz. del '21] e caccia via.