ANCOBER
. Città dello Scioa, a circa 9° 34' lat. N. e 39°41' long. E., e a 2760 m. di altitudine, sul versante occidentale della dorsale che forma il limite orientale dell'Abissinia; le acque provenienti da questa dorsale si versano ad est nell'Hawash, mentre a NO. tributano all'Abai per mezzo del Giammà. Della città si ha menzione sin dal sec. XIV, ma la sua fortuna data dal sec. XVIII, quando essa divenne la capitale dello Scioa. Fu la residenza favorita di re Sahla Sellasié di cui resta la tomba. Era già un mercato importantissimo, e il vicino posto di Aliù ambá, ove i trasporti a camello si scambiavano con quelli a muletto, vide per secoli passare tutto il traffico fra Zeila e il sud dell'Abissinia.
Ad Ancober fu incoronato re dello Scioa, nel 1866, Menelic, che vi si era ricoverato fuggendo dalla corte di re Teodoro; ma poco dopo egli stesso trasferì la capitale a Entotto. Questo trasferimento, e più tardi l'apertura della ferrovia di Gibuti, spostando verso S. il centro economico dello Scioa, hanno assai danneggiata la città.
Oggi Ancober è un modesto centro di forse 5000 ab.; l'antica residenza (ghebi) del re, su un'altura isolata, e la grande piazza d'armi attestano tuttora la sua passata importanza. Alcune miniere di ferro dei dintorni alimentano una piccola industria metallurgica.
Ad Ancober fu internato e trattenuto fino alla morte ras Mangascià, figlio di re Giovanni, dopo che Menelic l'ebbe attratto nello Scioa e fatto atrestare.
Poco lontano, a N., è il poggio di Let Marefià, che Menelic aveva concesso alla Società geografica italiana e dove è sepolto il marchese Orazio Antinori, ivi morto il 27 agosto 1882.