Vedi ANCONA dell'anno: 1958 - 1973 - 1994
ANCONA (v. vol. I, p. 354 e s 1970, p. 57)
Età preistorica. - I ritrovamenti di Piazza E. Malatesta hanno accertato che l'abitato protovillanoviano del colle dei Cappuccini, considerato la più antica testimonianza archeologica relativa all'origine di Α., era stato, invece, preceduto da uno stanziamento dell'Età del Bronzo Antico. Su un'estesa area delle pendici SO del Cardeto sono stati messi in luce diversi resti di capanne.
L'industria ceramica è rappresentata da fuseruole, pesi da telaio e soprattutto da tazze, ciotole, bicchieri e scodelloni, molti dei quali con una peculiare decorazione a squame che, per essere associata con anse di tipo Polada, deve essere datata all'inizio dell'antica Età del Bronzo.
L'industria litica, modestamente documentata, è rappresentata da cuspidi di frecce, raschiatoi e lamelle di selce. Scarsamente documentata è l'industria in osso.
Un secondo insediamento preistorico, ascrivibile al Bronzo Recente e Finale, è stato individuato sulla collina del Montagnolo che delimita, a S, la rada su cui si affaccia Ancona. Tra i materiali rinvenuti si segnalano alcuni frammenti di ceramica micenea che attestano qualche rapporto con i traffici micenei nell'Adriatico. Non a caso ad A. l'antica tradizione erudita ricorda l'esistenza di un luogo di culto dedicato all'eroe greco Diomede.
Età protostorica. - Nel tratto a monte di Via Cardeto e a Piazza Malatesta, nell'area stessa del predetto abitato preistorico, sono state messe in luce, divise in varî gruppi, oltre 50 sepolture relative a una necropoli che costituisce il prolungamento verso NO del sepolcreto piceno del Cardeto, scoperto agli inizî di questo secolo. Nell'ambito di questo sepolcreto, con tombe a inumazione in fosse terragne, si è rivelata di eccezionale importanza la scoperta di tre tombe a incinerazione entro ossuari fittili coperti da ciotole che, in due casi, trovano puntuali confronti con esemplari simili di IX sec. a.C. provenienti da due sepolture della necropoli picena di Numana. I materiali delle associazioni funerarie costituite da oggetti di bronzo (spilloni, rasoi, coltelli, fibule e armille), da ornamenti di ambra, di pasta vitrea e di osso e da pochi oggetti di terracotta (kòthones e fuseruole), databili al Piceno I e soprattutto al Piceno II, confermano sostanzialmente quanto di questa facies culturale era già noto sulla base dei vecchi ritrovamenti.
Permane il vuoto di testimonianze relative all'epoca orientalizzante, mentre per l'età arcaica la lacuna è stata parzialmente colmata dalla scoperta in Via Goito di materiali sporadici databili tra VI e V sec. a.C., tra i quali si segnala, accanto ad altri frammenti di ceramica attica figurata, una kylix a figure rosse del Pittore del Pithos che si annovera tra i più antichi apporti attici rinvenuti in area picena.
V e IV sec. a.C. - Materiali piceni, uniti a oggetti fittili di importazione greca di V e IV sec. a.C., sono stati restituiti da un abitato protostorico individuato sulla collina del Montagnolo, non lontano dall'insediamento preistorico. Non è da escludere, come è già stato ipotizzato (Lollini, 1985), che il Montagnolo possa essere stato la sede più adatta a ospitare lo stanziamento siracusano.
In base a una recente indagine (Bacchielli, 1983) i resti architettonici messi in luce sotto la Cattedrale di S. Ciriaco potrebbero appartenere a un tempio greco che i Siracusani avrebbero innalzato sulla sommità del Guasco in onore di Afrodite negli anni tra il 380 e il 370 a.C. Secondo questa ipotesi ricostruttiva, che modifica quella in precedenza prospettata (tempio ellenistico-italico, orientato verso NO, perípteros sine postico, esastilo con nove colonne sui lati lunghi e con una sola cella divisa in tre navate da due file di colonne) si tratterebbe invece di un tempio greco, orientato verso SE, esastilo con dieci colonne sui lati lunghi e con una cella preceduta da un pronao, ma senza opistodomo.
Per le ricerche sul terreno e per gli studi futuri che dovranno provare la validità di questa nuova e interessante lettura può essere di qualche utilità ricordare il ritrovamento, nell'area del campanile della cattedrale romanica, di una statuetta bronzea greco-romana, forse di Posidone, derivata da un originale di IV sec. a.C. attribuito a Lisippo.
Età tardo-repubblicana e augustea. - Le nuove scoperte nell'abitato e nelle necropoli di età ellenistico-romana hanno sostanzialmente confermato che Α., civitas foederata di Roma, mantenne a lungo la fisionomia di città greca per lingua e per cultura.
Resti di lussuose ville suburbane di età tardo repubblicana e augustea con mosaici e pareti affrescate sono stati individuati, e parzialmente messi in luce (Via Carducci, Corso Mazzini e Via Menicucci), attestando il particolare sviluppo urbanistico conosciuto da A. in questa epoca.
A questa stessa epoca risale la costruzione dell'anfiteatro, posto sulla sella tra i colli Guasco e Cappuccini e sorto su un isolato e una strada lastricata di III sec. a.C., di cui scavi recenti hanno messo in luce un breve tratto in Via Pio II. Gli ultimi scavi oltre a precisare le dimensioni dell'anfiteatro, con asse maggiore di m 93 e asse minore di m 74, hanno messo in luce, nel suo settore N, il podio, alto m 2,65, nonché tratti delle gradinate.
Per quanto riguarda le necropoli che si estendevano, occupando in parte le stesse aree del sepolcreto piceno, sulle pendici meridionali del Cardeto, ai lati delle attuali Via Matteotti e Corso Amendola, che ricalcano il tracciato di un'antica strada che univa A. a Numana, sono stati rinvenuti, in tempi diversi, numerosi gruppi di sepolture, databili tra il II sec. a.C. e il I sec. d.C., tra le quali si segnala una deposizione con corona d'oro.
Lungo Via Matteotti è degna di nota la presenza di un gruppo di sepolture monumentali di cui sono conservate solo le fondazioni. All'interno di una di queste fondazioni è stato rinvenuto il sepulcrum, costituito da un'urna fittile, con ossa combuste, immersa in uno strato di cenere contenente numerosi frammenti bruciati di ossi, anche figurati, relativi a un probabile letto funebre. La tipologia dell'urna, gli unguentarî fittili, che costituiscono il corredo, e i frammenti di ossi datano la sepoltura in età giulio-claudia. All'età augustea si data un'altra sepoltura monumentale, del tipo a recinto, in cui è stata usata come urna cineraria una stupenda situla marmorea con gli attacchi dell'ansa costituiti da maschere dionisiache. Del tipo, che compare anche su affreschi pompeiani, sono note repliche e varianti in porfido, terracotta e soprattutto in bronzo, anche in versioni miniaturizzate; esso deriva da un archetipo, forse in metallo prezioso, custodito in un santuario dell'Egitto. A questo proposito può avere la sua importanza ricordare un'iscrizione latina forse di età augustea, reimpiegata nella pavimentazione della cattedrale di Α., in cui un anonimo prefetto d'Egitto ricorda di aver costruito o ricostruito un edificio, forse identificabile con il Tempio stesso di Afrodite.
Nella costruzione di un'altra tomba monumentale è stata reimpiegata una stele di pietra calcarea con donna stante ammantata, giovinetta e iscrizione greca, databile alla fine del II sec. a.C., che attesta una produzione artistica locale.
I-III sec. d.C. - I più recenti ritrovamenti hanno confermato che nel II sec. d.C. A. conobbe un nuovo, importante sviluppo urbanistico. Oltre all'ampliamento e al miglioramento del porto, voluti da Traiano, in questa epoca vengono realizzati i magazzini portuali e alcune cisterne, mentre nell'anfiteatro vengono eseguiti lavori di consolidamento e di ampliamento. La città romana si espande occupando anche la collina dell'Astagno, dove resti murari, non facilmente leggibili, sono stati messi in luce in Via Podesti e in Via Barilari.
Al III-IV sec. d.C. si data un mosaico pavimentale con testa di Oceano relativo a una domus individuata in Corso Mazzini. A Piazza Stamira sono tuttora in corso scavi archeologici (1988) che, oltre a una vasta area cimiteriale di VI-VII sec. d.C., hanno individuato diverse strutture murarie pertinenti forse a un complesso destinato ad attività artigianali.
Età paleocristiana e tardoantica. - Oltre alla già nota Basilica di S. Lorenzo, sorta sulle rovine del precedente Tempio di Afrodite e alle costruzioni di destinazione funeraria e forse anche episcopale messe in luce sotto la chiesa di S. Maria della Piazza, con fasi accertate di IV, VI e IX sec., sono state individuate nuove aree cimiteriali piuttosto estese, gravitanti intorno ad alcune basiliche. In Via Menicucci, a un livello superiore rispetto ai resti della domus tardo repubblicana, è stato messo in luce un complesso basilicale di VI sec. da cui provengono anche frammenti di mosaici per i quali è possibile trovare confronti a Grado e nell'area dell'alto Adriatico.
Molti indizî depongono a favore dell'identificazione di questa basilica a tre navate e monoabsidata, sorta nelle vicinanze dell'oratorio di Flavio Evenzio e di un'area cimiteriale (Via Marsala), con la chiesa di S. Stefano, ricordata da S. Agostino e da S. Gregorio Magno.
Bibl.: In generale: L. Massei, G. Traina, in BTCGI, III, 1984, pp. 232242, s.v., con bibl. precedente.
Topografia e monumenti: L Bacchielli, Il tempio greco sull'acropoli di Ancona, in Ficus, III, 1983 (1986), pp. 219-223; S. Sebastiani, Sulle fasi urbane di Ancona antica, in ArchCl, XXXV, 1983 (1986), pp. 287-296. Scavi: M. C. Profumo, Notizie scavi e lavori sul campo, in AMediev, IX, 1982, pp. 427 (anfiteatro e area archeologica di Via Carducci), 434 (Via Menicucci); U. Moscatelli, Schede per località, in Ficus, III, 1983 (1984), pp. 270-288, s.v., con bibl. prec.; M. Landolfi, Scavi e scoperte, in StEtr, LI, 1983 (1985), pp. 463-466 (stanziamento preistorico di Piazza Malatesta, necropoli protostorica di Piazza Malatesta e necropoli ellenistico-romana di Via Cardeto e Via Matteotti); G. Baidelli, ibid., pp. 466-468 (necropoli protostorica di Via Villarey); R. Virzi Hägglund, Recenti scoperte nelle province di Ancona e Macerata, in Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Marche, LXXXIXXCI, 1984-1986 (1987), pp. 349-351 (strada ellenistica presso l'anfiteatro); M. C. Profumo, Rinvenimenti archeologici paleocristiani e altomedioevali nelle Marche, in Atti del VI Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana, Pesaro-Ancona 1983, Ancona 1985, pp. 590-594 (aree archeologiche di Via Menicucci, Corso Mazzini e Via Carducci); L. Bacchielli, Domus Veneris quam Dorica sustinet Ancon, in ArchCl, XXXVII, 1985 (1988), pp. 106-137, tavv. X-XVIII; M. Landolfi, Scavi e scoperte, in StEtr, LIV, 1986 (1988) pp. 391-394 (insediamento preistorico e necropoli protostorica di Piazza Malatesta); id., in FA, XXXIV-XXXV, 1987, pp. 522-523, n. 6706 (necropoli picena di Piazza Malatesta), n. 6707 (necropoli ellenistico-romana); M. C. Profumo, Topografia cristiana di Ancona. Breve nota, in Actes du XIe Congrès International d'Archéologie Chrétienne, Lyon 1986, Roma 1989, pp. 285-297; M. Landolfi, Ancona-Piazza Malatesta-Via Matteotti Area di Necropoli ellenistico-romana, in BA, 1990, pp. 135-138; M. C. Profumo, Piazza Stamira Area archeologica romana e paleocristiana, ibid., pp. 138-140; P. Quiri, Via Birarelli. Lo scavo dell'anfiteatro e le «casette», ibid., pp. 141-142.
Rinvenimenti sottomarini: G. Baidelli, Quattro ancore forate dal porto di Ancona, in Archeologia subacquea, III (Supplemento al BdA, XXXVII-XXXVIII, 1986), Roma 1987, pp. 49-52, M. C. Profumo, Rinvenimenti sottomarini lungo la costa marchigiana, ibid., pp. 43-45 (zona sottomarina di interesse archeologico in località Torrette e ritrovamenti dall'area del porto).
Materiali varî: M. Comstock, C. Vermeule, Greek Etruscan and Roman Bronzes in the Museum of Fine Arts, Boston, New York 1971, p. 112 s., n. 199 (statuette di Posidone); D. G. Lollini, Montagnola (Ancona), in Atti del XXII Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1982, Napoli 1985, p. 206 s. (frammento di ceramica micenea); M. Landolfi, P. Quiri, in Capolavori e restauri (cat.), Firenze 1986, pp. 250-252 (phiâle mesòmphalos e coppa in argento della necropoli ellenistico-romana). S. Faust, Fulcra, figürlicher und ornamentaler Schmuck an antiken Betten, in RM, XXX, 1989, pp. 87, fig. 5, 156-157.
Epigrafia: L. Gasperini, Spigolature epigrafiche marchigiane, in Ficus, I, 1981 (1982), pp. 41-44; S. M. Marengo, Bibliografia epigrafica delle Marche (19701985), in Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Macerata, XIX, 1986, pp. 524-544.
(M Landolfi)