Vedi ANCONA dell'anno: 1958 - 1973 - 1994
ANCONA (᾿Αγκών, Ancüna; demotico, Anconitanus)
Città portuale sull'Adriatico, nella regione V augustea a S-E dell'Aesis, sulle pendici occidentali del promontorio del Conero che forma, sul mare una notevole curva a forma di gomito (da cui il nome, di formazione greca).
Già sede di un abitato protovillanoviano con tracce di vita umana di età anteriore, risulta intensamente occupata da popolazioni picene sin dalla prima Età del Ferro, come testimoniano gli estesi insediamenti messi in luce sui colli dei Cappuccini e del Guasco, oltre alle tombe rinvenute sulle pendici meridionali del Cardeto. Frequentata dai Greci anteriormente all'occupazione siracusana del IV sec., come prova anche la notizia di un culto reso a Diomede che avrebbe avuto il suo tempio in questa città; da quel secolo in poi ci assistono le documentazioni letterarie, oltre alle archeologiche. Colonia siracusana, A. batteva moneta propria, ma l'autonomia durò appena un secolo, perché, pur non prendendo parte alla sollevazione dei Piceni, A. dovette, nel 268 a. C., come i più sono concordi ad ammettere, seguire le sorti del resto della regione, conquistata dai Romani dopo la battaglia di Sentino. Nel 184 a. C. furono istituiti ad A. duumviri navali della flotta dell'alto e basso Adriatico nella guerra contro gli Illiri; nell'84 Cinna vi allestì una flotta per la guerra contro Silla. Fu dedotta nell'ager Anconitanus una colonia romana latina in esecuzione della legge agraria di Ti. Gracco del 133 a. C. Durante la guerra civile, Cesare occupò A. nel gennaio del 49 a. C. e dopo la sua morte ne prese possesso Ventidio Basso in nome di Antonio (43 a. C.). Come conseguenza, dopo la battaglia di Filippi (42 a. C.) vi furono mandate due legioni veterane di Cesare, che erano state agli ordini di Antonio. Dopo la battaglia di Azio, A. fu sottoposta ad una nuova deduzione triumvirale e, come tale, fu iscritta alla tribù Lemonia. Ebbe commerci fiorenti con il bacino del Mediterraneo sin dall'età ellenistica, come è dimostrato dai ricchi e vari corredi della necropoli, e per tutta la durata dell'Impero fu una piazza di primo ordine per il commercio italico-illirico. Esercitò l'industria della porpora, per cui si acquistò larga rinomanza, ed il commercio del vino, prodotto del suo territorio interno, molto lodato dagli antichi scrittori.
In seguito alla maggiore importanza assunta da A. in conseguenza delle guerre daciche, Traiano provvide a costruire, ad O di quello greco, resosi ormai inservibile, un nuovo porto, protetto da un molo artificiale lungo circa m 300, per cui dal Senato e dal popolo romano gli fu eretto, nel 115, un arco onorario a pubblica riconoscenza. Scarse sono le notizie per il periodo tardo-imperiale. Assegnata al Picenum Suburbicarium, alla fine dell' Impero d'Occidente A. rimase sotto la protezione di quello d'Oriente, ma scese all'importanza di un castello nel generale ristagno commerciale. Ebbe parte molto notevole nella guerra tra Goti e Bizantini (535-552), allorché divenne, con la vittoria di questi ultimi, una delle principali città dell'esarcato di Ravenna, entrando a far parte della Pentapoli marittima.
L'ordinamento amministrativo della colonia ci risulta attraverso le epigrafi. Vi sono ricordati: plebs et decuriones; duoviri, aediles et quaestores; tra i patroni della colonia figurano un L. Petronius Sabinus e un M. Aurelius Consius Quartus lunior.
Presto fu introdotto ad A. il cristianesimo, come è provato dalla memoria di S. Stefano, ricordata da S. Agostino nel 425 d. C. e da altre documentazioni archeologiche, quali l'oratorio o cubicolo sepolcrale del veterano Flavio Evinzio del IV sec. d. C. e le basiliche paleocristiane sotto la chiesa di S. Maria della Piazza e sotto la cattedrale di S. Ciriaco del V-VI sec. d. C.
La città greca si sviluppò sulle pendici occidentali del Guasco, sulla cui sommità era l'acropoli cinta, alla base, da mura pseudo-isodome di conci di tufo, di cui restano alcuni avanzi, e sormontata dal tempio di Venere Euplea, ricordato da Catullo e da Giovenale e del quale sono tornate alla luce, dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, sotto l'attuale chiesa di S. Ciriaco, poderose sostruzioni in opera quadrata di tufo di m 32 × 18. Il perimetro della città romana dalla parte del mare era limitato dalla linea che segue l'attuale via Saffi, presso la quale è tornato in luce un bel tratto di mura in opera quadrata di tufo; dalla parte di terra non ci è noto. È probabile però che seguisse il percorso di via Fanti, via Bernabei e della ex via della Catena, essendosi rinvenute tombe esternamente a queste vie. Entro e fuori del perimetro frequenti sono i ritrovamenti archeologici di resti di edifici, pavimenti a mosaico e di frammenti scultorei ed architettonici. Si ricordano, in particolare, i cospicui resti di magazzini portuali venuti in luce lungo la via Saffi, lambita in antico dal mare; gli avanzi di un edificio termale in via G. Ferretti; i resti di una domus con ninfeo, decorato alle pareti con affreschi del 2° stile, che sono stati distaccati, tra le vie Fanti e dell'Ospedale; una grande base di colonna in marmo di probabile tempio, trovata in situ sotto il palazzo episcopale, in prossimità del Foro, che occupava all'incirca l'area dell'attuale Piazza del Senato; la cisterna romana sulla via panoramica del Duomo. La necropoli ellenistica e romana si estendeva ai due lati delle vie Matteotti ed Amendola, corrispondenti all'antica via consolare Flaminia che giungeva ad Ancona da Nuceria, attraverso Potentia e Numana. Rimangono tuttora, superbe testimonianze dell'età romana, lo splendido arco di Traiano e l'anfiteatro (m 111 × 97), che, costruito sotto Augusto, subì notevoli consolidamenti in età adrianea, giungendo sino a noi molto ben conservato, benché in gran parte ancora nascosto sotto moderne costruzioni.
Bibl: C. I. L., IX, p. 572, nn. 5890-5934; C. Hülsen, in Pauly-Wissowa, I, cc. 2114-115, s. v.; E. De Ruggiero, Diz., s. v.; N. Alfieri, Topografia antica di A., in Atti e Memorie Dep. St. patr., 1938, S. V., vol. II; id., A. nell'antichità, in Burattini-Traglia, Guida generale delle Marche, Ancona 1952; M. Moretti, A., Roma 1945; D. Lollini, L'abitato preistorico e protostorico di A., in Bollettino di Paletnologia Italiana, n. s., X, 1956, pp. 237-262.