ANCONETANO (o, in forma popolare, Agontano)
È il nome assunto dalla moneta emessa dal comune di Ancona. Il primo ricordo di essa nei documenti è del 1170: si trattava allora soltanto del denaro, detto in seguito anconetano piccolo, 240a parte di una lira, che aveva l'intrinseco di argento di grammi 36,63. In seguito, venne emesso il denaro grosso equivalente a 12 piccoli, ossia a un soldo di lira; il tipo di ambedue era semplicissimo, una croce a braccia uguali al D, con la leggenda De Ancona, e al R il nome del protettore della città: SCS o PPS Quiriacus, con le ultime tre lettere disposte a triangolo nel campo. Questo tipo era comune con la zecca arcivescovile di Ravenna, in forza di convenzioni, di una delle quali (1249) abbiamo memoria documentata; e fu adottato anche dalla zecca pontificia della Marca. Sul cadere del sec. XIII, per il continuo accrescersi del valore dell'argento, venne creata una moneta più grossa, del valore di due soldi, la quale, conservando al D il tipo della croce con la leggenda De Ancona, ebbe al R la figura di S. Ciriaco, in piedi, benedicente e vestito alla greca, con la scritta PPS Quiriacus. Questa bella e ottima moneta (era alla bontà di once 11 e den. 19 per libbra, 982/1000), alla quale rimase più specialmente e per più lungo tempo il nome di Agontano, ebbe corso larghissimo in Italia e fuori, e fu per questo imitata pedissequamente in Ascoli, Atri, Bologna, Camerino, Chieti, Civitaducale, Massa, Ravenna, Rimini, Volterra, e da molte altre zecche con maggiori o minori variazioni. Con l'andare del tempo, tanto il denaro, quanto questo secondo grosso agontano (poiché il primo era andato totalmente in disuso), subirono varie modificazioni nella bontà e nel peso e andarono sempre più avvicinandosi e uniformandosi alle monete pontificie, con le quali si confusero nei primi decennî del sec. XVI, quando il nome di agontano veniva dato a un grosso dello stesso valore di quello papale, avente da un lato S. Ciriaco in abiti vescovili latini, e dall'altro il cavaliere armato, stemma del comune di Ancona.
Dell'anconetano d'oro o ducato si ha memoria in documenti del sec. XIV, ma non se ne conosce alcun esemplare di tale epoca: quelli noti e il doppio ducato appartengono agli ultimi anni del sec. XV e ai primi del XVI.
Bibl.: Balducci Pegolotti, Pratica della mercatura, Lisbona (Lucca), 1766; G. Castellani, Numismatica marchigiana, Fano 1927; G. Garampi, Saggi di osservazioni sul valore delle monete pontificie, opera incompleta (Roma 1766); E. Martinori, La moneta, Roma 1915; G. A. Zanetti, Nuova raccolta, ecc., V, Bologna 1789.