andare
. Lo ‛ spettro d'azione ' dantesco del verbo è esaurientemente documentato, per quanto riguarda la lingua antica, dalle sue 600 occorrenze, ricche di valori semantici e varie nelle forme e nei costrutti.
La morfologia presenta, nel presente indicativo e congiuntivo, la stessa alternanza di forme, risalenti alcune al tema and- e altre al tema vad-, che si è poi stabilizzata nell'uso; e regolare è la successione delle forme piene e di quelle sincopate: vado o vo (più propria del fiorentino la seconda), vai o va', va, andiamo, andate, vanno per il pres. indic., dov'è però da rilevare anche un eccezionale vonno (di provenienza toscana meridionale e umbra) per la III plur. in Pd XXVIII 103, in rima con ponno e terminonno; nel passato remoto è da ricordare andar; non riguarda in particolare questo verbo l'oscillazione tra vadi (più frequente) e vade (con un solo esempio, in Vn XII 10 2) nella II del pres. cong., ma interessa, sempre in II pers., l'andi di If IV 33 Or vo' che sappi, innanzi che più andi. Per il futuro, va notata la netta prevalenza delle forme sincopate (andrò, andrai, ecc.) su quelle piene, più antiche; prevalenza che nel condizionale diventa esclusiva, non presentandosi questo modo che con forme sincopate.
Nell'accezione fondamentale di " muoversi " da un luogo a un altro, " spostarsi ", di persone, animali, veicoli, cose, pensieri e parole, sguardi, nel senso proprio e nel figurato, sovente con riferimento al modo di muoversi, sono comprese varie connotazioni: " camminare ", in Vn XL 9 1 Deh peregrini che pensosi andate; Rime LII 4 un vasel, ch'ad ogni vento / per mare andasse, dove, naturalmente, equivale a " navigare "; If V 74 volontieri / parlerei a quei due che 'nsieme vanno (cioè vanno per l'aerea; v. oltre); Pg I 118 Noi andavam per lo solingo piano; Pd XXI 134 Cuopron d'i manti loro i palafreni, sì che due bestie van sott'una pelle; Detto 233 E quando va per via / ciascun di lei ha 'nvia / per l'andatura gente; e si possono ancora citare, tra gli altri numerosi esempi, Vn VIII 8 5, XII 11 5 e 8, XIX 9 32, XXII 9 8, XL 2; Cv I XI 4 (due esempi, il primo in senso proprio, l'altro in quello figurato), XI 21, IV Le dolci rime 40 (ripreso in VII 10), I 9, XII 15; If X 59, XII 73, XIV 24, XV 44 e 45, XXIII 3 e 90, XXIV 64, XXVIII 131, XXIX 70, XXXII 20 e 88, Pg II 12, III 54, VI 49, XI 26, XII 127, XIII 52, dove equivale a " esserci ", " vivere " (come in Fiore CXII 1), XV 139, XXIX 7 e 39, XX 16, XXI 19, XXII 67, XXIV 144, XXVI 100, XXVII 98, Pd IX 50, XXIV 39; Detto 456; " passeggiare ", in Cv IV VI 15 cominciò a disputare andando in qua e in lae; Pg XXVII 138 seder ti puoi e puoi andar tra elli, tra l'erbetta e fiori, come Lia; " recarsi ", " dirigersi ", " essere rivolti " verso la persona o il luogo espressi dal complemento: Vn XL 6 in modo stretto non s'intende peregrino se non chi va verso la casa di sa' Jacopo o riede; Cv I VIII 14 Atto libero è quando una persona va volentieri ad alcuna parte; If III 1-3 Per me si va ne la città dolente, / per me si va ne l'etterno dolore, / per me si va tra la perduta gente; XXXI 137 Qual pare a riguardar la Carisenda / sotto 'l chinato, quando un nuvol vada / sovr'essa sì, ched ella incontro penda; Pg III 115 ti priego che, quando tu riedi, / vadi a mia bella figlia; VII 124 Anche al nasuto vanno mie parole; XI 41 mostrate da qual mano inver' la scala / si va più corto; Pd II 124 Riguarda bene omai sì com'io vado / per questo loco al vero che disiri; IX 137 non vanno i lor pensieri a Nazarette; Fiore LXXII 9 E dalle spazio di poter andare / colà dove le piace per la villa; così in Vn VII 1, XII 16 (tre volte) XV 7, XL 7 (cinque volte), XLI 3; Rime XLVIII 20, LXVIII 45, XCI 98, CVI 65, CXVI 40 va co' suoi piedi; Cv I III 4, VIII 14 (tre volte), II VII 7, XI 6, XII 7, III X 8, IV VII 7 (quattro volte), XII 19 (due volte), XXII 15, XXVII 7 (due volte); If II 15 e 28, V 14, XVII 45, XVIII 32 e 33, XXI 76 e 128, XXVI 57, XXX 109, XXXII 73, Pg III 65, VIII 85, IX 90, XV 9, XX 129; Fiore XIX 2, LI 2, LV 10, LXII 5, LXX 9 e 14, LXXXVIII 5, CXXXIII 8, CLXVI 6, CLXXXVIII 1, CLXXXIX 2, CCXXIV 3, CCXXVIII 5); e anche, sempre con il complemento espresso, " arrivare ", " giungere ", " pervenire " (Rime CII 39 di tutta crudeltate il freddo / le corre al core, ove non va tua luce; anche figurato: If VI 110 Tutto che questa gente maladetta in vera perfezion già mai non vada; Rime CII 18; Cv I VII 9, VIII 8, 14 e 15, II XI 8, Pd XI 30, XIV 12, XXIX 132). È contrapposto a ‛ venire ' in Pg XI 116 La vostra nominanza è color d'erba, / che viene e va, affermazione che ha sapore di proverbio, così come in Pd XXVI 138 l'uso d'i mortali è come fronda / in ramo, che sen va e altra vene, e Fiore CXCII 3 come 'l danaio venia, così si andava; e inoltre If VIII 89, Pg XXVI 46, Pd VIII 18, Fiore XV 6.
Più chiaramente " procedere ", " proseguire ", " avanzare ", è il significato con cui è presente in If IV 103 Così andammo infino a la lumera; XXX 83 S'io fossi pur di tanto ancor leggero / ch'io potessi in cent'anni andare un'oncia; Pg II 90 però m'arresto; ma tu perché vai?; XVI 49 Per montar sù dirittamente vai; XVI 111 l'un con l'altro insieme / per viva forza mal convien che vada; inoltre If VIII 85, XVIII 78, Pg IV 73, Pd XXX 144; e con uso figurato, Cv IV V 10, Pg XVIII 44, Pd XXVIII 56.
In singoli contesti, può assumere il valore di " passare ": Pg XI 140 ma poco tempo andrà; XXIV 141 Quinci si va chi vuol andar per pace; Fiore LXXVI 13 per altra via andrai; CLV 12 la via ond'io dovre' esser andata.
Mantiene l'idea del movimento, ma si arricchisce del concetto di " accompagnarsi con qualcuno " quand'è seguito da complemento di compagnia: Vn XXVI 10 3 quelle [donne] che vanno con lei, con Beatrice; Cv III Amor che ne la mente 40 (ripreso in XIV 9 e 11), VII 11, IV XXIV 14, If XVI 71, XXV 28, XXII 13, Pg XI 78, Fiore CCXXVI 6.
Numerosi sono pure gli esempi dell'uso assoluto, sia nel senso proprio sia nel figurato, come in Rime CXVI 76 O montanina mia canzon, tu vai; Cv I III 10 la Fama vive per esser mobile, e acquista grandezza per andare; If IV 22 Andiam, ché la via lunga ne sospinge; Pg XI 124 Ito è così e va, sanza riposo; Pd XXV 103 come surge e va ed entra in ballo vergine lieta; Fiore CCXXIX 1 Tant'andai, giorno e notte camminando; e ancora Vn XIII 6, Cv IV VII 14, XXX 4, lf II 139, xvil 39, XVIII 40, XX 130, XXI 83, XXIV 60, XXVIII 119 e 120, Pg I 94, II 132, IV 86, V 51, VIII 133, XII 7, XIV 128, XXIV 82, Pd XIII 126, XXIX 110, Fiore XXIV 9, LXII 6, LXXXIII 2.
Nel suo uso assoluto, può assumere il significato di " morire " (cioè " a. per sempre "), come in Fiore CXL 6 po' ch'egli è sì andato; questo stesso significato, ma reso esplicito dal complemento, si ha in Vn XXXI 15 61 poscia / che la mia donna andò nel secol novo.
Vengono usate assai spesso le forme ‛ andarsi ', ‛ andarsene ' (anche ‛ andarne ', in cui l'enclitica ha solo rare volte il valore di pronome o di avverbio: Rime LXVII 51 Vanne, misera, fuor; Fiore XCIII 8 ma nol consigliere' andarne parlando; XCV 9 s'i' volesse, i'n'andre' assa' nomando, e CCXXII 4 per forza le n'andrà cacciando), forme che, oltre a essere adoperate per esprimere con maggior forza e plasticità i significati già considerati (ad esempio in Cv III V 17; If XII 21, Pg XVI 10, XXV 5 come fa l'uom che non s'affigge, / ma vassi a la via sua, che che li appaia), acquistano dall'uso mediale un valore particolarmente pregnante, soprattutto quando il verbo è accompagnato da un complemento predicativo che indica il modo, l'aspetto dell'a.: Vn XXVI 6 5 Ella si va, sentendosi laudare, / benignamente d'umiltà vestuta (si veda anche XXVI 2, e poi Rime dubbie XIII 5); Pg XX 151 così m'andava timido e pensoso (inoltre XXII 8, XXIX 31); mentre il ne di andarsene ' esprime, ma non sempre, il concetto dell'allontanamento, del lasciare un luogo: Vn XXXI 17 76 e tu [si rivolge alla canzone Li occhi dolenti], che se' figliuola di tristizia, / vatten disconsolata a star con elle; Pg XXIV 46 Tu te n'andrai con questo antivedere. Andarsene ', oltre al significato usuale di " a. via ", e quindi anche " dileguarsi ", " scomparire " (per es. in Rime LXVIII 33 poi che 'l corpo sarà consumato, / se n'anderà l'amor che m'ha sì stretto; Cv III VIII 18; Pg IX 63 poi ella [Lucia] e 'l sonno ad una se n'andaro; Pd XVI 74 Se tu riguardi Luni e Orbisaglia / come sono ite, e come se ne vanno / di retro ad esse Chiusi e Sinigaglia), è anche sinonimo accorato di " morire ", in Vn XXXIII 5 6 Anima mia, ché non ten vai ? (inoltre Vn XXII 2 e Rime LXVI 3), o di " consumarsi ", " trascorrere ", detto del tempo, in If II 1 Lo giorno se n'andava; Pg IV 9 vassene 'l tempo e l'uom non se n'avvede (con gli stessi valori anche Rime L 2, If XXIV 3, Pg XI 140) e " tramontare ", detto di astri, in Pg XXVII 61 " Lo sol sen va ", soggiunse, " e vien la sera... ".
Accezioni più circoscritte sono conferite al verbo, nell'uso proprio e in quello figurato, dall'accostamento di avverbi, preposizioni, aggettivi e sostantivi, che, formando locuzioni o espressioni perifrastiche, ne determinano e specificano il significato fondamentale. Così con presso (impresso nel Fiore), vale " accostarsi " (Vn XXIV 4, Fiore XCVII 8), o " seguire " (Fiore LXXIX 8); con vicino (Pg XXX 114), " avvicinarsi "; con lungi (Fiore LXIV 7), " allontanarsi "; è " girare " (If XXX 80 se l'arrabbiate / ombre che vanno intorno dicon vero; Pd XIII 12, XVI 9 lo tempo va dintorno con le force), o " circondare " (Pd VII 138, XXVIII 103), quando è preceduto o seguito da intorno o dintorno; se accompagnato da sopra (o sovra, o di sopra), può significare sia " sormontare ", " sovrastare ", come in If XXI 126 l'altro scheggio / che tutto intero va sovra le tane, sia " superare ", " oltrepassare " (Pd X 48, XXXI 36 quando Laterano / a le cose mortali andò di sopra), sia infine " salire ", come in Pg VIII 127, mentre con sotto significa " tuffarsi ", " immergersi " (If XXII 128). ‛ A. su ' (in su, suso), è sempre " salire ", " risalire " (Vn XLI 4 e 5, If XXI 110, Pg IV 90 quant'om più va sù, e men fa male, 114 e 127, VII 41 e 44, XV 41, XVIII 110, XIX 68, XXII 135), e ‛ a. giù ' (giuso) è sempre " scendere " (Cv IV XV 7, If XVI 133, Pd XXIX 85): talvolta i due avverbi sono messi in contrapposizione, come in Cv IV XV 7 e in Pg IV 90, 92 e 93 Però, quand'ella [la montagna] ti parrà soave / tanto, che sù andar ti fìa leggero / com'a seconda giù andar per nave. In combinazione con davante, dinanzi, innanzi (sia avverbi che preposizioni), si hanno i significati di " avanzare " (If IX 71 [il vento] dinanzi polveroso va superbo), " precedere " (Cv III 8 E in dimostrar questo, sempre lo litterale [senso] dee andare innanzi, IV VII 8, Pg XII 77, XXIII 119 Di quella vita mi volse costui / che mi va innanzi, XXIX 73, XXXIII 107), " proseguire ", " procedere " (Cv I XIII 5 lo quale latino poi mi fu via a più innanzi andare, If XXXI 11, Pg VI 52 " Noi anderem con questo giorno innanzi ", / rispuose, " quanto più potremo ornai... "): quest'ultimo valore si ha anche quando il verbo è accompagnato da diritto (Cv III V 9 andando diritto per tramontana; V 10); o da più, oltre, più oltre (If IV 33, XV 40 Però va oltre; i' ti verrò a' panni, XXI 106, Pg XXIV 120, XXVIII 25 ed ecco più andar mi tolse un rio), mentre ‛ a. dinanzi ' (o ‛ davanti a ' o ‛ da ' qualcuno) equivale a " presentarsi ": Vn XII 10 2 Ballata, i' voi che tu ritrovi Amore, / e con lui vade a madonna davante; Cv II Voi che 'ntendendo 57 se per ventura elli addiviene / che tu dinanzi da persone vadi; Pg I 98. Unito a dietro (dietro a, da), e retro (di retro da) vale " seguire ", o solo al figurato, " imitare " (Cv I XI 9 se una pecora si gittasse da una ripa di mille passi, tutte l'altre l'andrebbero dietro; III XV 9 e 18, IV Le dolci rime 29, III 8, XII 8, If XXIX 16, Pg XVI 10, XXVIII 99, Pd XV 142 - lo stesso valore ha ‛ a. dopo ' in Pg XXVI 16 0 tu che vai, non per esser più tardo, / ma forse reverente, a li altri dopo -, mentre con a retro (Pg XI 15) il verbo diventa sinonimo di " indietreggiare ": Dà oggi a noi la cotidiana manna, / sanza la qual per questo aspro diserto / a retro va chi più di gir s'affanna. In Cv I VII 4 c'è il gioco di contrapposizione di indietro con l'antonimo innanzi: Ciascuna cosa che da perverso ordine procede è laboriosa, e per conseguente è amara e non dolce, sì come dormire lo die e vegghiare la notte, e andare indietro e non innanzi. ‛ A. fuori ' (‛ fuori di ', ‛ fore ') non significa altro che " uscire " (Vv XXXIV 9 7, Rime LXVII 51, Cv III IX 10, Fiore CXXI 9, CXXXIV 4 e 13, CLXV 10). Unito a via, acquista i valori di " allontanarsi " (If XXXII 112, Pg XIV 124, Pd XXI 37, Detto 99: qui nella forma mediale si va via, come in Rime LXVII 37), " fuoruscire " (If XIII 42 Come d'un stizzo verde ch'arso sia / da l'un de' capi, che da l'altro geme / e cigola per vento che va via), " scomparire " (Cv III VIII 18, dove è rafforzato dalla locuzione del tutto).
Restrizioni o dilatazioni di significato può assumere in unione con complementi vari che lo determinano: " allontanarsi ", in Pd XI 128 e quanto le sue pecore remote / e vagabunde più da esso vanno; " cadere ", in Fiore CCXI 4 poco ne fallì d'a terra andare; " volare ", in If XII 96 non è spirto che per l'aere vada; " girare, danzare in tondo ", in Pd XIV 20 quei che vanno a rota; " trapassare ", " trasmettersi ", in Pg VII 117 e se re dopo lui fosse rimaso / lo giovanetto che retro a lui siede, / ben andava il valor di vaso in vaso; Pd XXVI 72 lo splendor che va di gonna in gonna, sino a formare espressioni fraseologiche di immediata comprensione; Rime XCI 29, Cv III XV 8 e 9 (due esempi, entrambi con lo stesso significato di " nuocere a sé stesso "); If XII 57, Pg XXIV 66, Pd XVI 63, Fiore CCXXIX 13, XCIII 14, CIX 2, XCVIII 11, CCXXIX 13.
In un notevole numero di esempi, di cui si citano solo i più significativi, il verbo a., anche con particella pronominale, è collegato al gerundio di altri verbi, mettendone in rilievo la continuità dell'azione (Vn XXXIII 7 16 va chiamando Morte tuttavia; Rime LXVII 29 Innamorata se ne va piangendo; Cv II I 5 Lo terzo senso si chiama morale, e questo è quello che li lettori deono intentamente andare appostando per le scritture; Pg I 71 libertà va cercando; Pd XXXII 116 vieni omai con li occhi sì com'io / andrò parlando (e ancora Vn II 8, XXII 5, XXXI 17 71; Rime CIV 64, Rime dubbie XIII 2, Cv II XII 5, XIV 3, IV XII 16, XIX 2, XXII 16 (due volte), If XXX 33; Pg XXVII 53 e 116, Pd XXIII 68, Fiore XII 5, LIX 14, LXII 11, LXXIV 1, LXXXIX 9, 10, 12 e 14, XC 1, XCIII 1 e 4, XCV 9 e 11), o il suo compiersi graduale (Rime CVI 137 Vedete come conchiudendo vado; If V 89 visitando vai per l'aere perso, XVII 115 Ella [la fera] sen va notando lenta lenta; Pg XVI 24 d'iracundia van solvendo il nodo; così pure XXIII 14), o il suo ripetersi (Pg XIII 30 dietro a noi l'andò reiterando, ripeté l'esempio d'invidia punita, e XIII 131 Ma tu chi se', che nostre condizioni / vai dimandando), o anche, più semplicemente, in qualche caso, la sua attualità (If XXVIII 131 Or vedi la pena molesta / tu che, spirando, vai veggendo i morti). Il più delle volte però il senso di continuità è assai tenue, quasi come se l'a, avesse funzione puramente perifrastica, come in Cv IV XV 15 di quella conclusione vanno transvolando ne l'altra; Pg XXIV 133 Che andate pensando sì voi sol tre?; Fiore CXX 6 tropp'è gran noia l'andar travagliando!, e in numerosi altri esempi.
Seguito da participio passato o aggettivo, il verbo acquista talora funzione copulativa, affine a " essere ", " trovarsi ": tutto che nudo e dipelato vada (If XVI 35); Bellincion Berti vid'io andar cinto / di cuoio e d'osso (Pd XV 112); esempi analoghi in Cv II XIII 11 e 12, If XXX 6, Fiore XCII 9, CLXV 2; mentre nei due passi di Vn XXII 15 9 Lascia piangere noi e triste andare, e Fiore CXXXII 4 dimandò qual'era la cagione / ch'egli andavan sì matti e sì tapini, il verbo conserva ancora in parte l'idea di movimento; cfr. anche Rime LXXXIII 46.
Pure attestati sono i costrutti ‛ a. a ', ‛ a. per ', con l'infinito, indicanti entrambi lo scopo dell'andata: Vn XI 2 Andate a onorare la donna vostra; If XIV 137 là dove vanno l'anime a lavarsi (e ancora Vn XII 1, Rime LXXXIII 54, cxvlI 2, Fiore XXXII 1, XLVIII 7, CVIII 2, CXL 11), e Vn XXXVI 2 io andava per vedere questa pietosa donna; Cv IV XXII 14 Maria Maddalena e Maria Iacobi e Maria Salomè andaro per trovare lo Salvatore al monimento; inoltre Vn XXIII 8, XL 1, Pg V 46, XXIV 96, Fiore XXV 1, CXXIX 14. In Fiore CLXX 11 tutto ciò ch'egli avrà detto a l'una, / sì tosto il va a l'altra ricontare, si osserva l'omissione della preposizione ‛ a ' davanti al verbo retto.
Si incontrano anche esempi in cui il verbo a. è retto all'infinito dai verbi causativi ‛ fare ', che mette in rilievo una costrizione, sia pure blanda ( Vn XXXV 8 14 quello Amore / lo quale mi face andar così piangendo), o anche, con senso attenuato, una facilitazione (If II 70 I' son Beatrice che ti faccio andare; altri esempi in Vn XXVI 11 7, Rime CXVI 34, Rime dubbie XIV 1), e ‛ lasciare ', che esprime un permesso, una concessione, o un disinteressamento (Pg I 82 Lasciane andar per li tuoi sette regni; XXIV 71 l'uom che di trottare è lasso, / lascia andar li compagni.
Attestato è pure l'uso del gerundio, sia in inciso, con valore assoluto e con il suo significato fondamentale (If XXVII 129 e sì vestito, andando, mi rancuro; Pg XII 120 nulla quasi / per me fatica, andando, si riceve; e poi XIII 73, XV 41, XXVI 9), rafforzato anche dall'avverbio ‛ (co)sì ' in If X 124 e poi, così andando, mi disse; Pg VIII 60 sono in prima vita, ancor che l'altra, sì andando, acquisti (inoltre If XXIII 75, Pg III 104), o anche con valore di participio presente, come in Pg XXV 124 vidi spirti per la fiamma andando, e XXVI 135 disparve per lo f oco, / come per l'acqua pesce andando al fondo. Notevole il costrutto latineggiante di Pg V 45 però pur va, e in andando ascolta.
Con valore di sostantivo, indica " l'atto del muoversi ", " il camminare ", in Pg V 11 Perché... / l'andare allenti?; XXIV 1 Né 'l dir l'andar, né l'andar lui più lento facea; XXIX 153 quelle genti degne parvero aver l'andar più interdetto; ma il più delle volte la sostantivazione è molto tenue, sì che l'articolo potrebbe essere sostituito dalla preposizione ‛ di ', come in If IV 64 Non lasciavam l'andar perch'ei dicessi, e Pg IV 117 non m'impedì l'andare a lui, o addirittura soppresso, in quanto il significato dell'infinito è piuttosto " il fatto di muoversi ", come in Vn IX 2 l'andare mi dispiacea; Cv III III 6 l'uomo... per la natura del simplice corpo... naturalmente ama l'andare in giuso; If VII 10 Non è sana cagion l'andare al cupo; Pg XXVI 128 licito ti sia l'andare al chiostro; lf XXI 109, Pg III 77, XXIII 102.
E più chiaramente sostantivo, con l'accezione di " percorso ", " cammino ", in Vn IX 1 avvegna che non tanto fosse lontano lo termine de lo mio andare quanto ella era; IX 9 2 pensoso de l'andar che mi sgradia; If II 120 quella fiera... che del bel monte il corto andar ti tolse; V 22 Non impedir lo suo fatale andare; Pg XXIII 9 l'andar mi facean di nullo costo.
Gli esempi di Pg III 87 pudica in faccia e ne l'andare onesta, e XXIX 129 dal canto di questa [donna] l'altre togliean l'andare e tarde e ratte, indicano " il modo di muoversi ", " l'andatura ".