ANDOLFATI
Famiglia di attori del secolo XVIII e degli inizi del XIX. Bartolomeo, nato a Vicenza intorno al 1725, recitò come "amoroso" nelle compagnie di F. Berti, P. Rossi e G. Medebach, insieme con la moglie Teresa, nata nel 1729 e morta di parto a Parma nel 1768, che fu "prima attrice" e poi, col Medebach, "seconda donna". Bartolomeo, attore esperto sia nelle commedie "all'improvviso", sia in quelle scritte, era ancora sulle scene nel 1780 e recitava nella rnaschera di Pantalone. Figli di Bartolomeo e Teresa, Francesca, Angiola, Pietro, Anna, Antonia e Gaetana furono tutti attori: Francesca recitò a lungo col padre, Angiola fu nella compagnia di G. Grassi, Anna sposò l'attore A. Riva; non si hanno ulteriori notizie su di loro, trame che per Pietro e Gaetana. Pietro, nato a Milano intorno alla metà del secolo, fu attore comico e maestro di recitazione di grande fama. Iniziò gli studi giuridici, ma li abbandonò per assumere il ruolo di "amoroso" nella compagnia di P. Rossi, rimanendovi sino al 1778. Recitò poi a Firenze, sino al 1781, con G. Roffi, quindi formò una propria compagnia che recitava nel teatro fiorentino di via del Cocomero, poi Niccolini, di cui lo stesso Pietro fu direttore sino al 1792. Autore drammatico di mediocre talento, pubblicò a Bologna nel 1779 la tragedia in versi Congiura di Mustafà Bassà di Rodi contro i Cavalieri Maltesi, ovvero le glorie della religione di Malta, la tragedia Elaide, pubblicata a Roma nel 1801, e il Disertore Tedesco. Numerose furono le sue traduzioni e gli adattamenti di testi teatrali francesi e spagnoli, che egli utilizzava per il repertorio della sua compagnia; la maggior parte di queste versioni è raccolta in due volumi dal titolo Le Rappresentazioni teatrali di P. A., Firenze 1791-1792, comprendenti commedie e tragedie di G. Zavala y Zamora, M.-A. Rochon de Chabannes, A. J. Bourlin, L. F. Camella, Ch. F. Weisse (alla Giulietta e Romeo di questo l'A. aggiunse un lieto fine per il pubblico napoletano), P. Calderón de la Barca, J. Marsollier de Vivetières. A questa raccolta, dedicata all'Accademia degli Infuocati, vanno aggiunte le traduzioni di Bianca e Montcassin, di A. V. Amault, Roma 1803, Il portatore d'acqua, di J. N. Boully, Venezia 1804, La moglie gelosa, di P. Desforges e S. B. Choudard, Livorno 1828; infine la traduzione inedita di Mistress Blanford, di autore non indicato, il cui manoscritto del 1820 è conservato nella Biblioteca del Burcardo di Roma. L'A. ridusse anche mediocremente in prosa alcune commedie in versi di Goldoni. Lasciò la direzione del teatro e della compagnia, nella quale recitava anche la moglie Anna, nel 1792, essendo stato chiamato a Milano a dirigere l'Accademia dei filodrammatici. Nel 1820 ritornò però sulle scene, nella compagnia diretta dal figlio Giovanni. Morì tra il 1828 e il 1830.
Gaetana, nata a Venezia nel 1768, e di notevole bellezza e talento, fu attrice assai apprezzata. Recitò sin da bambina facendo le sue prime prove nella compagnia del padre. Sposata ad A. Goldoni, fu "prima attrice" nella compagnia diretta dal marito, sotto il nome del quale fu comunemente conosciuta. Fu nel suo tempo una delle migliori interpreti di Alfieri, di cui recitò con grande successo la Merope, la Sofonisba, l'Ottavia e l'Antigone, ma ottenne i suoi maggiori trionfi nella Semiramide di Voltaire. Dopo la morte del marito, nel 1818, continuò a dirigere la compagnia, dapprima associandosi il nipote P. Riva, figlio della sorella Anna, poi, alla morte del Riva, da sola. Morì nella città di Modena nel 1830.
Giovanni, figlio di Pietro e Anna, fu un famoso "tiranno". Ebbe una sua compagnia che, specialmente nelle commedie goldoniane La moglie saggia, Le tre Zelinde, Pamela nubile, nella Ottavia e nell'Antigone di Alfieri e nel Galeotto Manfredi di Monti, riportò notevoli successi, anche per il buon talento della moglie Natalina, nata nel 1792, che fu "prima attrice" e poi, sebbene molto giovane, "madre nobile", e per il contributo del padre dell'A., ritornato alle scene nel 1820. La compagnia recitò a lungo a Milano, al Teatro della Scala, e a Bologna, all'Arena del Sole e al Teatro del Corso. Le fortune della compagnia non resistettero però alla passione del gioco che ridusse l'A. in estrema miseria. La compagnia dovette essere sciolta nel 1827 e l'A. insieme con la moglie prese a recitare nel complesso di Caterina Internari. In quello stesso anno Natalina, prostrata dagli stenti, morì di tisi. L'A. recitò ancora nella compagnia di N. Medoni nel 1834, insieme con la figlia Annetta.
L'A. morì di lì a poco a Parma.
Bibl.: F. Regli, Dizionario biografico...,Torino 1860, pp. 9-10; L. Rasi: I comici Italiani, Firenze 1897, 1, pp. 41-51; II, pp. 1034-1036; G. Cosentino, L'Arena del Sole, Bologna 1903, pp. 36-37; B. Croce, I teatri di Napoli, Bari 1926, p. 234.