Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Il Principato di Andorra conquista la piena sovranità statale soltanto con la riforma costituzionale del 1993 che stabilisce una forma di governo parlamentare a base democratica, al posto della supremazia politica del vescovo di Urgel e del presidente della Repubblica francese che restano comunque capi dello Stato. Nell’ultimo quarto del Novecento, la struttura della società andorrana si trasforma sotto la spinta di un rapido sviluppo economico.
Crescita del benessere e diffuso benessere: i mutamenti del Novecento
Situato sul versante mediterraneo dei Pirenei orientali e compreso tra la Spagna e la Francia, il Principato di Andorra (468 km2) permane a lungo, nel XX secolo, ai margini dei grandi mutamenti storici che coinvolgono i Paesi dell’Europa occidentale. Estranea al processo di industrializzazione, l’economia andorrana conserva intatte le sue strutture tradizionali ben oltre il secondo dopoguerra. Il carattere montuoso della regione toglie spazio all’agricoltura, che può sfruttare soltanto i fondovalle e i pendii più dolci e soleggiati. Le colture cerealicole e ortofrutticole sono scarse, mentre notevole è la produzione di tabacco, la cui trasformazione costituisce l’attività manifatturiera più rilevante. La base dell’economia andorrana resta, come nei secoli precedenti, la pastorizia, favorita dagli ampi pascoli naturali che ricoprono la superficie del Paese, i quali, attirando nella stagione estiva allevatori francesi e spagnoli, procurano alle casse dello Stato considerevoli introiti. Ancora all’inizio degli anni Settanta, la maggior parte della popolazione andorrana è occupata nell’allevamento del bestiame. A partire dagli anni Sessanta, tuttavia, il crescente flusso turistico, indotto dai bassi prezzi delle merci libere da dogana, imprime all’economia del principato una spinta decisiva verso il superamento della sua cronica condizione di arretratezza. Il numero dei visitatori stranieri si moltiplica rapidamente, fino a raggiungere, negli anni Novanta, la soglia dei sette milioni di ingressi annui. Il conseguente innalzamento del livello di vita degli andorrani, non soggetti a imposte sul reddito, scardina la stazionarietà del quadro demografico del paese, la cui popolazione, nell’ultimo quarto del secolo, registra ritmi di incremento molto elevati, superando nel 2000 la cifra di 65 mila abitanti (a fronte dei 15 mila di trent’anni addietro). Il diffuso benessere che caratterizza la società andorrana nel tardo Novecento deriva, oltre che dal commercio e dai servizi legati al turismo, anche dallo sviluppo delle attività bancarie e finanziarie, largamente favorite dal sistema di incentivi e di facilitazioni che contraddistingue la legislazione fiscale del principato. La crescita economica e la modernizzazione sociale mettono in moto un processo di trasformazione politica, che conduce Andorra a definirsi compiutamente come Stato sovrano e indipendente. Infatti, fino al 1993, anno in cui il Paese si dota di una costituzione moderna, lo statuto internazionale di Andorra rimane ambiguo, a causa dell’ordinamento politico di origine medievale che assoggetta gli andorrani alla sovranità congiunta del vescovo di Urgel, antico signore feudale della regione, e del presidente della Repubblica francese, “erede”, attraverso i re di Francia, dei feudatari laici che subentrano al vescovo (come suoi vassalli) nel governo delle valli andorrane, e concludono con lui, nel 1278, un patto di con-dominio sulla base di una sostanziale parità di prerogative. In pieno Novecento, ambedue i consovrani detengono importanti poteri politici e non mancano di ingerirsi nella vita di Andorra, provocando, in alcuni casi, situazioni di conflitto con le istituzioni locali. L’evoluzione di queste ultime è lenta e contrastata. Nel 1933, un moto popolare rivendica e ottiene l’elezione a suffragio universale maschile del Consiglio Generale delle valli, l’assemblea rappresentativa che nei decenni seguenti eroderà il potere dei coprincipi, esercitando di fatto l’autorità legislativa. L’estensione del diritto di voto alle donne avviene soltanto nel 1971. Dieci anni dopo, l’accordo tra il presidente francese e il vescovo di Urgel sulla riforma delle istituzioni andorrane porta alla creazione di un Consiglio esecutivo, responsabile di fronte al Consiglio Generale, che rimpiazza, come organo di governo, la figura tradizionale del primo sindaco di nomina vitalizia. Con la Costituzione del 1993, approvata con referendum popolare dopo aspre contese politiche, lo Stato di Andorra si configura come un Coprincipato parlamentare. Il vescovo di Urgel e il presidente della Repubblica Francese restano capi dello Stato, ma la sovranità politica, come in tutti gli ordinamenti democratici, appartiene ai cittadini di Andorra, che ogni quattro anni eleggono i 28 deputati che compongono l’assemblea legislativa, dalla cui fiducia dipende il governo. La Costituzione fonda il principato di Andorra sui pilastri dello Stato di diritto e garantisce, per la prima volta nella storia del Paese, i diritti di associazione politica e sindacale. Il rinnovamento costituzionale consente ad Andorra di essere ammessa all’ONU nel 1993 e l’anno seguente al Consiglio d’Europa.