Uomo politico ungherese (Kassa, ora Košice, in Cecoslovacchia, 1823 - Volosca 1890). Membro di spicco del governo rivoluzionario di Kossuth, fu condannato a morte dall'Austria. Graziato, divenne presidente del Consiglio ungherese, del ministero comune e ministro degli Esteri della monarchia. La sua politica, fatta di compromessi, non ebbe però successo e A. preferì ritirarsi.
Schierato a fianco del movimento nazionale magiaro, fu inviato dal governo rivoluzionario di Kossuth (1849) in missione a Costantinopoli, ma non ebbe riconosciuto dal governo ottomano (Sublime Porta) il carattere diplomatico e fu costretto a rifugiarsi a Londra; l'Austria lo condannò a morte (1851). Graziato (1857), tornò in patria e fu eletto alla dieta (1861). Protetto dall'imperatrice Elisabetta, ebbe la parte principale nelle trattative che condussero al compromesso austroungarico del 1867 e divenne presidente del Consiglio ungherese (1867-71). Per mantenere la supremazia dei Magiari in Ungheria si accordò con i Tedeschi, opponendosi ai tentativi d'introdurre in Austria il federalismo, e col Bismarck, premendo sul Beust per ottenere che la monarchia rimanesse neutrale durante la guerra franco-prussiana. Succedette al Beust come presidente del ministero comune e ministro degli Esteri della monarchia (nov. 1871-apr. 1879). Si adattò alla politica del Bismarck: l'Austria-Ungheria, con lui, rinunciò a immischiarsi nelle questioni tedesche e, per quanto avversasse la Russia, accettò l'alleanza dei tre imperatori; durante la crisi orientale del 1875-78 accettò (1877) di rimanere neutrale nella guerra russo-turca, ottenendo il consenso russo all'occupazione militare austriaca della Bosnia-Erzegovina, diritto riconosciuto dal trattato di Berlino. Ma non riuscì a ingrandire la Serbia per metterla in contrasto con la Russia da un lato e la Croazia dall'altro, né ad opporsi al risveglio delle nazionalità balcaniche. La sua politica causò tuttavia malcontento, onde poco dopo si indusse a ritirarsi.