Pézard, André
Italianista francese (nato a Parigi nel 1893).
Dopo gli anni della prima guerra mondiale, che lo aveva visto generoso combattente, scelse, per consiglio di H. Hauvette, d'insegnare italiano nelle scuole secondarie e fu nei licei di Avignone e di Ampère. Passato all'insegnamento universitario a Lione, professò per incarico storia della lingua italiana dal 1921 al 1935 e come titolare lingua e letteratura italiana dal 1945 al 1951. Dal 1951 è professore di letteratura e civiltà italiana al Collège de France. Autore di saggi su Petrarca, Boccaccio, Carducci, De Sanctis, Verga, D'Annunzio, ha curato edizioni in francese di Ariosto, S. Maffei, Alfieri, Leopardi.
Nel campo degli studi danteschi ha un suo ben definito posto per la vastità della produzione, la novità delle prospettive e delle tesi, l'ampiezza della dottrina. Il suo orientamento critico, personale, se pure di marca accademico-erudita (nel senso più positivo), secondo il modello impostosi nelle università francesi dopo il Lanson, e fondato, almeno mediatamente, su presupposti teorici genericamente riconducibili all'estetica razionalistica di un Souriau, si configura quasi interamente entro interessi e procedimenti di tipo filologico e storico, specie di storia della cultura.
Il P. si è interessato di analisi filologiche e semantiche a proposito di specifici luoghi dell'opera dantesca - Les sonnets de l'inconstance et de la fidélité (D., Petrarque), in " Revue Études Italiennes " I (1936) 398-415; Vieux mots italiens: Tolletto, attagliare, in " Bull. Languages Néolatines " XLIV (1950) 12-17; D. pétrifié (Purg. XXXIII, 74), in " Annales du C. U. M. " VI (1952-53) 183-190; Adam Joyeux, in Mélanges... M. Roques, Parigi 1953, II 219-235; Les loups, Virgile et D., in " Revue Études Italiennes " n.s., IV (1957) 5-30; Le soleil sous le verseau, in " Bull. Société d'Études Dant. du C. U. M. " VI (1957) 5-7; Lo " stoscio " di D., in " Lingua Nostra " XIX (1958) 119-120; " Manche " et " mancia ", in Studi in onore di A. Monteverdi, Modena 1959, II 571-593; Le " réspit de l'enfançon " (Purg. XXX, 43): un comparatif de nullité, in " Romance Philology " XIII (1960) 361-373; " De passione in passionem ", ecc., in " L'Alighieri " I 1 (1960) 14-26; Fractenses? (De vulgari eloquentia, I, XI, 6.), in Medium Aevum Romanicum. Festschrift für Hans Rheinfelder, Monaco 1963, 258-266; un tema di casistica amorosa in un sonetto attribuito a D., in Atti del convegno di studi su D. e la Magna Curia, Palermo 1967, 613-622; Col senno... e con la spada, in " L'Alighieri " X 1 (1969) 3-13 -, di questioni stilistiche e d'individuazioni di ascendenze e dipendenze - Le chevalier de la charrette et la dame du char, in Studi in onore di V. Lugli e D. Valeri, Venezia 1961, II 733-763; Courroux de belles dames ou la fable du sage qui se creva les yeux, in " Studi d. " XXXVIII (1961) 5-46; Volgare e latino nella Commedia, in Letture Classensi II (1966-67) -, ma soprattutto di aspetti e momenti, particolari e generali, della cultura e del pensiero di D. - Le " Convivio " de D.: sa lettre, son esprit, Parigi 1940; Avatars de la " donna gentile ", in " Annales du C. U. M. " II (1947-48) 173-185; Du " Policraticus " à la D.C., in " Romania " LXX (1948) 1-36, 163-191; D. et quelques Dames Gentilles, in " Les Langues Néolatines " XLIII (1948-49) 12-21; Le nom grec et le nom latin chez D., in " Annales du C. U. M. " III (1948-50) 81-110; Venus et D., in " Revue des Langues Romanes " LXX (1949) 89-118; LXXI (1950) 199-225; La langue italienne dans la pensée de D., in " Cahiers du Sud " XXXVIII (1951) 25-38; Réncontres de D. et de Stace, in " Bibliothèque d'Humanisme et Renaissance " XIV (1952) 10-28, poi in Mélanges A. Renaudet, Parigi 1960; Regards de D. sur Platon et ses mythes, in " Archives d'Hist. Doctr. et Litt. du Moyen-Age " XXIX (1954) 165-181; Un mythe astral forgé par D.?, in " Revue des Langues Romanes " LXXI (1954) 311-330; Nymphes platoniciennes au Paradis terrestre, in Medioevo e Rinascimento. Scritti in onore di Bruno Nardi, Firenze 1955, II 541-594; Un D. épicurien, in Mélanges offerts à Étienne Gilson, Parigi 1959, 499-536; Le sonnet de la Dame verte, in D. et les mythes, in " Revue Études Italiennes " n.s., XI (1965) 329-380; Tours du monde avec D., in " L'Alighieri " VI 1 (1965) 3-41; D. et les ámes en peine, in " Europe " sett.-ott. 1965; Ce qui gronde en l'éternel (Inf. VI 94-115), in " Studi d. " XLII (1965) 207; Lune et Fortune chez Jean de Meung et chez D., in Studi in onore di I. Siciliano, Firenze 1966, 985-995; Les trois langues de Cacciaguida, in " Revue Études Italiennes " n.s., XVI (1967) 217-238; Le sceau d'or: D., Abélard, Saint Augustin, in " Studi d. " XLV (1968) 29-93; Deux notes sur Uguccione de Pise et la faute de Priscien, ibid., 157-165; Les chemins de la physique (Quaestio de aqua et terra XX, 61), in " D. Studies " LXXXVII (1969) 89-102 -. Assai frequenti negli ultimi anni sono state anche le sue ‛ lecturae ' di singoli canti del poema (del VI, XXXI, XXXII, XXXIII, XXXIV dell'Inferno): tutte ristampate in Letture dell'Inferno, Milano 1963; del I e II del Purgatorio, rispettivamente in " Annales du C. U. M. " VIII (1954-55) 175-190; IX (1955-56) 223-240; dell'VIII del Paradiso, Bologna 1953 (ora in Lett. dant. 1479-1506).
Ma la sua opera critica di maggior respiro e per cui ha raggiunto notorietà internazionale è il volume D. sous la pluie de feu (Parigi 1950), già discusso in Sorbona nel 1945; il P. vi sostiene, con poderoso spiegamento di dottrina, che D. non avrebbe condannato Brunetto, Prisciano, Francesco d'Accorso, Andrea de' Mozzi come sodomiti, ma come bestemmiatori, il primo per aver preferito la lingua francese a quella materna, il secondo per aver sostenuto l'eccellenza dei grammatici e retori greci sui latini, il terzo per aver paragonato la funzione del giudice a quella sacerdotale, il quarto per la disonestà del suo eloquio dal pulpito. È una tesi su cui i dantisti, anche francesi, hanno espresso riserve e perplessità di fondo.
Di notevole importanza è anche la sua traduzione in francese di tutti gli scritti dell'Alighieri (D.A., Oeuvres complètes, Parigi 1965). Frutto di una fatica più che decennale, si è imposta per il valore filologico ed estetico del commento e spesso della traduzione, e anche per i suggerimenti di ordine testuale. Alla discussione di questi l'autore ha finora consacrato i seguenti volumi: " La rotta gonna ". Gloses et corrections aux textes mineurs de D., I: Vita Nuova, Rime, Convivio (Parigi-Firenze 1967); II: De vulgari eloquentia, Monarchia (Parigi 1969). Già un decennio prima aveva dato alle stampe la traduzione della Vita Nuova (ibid. 1953), corredandola d'introduzione e note di non poco interesse (ma un'edizione dell'operetta con introduzione e note egli aveva già curato nel 1931 per l'editore Hatier di Parigi).
Bibl. - A. Vallone, La critica dantesca contemporanea, Pisa 1953, 253-256; L. Petroni, Presenza di D. in Francia: una nuova traduzione della D.C., quad. IX del Centro di studio in Trento dell'univ. di Bologna, Bologna 1969. Per l'indicazione delle principali recensioni a D. sous la pluie de feu, v. E. Esposito, Gli studi danteschi dal 1950 al 1964, Roma 1965, 251.