ALCIATO, Andrea
Nato l'8 maggio 1492, con tutta probabilità ad Alzate presso Como; morto in Pavia nella notte dall'11 al 12 gennaio 1550. Il monumento, eretto in onore di lui, che oggi si trova in un portico dell'università di Pavia, vi fu trasportato dalla soppressa chiesa di S. Epifanio. Non conosciamo alcun sicuro ritratto dell'Alciato. Egli formò la propria cultura umanistica alle lezioni di Aulo Giano Parrasio, pubblico professore di eloquenza a Milano, che gl'insegnò egregiamente le lingue classiche e l'uso sapiente delle fonti stampate e manoscritte del sapere letterario; ma profittò pure di lezioni di Giovanni Lascaris. Studiò giurisprudenza nell'universita di Pavia, ove era entrato come scolaro a soli 15 anni nel 1508: seguì le lezioni di Giasone del Mayno, di Filippo Decio, di Paolo Pico; ma principalmente ebbe caro e apprezzò Giasone, grande espositore di tutta la precedente dottrina. Nel 1511 si recò a continuare gli studî a Bologna, ove fu scolaro di Carlo Ruini, lettore molto lodato. Da Bologna uscì dottore in giurisprudenza a 22 anni. Tornato a Milano, vi esercitò la professione legale, pur continuando con amore i proprî studî. Già noto per i suoi scritti (in particolare per le Adnotationes al Codice giustinianeo, per i Paradoxa, per le Dispunctiones), fu invitato a insegnare nell'università di Avignone (1518); e vi restò, salvo breve interruzione per la peste, sino al 1522. Vi tornò dopo cinque anni; ma il 23 aprile 1529 cominciò, fra grandi lodi, le sue lezioni a Bourges. Nel 1533 lo troviamo professore a Pavia; nel 1537 a Bologna; nel 1541 di nuovo a Pavia; nell'anno successivo a Ferrara; nel 1546 ancora a Pavia. Invano era stato desiderato a Padova, intermediario soprattutto il cardinale Bembo.
Delle opere letterarie dell'Alciato sono degni di ricordo gli Emblemata (raccolta di allegorie) e le Adnotationes a Tacito. Ben più famose le opere giuridiche, riunite insieme, come Opera omnia di lui, nella buona edizione del Guarino (Basilea 1582) in quattro volumi.
Mentre tutti esaltano la grande fama dell'Alciato e lo dicono rinnovatore dello studio della giurisprudenza, alcuni lo dipingono come uno di quei romanisti eruditi alla francese che volevano gettare nel fuoco tutti i nostri antichi dottori. A torto, perché l'Alciato (pur giovandosi della storia e della filologia, per spiegare il testo delle leggi romane, e abbandonando il barbaro latino dell'età di mezzo) tenne in gran pregio quei nostri antichi, che furono per l'età moderna dei conditores iuris, secondo la frase romana; li sottopose a riverente critica e non spezzò in alcun modo la secolare tradizione giuridica italiana.
Bibl.: B. Brugi, Per la storia della giurispr. e delle univers. ital., Saggi, 1ª ristampa, Torino 1921, pp. 87, 108, 113; id., Nuovi saggi con lo stesso titolo, Torino 1921, pp. 97-110, 111-135; id., L'Università dei giuristi in Padova nel Cinquecento, in Archivio veneto tridentino, I (1922), pp. 1-92; Viard, André Alciat, Parigi 1926 (con bibliografia completa e con ricco elenco delle opere dell'Alciato, contenute nelle principali biblioteche d'Europa). Notevole, della bibliografia anteriore al Viard, von Moeller, Andreas Alciat, Breslavia 1907.