ALESSI, Andrea
Architetto e scultore, figlio di Niccolò, nato a Durazzo circa il 1425. Il primo documento che lo riguardi è il contratto di discepolato: il 31 marzo 1435 il giovane A. si collocava per otto anni in Zara, come garzone nella bottega del lapicida Marco di Pietro da Troia. Alle date 8 genn. 1445 e 14 apr. 1452 figura tra i lavoranti di Giorgio Orsini da Sebenico; probabilmente lo aiutò nei lavori del battistero e del duomo di Sebenico e, tra il 1452 e il 1454, nelle sculture ornamentali e nello sbozzo delle statue della Loggia dei Mercanti ad Ancona.
Risulta a Sebenico l'8 genn. 1448, poi, nello stesso anno, a Spalato - dove aveva impiantato bottega propria - nei lavori della cappella di S. Caterina in S. Domenico, oggi distrutta, che gli era stata commissionata a imitazione di quella che Giorgio da Sebenico aveva costruito in S. Rainerio di Spalato. Forse lavorò anche nel palazzo comunale, perché il 27 luglio 1451 il conte, i giudici, i sindaci di Spalato gli donavano un terreno per costruirvi casa e bottega.
Nel 1454 costruiva in S. Giovanni Battista ad Arbe (Dalmazia) la cappella dei SS. Girolamo e Niccolò, ma di questa opera, come di altre eseguite dall'A., non restano che frammenti. Ad Arbe gli vengono attribuite, con datazione tra il 1456e il 1460, la cappella Zudenico, ora battistero, e quella dei SS. Girolamo e Anastasio nel duomo, oltre qualche palazzo; sono ritenute sue opere più tarde, nella stessa città, la lunetta del portale del duomo, il portale di S. Andrea delle benedettine, la chiesa del cimitero, ecc.
Per un lungo periodo successivo al 10 nov. 1461 mancano documenti sulla dimora e sui lavori dell'A. Risulta nuovamente a Spalato il 20 maggio 1466; poi, sulla fine dello stesso anno, si trasferiva a Traù, dove, nel 1467, compiva il battistero, firmato in una iscrizione "Iacobo Torlonio pontifice Carolo Capello praetore Andreas Alexius Durrachirius opifex MCCCCLXVII". A Traù, dove varie opere sono assegnate all'A. in collaborazione con Niccolò di Giovanni fiorentino, il 4 genn. 1468 s'impegnava, insieme con Niccolò, a costruire la cappella del beato Orsini nel duomo, che, ultimata nel 1472, comprende un cospicuo gruppo di statue e numerosi rilievi, in cui è possibile distinguere la mano dei due artisti, affiancati anche da aiuti. Nel 1469, sempre a Traù, eseguiva la tomba del giureconsulto Giovanni Sobota; nel 1470 (?), il palazzo del vescovo Torlonio; nel 1470, quello di Coriolano Cippico; nel 1471, il portico della loggia comunale.
Nel 1472 l'A., con Niccolò di Giovanni, fece ritorno a Spalato (la permanenza è attestata da documenti degli anni 1474, 1477, 1491-1494, 1497) per restaurare il campanile romanico e per altri lavori nel duomo. Circa nel 1473, sempre con Niccolò, assumeva la costruzione della facciata di S. Maria degli Agostiniani nelle isole Tremiti. A Spalato, nel 1488, prestava gratuitamente la sua opera (è l'ultimo lavoro attestato) nel rafforzamento delle fortificazioni contro i Turchi.
Al 1503 risale l'ultima notizia: ancora vivente, l'A. pose la propria lapide funeraria in S. Spirito di Spalato, alla cui confraternita apparteneva: "Andreas Alexius Epirota Durrachinus nobili genere civis Spalatinus ob merita factus". Nel 1507 era già morto, perché non figura in un elenco dei cittadini di Spalato.
L'A. si formò nell'ambito del tardo gotico veneziano. Il lungo discepolato e la collabo:azione con Giorgio da Sebenico lasciarono tracce durature nella sua scultura, che imitò spesso quella del maestro senza mai raggiungerne la fresca vivacità espressiva e la profonda coerenza stilistica.
L'opera che più si presta a fare individuare i caratteri e i limiti dell'A. è il battistero di Traù. Nel Battesimo di Cristo,scolpito sopra la porta d'accesso, le figure, molto allungate, hanno movimenti ondeggianti in contrasto con parti più duramente trattate e quasi arcaicizzanti. Nell'interno, che ha pianta rettangolare ed è coperto da una volta acuta, i putti e i festoni, le nicchie, lo zoccolo a rombi e rosette, lo stesso movimento delle foglie nelle cornici, il fusto del fonte con figure di angioli, ricalcano, spesso faticosamente, forme di Giorgio da Sebenico; lo stesso si nota per le statue, sempre caratterizzate dall'allungamento delle figure e dalla minuziosa calligrafia del panneggio. Queste particolarità di stile l'A. mantiene - complicando il panneggio in arabeschi e in fasci sempre un po' duri - nelle statue della cappella Orsini, che pure hanno maggiore monumentalità. La visione delle opere dei Lamberti e in particolare la collaborazione con Niccolò di Giovanni lo portarono, spesso, ad avvicinarsi a forme di derivazione fiorentina e in particolare donatelliana, accordando col linearismo gotico soluzioni decorative classiche.
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