AMATI, Andrea
Capostipite di una celebre famiglia di liutai, fondatore della scuola cremonese. Nacque a Cremona tra il 1505 ed il 1510, e vi morì tra il novembre 1577 e il gennaio 1581, figlio del non meglio identificato "maestro" Gottardo (morto nel 1539e di cui si ignora l'arte): sono questi i risultati delle indagini del Bonetti, che si basano su documenti d'archivio e tanta luce hanno portato su questa famiglia artigiana. Nessuna attinenza pare che essa abbia con la nobile famiglia degli Amati, ricordata già negli annali cremonesi del 1091, rapporti di parentela che studiosi, anche recenti, si ostinano a voler ritrovare, senza peraltro poter comprovare le loro ipotesi. Molto si è discusso sulla vita di "maestro Andrea" ed in particolar modo sulle sue date di nascita e di morte. La mancanza, nei primi decenni del secolo XVI, di registri di battezzati - che divennero d'obbligo nelle parrocchie solo con il concilio di Trento ha reso più ardue le ricerche e ha condotto alla formulazione di ipotesi più o meno arbitrarie, sicché spesso gli studiosi hanno finito con l'accettare una data, piuttosto che un'altra, a conferma delle loro asserzioni nelle polemiche che sorsero sulla priorità nella invenzione del violino (o almeno nel suo perfezionamento) fra gli Amati e Gasparo da Salò, vale a dire fra la scuola cremonese e la scuola bresciana.
La nascita dell'A. venne assegnata da alcuni suoi biografi al 1520, dalla maggioranza invece (dal de Piccolellis in poi) al 1535; anzi tale data ancora oggi viene talora erroneamente riportata, come si può vedere per esempio nella recente pubblicazione dello Jalovec. Ma i risultati inequivocabili a cui è giunto il Bonetti si basano su quattro carte di epoca diversa (1526,27 febb. 1538, 21 ag. 1553, 1556)da cui si ricava che: l'A. doveva aver compiuto 15 anni nel 1524 o nel 1525; che nel 1539 era già maestro affermato nell'arte della liuteria; che nel 1553 si era sposata sua figlia Apollonia col maestro Francesco de Beghenattis; che nel 1556doveva già aver superato i 50 anni. Dati questi che riconducono tutti a fissare l'anno di nascita dell'A. fra il 1505 ed il 1510. Disparate erano anche le opinioni sulla data di morte, avvenuta, secondo coloro che fissavano la nascita al 1535, dopo il 1611. Ma nella descrizione delle biade (rintracciata dal Bonetti), fatta il 10 nov. del 1577 nella vicinanza di S. Faustino, ove abitavano gli Amati fin dal 1539, "maestro Andrea" si trova ancora nella sua casa a "far istrumenti de sonar", mentre in un atto del 2 genn. 1581 figurano Antonio e Gerolamo "figli ed eredi del fu Andrea Amati". Viene così del tutto scalzata l'assurda ipotesi, formulata dal de Piccolellis e poi ripresa da molti biografi di questo liutaio, secondo la quale l'A., vecchio quasi ottantenne, avrebbe sposato in seconde nozze, verso il 1609, una giovinetta diciottenne, Angiola de Migli. L'Andrea Amati che in effetti compare in questo periodo -come provano tre documenti a lui riferentisi -, anch'egli liutaio, anch'egli abitante nella vicinanza di S. Faustino e di cui non si ha più traccia dopo il 1611 (senza per altro comparire nella lista dei defunti di quell'anno), probabilmente emigrò dopo il decesso, avvenuto in meno di un anno, della moglie e della figlia. Deve trattarsi indubbiamente di un altro liutaio di questa insigne famiglia, su cui si deve ancora far luce.
L'A. fu alunno del "liuter" Leonardo (Liunardo) da Martinengo; in un elenco di cittadini abili alle armi (che include le persone fra i 15 e i 50anni) del 1526, lo troviamo infatti nominato fra i "famey" (famigli o alunni) di questo maestro che aveva allora a Cremona una fiorente bottega di liuteria. Non fu quindi alunno - come più volte venne postulato - di Gasparo da Salò (insigne rappresentante della scuola bresciana a cui alcuni vollero erroneamente attribuire l'invenzione del violino), ipotesi divenuta del resto insostenibile da quando la vita di Andrea è stata ristretta entro limiti abbastanza precisi, per cui Gasparo, nato nel 1540, risulta essere di almeno una trentina d'anni più giovane del suo presunto allievo. L'A., oltre ad Apollonia, ebbe altri 4 figli: Elisabetta, sposatasi nel 1556 con maestro Galeazzo de Zigolis (Cigollis), Valeria, e Antonio e Girolamo, nati - sempre secondo il Bonetti - il primo fra il 1537 ed il 1540 (nel 1556 è già "maestro che fa i liuti"), e l'altro nel 1551 (in un atto del 1574 si legge che ha 23 anni), ambedue continuatori dell'arte paterna. D'importanza fondamentale nella storia della liuteria si rivela l'opera di Andrea, i cui strumenti rimasero un "modello" per tutti i suoi discendenti, anche per il grande Nicola; essi si attennero infatti negli elementi essenziali alla tradizione instaurata dall'avo, pur mostrando in molti dettagli la loro originalità. Del resto, una delle principali caratteristiche del violino, e cioè il ponticello in mezzo alle due ff che dà allo strumento una voce più sonora e vellutata, era stato già ideato prima ancora che l'A. iniziasse la sua attività, quasi certamente nella stessa Cremona, come si può rilevare in due liuti intarsiati nel coro della chiesa di S. Giovanni in Monte a Bologna, opera interamente eseguita da due intarsiatori cremonesi, Paolo ed Antonio del Sacha, fra il 1518 ed il 1522. Se quindi non possiamo proprio considerare l'A. come l'inventore del violino moderno, "già nato - asserisce il Bonetti - da genitori ignoti o meglio da tanti padri che avevano lavorato anni ed anni, per creare l'istrumento meraviglioso", è certo tuttavia che quando Gasparo da Salò non era ancora nato già l'A. aveva portato il violino a un notevole grado di perfezione. Tutti gli Amati costruirono i violini in due formati; Andrea ebbe però netta preferenza per i violini piccoli, dalla volta abbastanza arcuata. Caratteristica di questi strumenti - oggi rarissimi - è il suono morbido, vellutato, straordinariamente dolce, ma di debole intensità. Molta cura egli ebbe nella scelta del legno; impiegò l'acero per il fondo, le fasce e il ponticello che mostrano una bella venatura fiammeggiante, mentre si servì soprattutto di legno di pino per il coperchio, l'anima e la catena. La splendida vernice - che rimase sempre uno dei vanti dei maestri Amati - era inizialmente rosso nericcia, poi si schiarì sempre più, finché negli ultimi esemplari divenne giallo scura o bruna chiara, lucentissima. Andrea costruì anche violoncelli e poche viole. Anzi si tramanda per tradizione (non confermata però da documenti) che egli abbia costruito per Carlo IX di Francia 12 violini di piccolo e 12 di grande formato, 6 viole e 8 bassi.
Bibl.: G. de Piccolellis, Liutai antichi e moderni,Firenze 1885, pp. 4-6, 108-111; Id., Genealogia degli Amati e dei Guarnieri. Note aggiunte,Firenze 1886, pp. 9-11; G. Strocchi, Liuteria. Storia ed arte. Nuovi documenti. Gasparo da Salò non è inventore del violino,Lugo 1937, pp. 150-154, 278, 575-579;C. Bonetti, La genealogia degli Amati liutai e il primato della scuola liutistica cremonese,Cremona 1938, pp. 10-24, 135-147; A. M. Mucchi, Gasparo da Salò,Milano 1940, pp. XIV, 135-137; A. Cavalcabò, A proposito dell'anno di nascita del liutaio A. A.,in Bollett. stor. cremonese,XI (1941), pp. 168 s.; F. Farga, Storia del violino,Milano 1942, pp. 53-57;C.Bonetti, Quando è morto il liutaio A. A., in Bollett. stor. cremonese,XIII (1943), pri. 137 s.; Id., Ancora a proposito dell'anno di nascita del liutaio A. A., ibid.,XV (1946-1947), pp. 93-96; R. Vannes, Dict. univ. des luthiers,Bruxelles 1951,pp. 6 s.; F. Niederheitmann-A. Beer, Cremona. Eine Charakteristik der italienischen Geigenbauer und ihrer Instrumente,Frankfurt am Main 1956, pp. 87 s.; K. Jalovec, Italienische Geigenbauer,Prag 1957, p. 31 (su cui vedi, per quel che riguarda A.A., recensione di A. Cavalcabò, I liutai cremonesi in una recente pubblicazione,in Bollett. stor. cremonese,XX [1955-57],p. 184); Die Musik in Geschichte und Gegenwart,I, coll. 403 s.; G. Grove's Dict. of music and musicians,I, London 1954, pp. 131 s.