ARGOLI, Andrea
Nacque nel 1570 in Tagliacozzo, da Ottavio giureconsulto e da Caterina Mati. Ancora giovane si recò a Napoli per dedicarsi agli studi di medicina, matematica e astronomia, "absque ulla Magistri opera" asserisce lo stesso A. (Ptolemaeus parvus in Genethliacis iunctus Arabibus, Patavii 1652, pp. 3 non num.). Nei primi anni del secolo XVII si era già trasferito a Roma, dove nel 1622 ottenne la cattedra di matematica alla Sapienza e la mantenne sino al 1627, quando fu sostituito da B. Castelli. Si ignorano i motivi della sostituzione, ma forse la causa principale furono i "gagliardi sospetti" suscitati "negl'animi de' Regnanti" dal suo studio dell'astrologia, come dice in una nota biografica, certamente ispirata dallo stesso A., il segretario dell'Accademia degli Incogniti di Venezia, di cui l'A. faceva parte (Le glorie degli incogniti o vero gli huomini illustri. dell'Accademia dei Signori Incogniti di Venetia, Venetia 1647, p. 19). Dopo la sostituzione, l'A. rimase ancora a Roma, forse addetto alla biblioteca del cardinale - Lelio Biscia, sino al 1632, quando accettò l'invito della Repubblica veneta di assumere l'incarico dell'insegnamento di matematica nello Studio. di Padova, come successore di B. Sovero. Del suo insegnamento il Senato veneto fu tanto soddisfatto che lo insignì dell'onorificenza di cavaliere di S. Marco e, appena spirato il sessennio di contratto, gli raddoppiò lo stipendio, aumentato ulteriormente nel 1651 e nel 1656. Nel 1648, ancora vivente, fu scolpita in suo onore una lapide nella cappella della chiesa di S. Antonio di Padova, il che trasse qualche biografo in errore sulla data della morte, avvenuta a Padova il 27 sett. 1657.
Sebbene tolemaico, subì il fascino di G. Galilei. Nel 1635, sollecitato da Roma a scrivergli contro, "ha data una risposta degna di un virtuoso, d'un servitore di questo Principe et della stima che si deve far di V.S." comunicava F. Micanzio a Galileo (G. Galilei, Le opere, ediz. naz., XVI, Firenze 1905, p. 256). Nello stesso tempo si confidava col Micanzio di avere scritto un Discorso sul sistema del mondo, nel quale attribuiva alla terra un solo moto, ma temeva "d'incontrar mala ventura"; il Discorso non fu mai pubblicato e non si ha alcuna notizia del suo contenuto e della sua sorte. Comparsa a Firenze la Difesa... dall'oppositione dell'Autore de' due Massimi Sistemi, Tolemaico e Copernicano (1633), di S. Chiaramonti, l'A. si proponeva di rispondere in difesa di Galileo e questi gli indicava nel 1638, attraverso F. Micanzio, gli argomenti fondamentali della replica, che, tuttavia, non comparve mai e forse non venne neppure redatta.
L'A. ebbe grande rinomanza fra i contemporanei per la sua erudizione e le qualità di carattere e d'umanità. Fu infaticabile compilatore di effemeridi, molto note e consultate ai suoi tempi, sebbene non esenti da errori. Scrisse un trattato di medicina e un altro di astronomia tolemaica con elementi di astrologia (Pandosion sphaericum, Patavii 1644), ormai d'interesse solamente storico. Un suo Liber super Euclidis problemata, quae diversis modis demonstrantur, cum in his fuerit mancus Euclidis, piùvolte da lui ricordato tra le sue opere inedite, non venne mai pubblicato e andò successivamente disperso.
Ma la vera passione dell'A. fu l'astrologia giudiziaria. Nel 1639 ne pubblicò la prima opera, nella quale il contenuto era mascherato dal titolo, De diebus criticis et de Aegrorum decubitu libri duo (Patavii 1639): è un trattato di astrologia medica, nel quale si teorizza la soggezione delle interne ed esterne parti del corpo ai pianeti e ai segni zodiacali; sono dati anche gli oroscopi di personalità ragguardevoli tutte morte, papi e re, principi e cardinali. Opera analoga, ma non specificamente medica, è il citato Ptolemaeus parvus, ristampato più volte nel corso del secolo, preceduto da una prefazione in cui si esalta l'astrologia e si sostiene che essa non viola le leggi ecclesiastiche, né nega il libero arbitrio, perché il cielo "est sicut liber omnia futura in se scripta continens", che tuttavia Dio può distruggere o variare a suo piacimento. I due trattati sono documenti della diffusione dell'astrologia nel XVII secolo.
L'A. scrisse ancora: Problemata astronomica triangulorum ope demonstrata per sinus, tangentes et secantes et sola multiplicatione, absque divisione, Romae 1604; Tabulae primi mobilis quibus veterum rejectis prolixitatibus directiones facillime componuntur, ibid. 1610; Tractatus de arte medica; item de agricultura & de navigatoria observationes, ibid. 1621; Novae caelestium motuum ephemerides ad longitudinem almae urbis ab anno 1620 ad 1640, ibid. 1629; Secundum mobilium tabulae iuxta Tychonis Brahe et novas e coelo deductas observationes..., Patavii 1634; Ephemerides annorum.L.:... Ab anno 1630 ad annum 1680, Venetiis 1638; Ephemeridum juxta Tychonis hypotheses et coelo deductas observationes, 2 tomi, Patavii 1638 (è contenuta un'errata predizione di eclissi di sole, più volte rimproverata all'A.); Exactissimae coelestium motuum ephemerides ... ab anno 1641 ad annum 1700..., ibid. 1648; Brevis dissertatio de cometa 1652. 1653 et aliqua de meteorologicis impressionibus, Patavii 1653; Dissertatio in Eclipsim solis 12 augusti 1654 et aliqua in Eclipsim solis 1652. 8 aprilis, ibid. s.d.
Fonti e Bibl.: L. Anacci, Apes urbanae..., Romae 1633, pp. 26-30; G. Galilei, Le opere, ediz. naz., Firenze 1890 -1909, ad indicem;G. Ghilini, Teatro d'huomini letterati, II, Venetia 1647, pp. 15 s.; N. C. Papadoipoli, Historia Gymnasii Patavini, I, Venetiis 1726, pp. 12, 188, 367 s.; G. M. Mazzuchelli, Gli scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, p. 104 s.; Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli..., III, Napoli 1816, pp. 13-16 (con ritr.); C. Minieri Riccio, Notizie biografiche e bibliografiche degli scrittori napoletani fioriti nel sec. XVII, I, Milano 1875, pp. 61 s.; K. Sudhoff, Iatromathematiker vornehmlich im is und M. Jahrhundert, Breslau 1902, pp. 79 s.; L. Thorndike, A History of magic and experimental Science, VII, New York 1958, passim e spec. pp. 122-24; VIII, ibid. 1958, ad indicem;P.Riccardi, Biblioteca matematica italiana, I, Modena 1893, coll. 48-51.