BARATTA, Andrea
Di probabile origine carrarese, si sa poco di lui e della sua attività di scultore. In un documento nell'archivio Doria un Andrea Baratta è detto autore dei due angeli sul "finestrone" di S. Niccolò da Tolentino, a Roma, per i quali fu pagato il 22 dic. 1663. Anche Giovanni Maria e Francesco Baratta lavorarono in questa chiesa e se ne può quindi forse arguire che il B. fosse loro parente. Il Wittkower cita un documento del 1667 dal quale il B. risulta autore di alcune statue sul colonnato di S. Pietro. È molto probabile che egli sia da identificarsi con l'Andrea Baratta che lavorava a Carrara e a Modena circa venti anni dopo.
In una lettera del 1° ott. 1685, da Carrara, il B. fa riferimento a un busto del cardinale Rinaldo d'Este (più tardi duca di Modena), che probabilmente è il debole e alquanto ridicolo rilievo marmoreo ora nella Galleria Estense. Nella stessa collezione si trovano quattro altre opere della stessa mano: un busto fantasioso di Francesco II d'Este con drappeggi svolazzanti in fiacca emulazione con il famoso busto berniniano di Francesco I; un busto piùsemplice e un rilievo di un altro membro della famiglia d'Este e una graziosa statuetta di Francesco II su un cavallo impennato. Nel 1690 il B. scolpì, come ornamento per una fontana nel cortile del Palazzo ducale di Modena, un gruppo con Nettuno che rapisce Anfitrite con un delfino,probabilmente da identificarsi con il gruppo dello stesso soggetto ora sullo scalone del Palazzo Este a Sassuolo. Quest'opera è di qualità piùalta delle due gigantesche figure marmoree dell'Abbondanza edella Prudenza nelle nicchie dello scalone del Palazzo ducale di Modena attribuite giustamente al Baratta. Il Campori cita una lettera nella quale il B. si riferisce ad altre opere da lui eseguite per la corte estense: due statue, una delle quali rappresentava la Generosità ed era destinata alla balaustra del palazzo ducale, e quattro tavolini di marmo mischio. Sempre a Modena il B. eseguì due statue per un altare nella chiesa del Voto, assistito da Andrea Vannucci che scolpì la quadratura.
Il B. è documentato come autore della scala del pulpito del duomo di Pietrasanta, datato 1696. Gli è attribuito anche il pulpito nella chiesa di S. Stefano a Vallecchia presso Pietrasanta, con un rilievo col Martirio di s. Stefano.
L'ultima sua opera è una statua di S.Domenico,datata 1700, nel chiostro di S. Marco a Firenze.
Fonti e Bibl.: G. B. Passeri, Vite de' pittori, scultori e architetti..., a cura di J. Hess, Leipzig 1934, p. 207 n. 1; G. Tiraboschi, Notizie de' pittori, scultori... di Modena, Modena 1786, p. 99; G. Campori, Memorie biografiche degli scultori... di Carrara, Modena 1873, pp. 19 s.; L. Chellini e E. Pancaldi, Guida di Modena, Modena 1926, p. 36; W. e E. Paatz, Die Kirchen von Florenz,Frankfurt-am-Main 1952, III, p. 40; R. Wittkower, Gian Lorenzo Bernini,London 1955, p. 229; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon,II, p. 454.