BARBARIGO, Andrea
Nato con ogni probabilità a Venezia nel 1399 da Niccolò, mercante fallito nel 1417 per il naufragio di una sua galea presso l'isola di Ulbo, nel canale di Zara, e per la conseguente accusa di aver omesso di soccorrere l'equipaggio della stessa, si trovò all'età di circa diciotto anni con un "capitale" di 200 ducati datogli dalla madre Cristina, al momento in cui intraprese l'attività di uomo di mare e mercante.
Era tradizionalmente concesso ai figli più giovani di famiglie economicamente rovinate di arruolarsi in qualità di "primi rematori"sulle navi mercantili veneziane senza che questo incarico comportasse una vera e propria prestazione di opera, anzi con la possibilità offerta ai giovani marinai di venire in contatto con gli uomini di affari in viaggio sulle stesse navi sulle quali erano imbarcati. Così questi cadetti ricevevano uno stipendio e si impratichivano dei mestiere accumulando una preziosa esperienza di traffici e di pratica commerciale.
Il B. fu certamente imbarcato in questa forma su galee mercantili che trafficavano con Alessandria: così stabilì i primi rapporti con gli zii e con i cugini che si trovavano a Creta. A vent'anni fu addetto come procuratore alla Curia di petizion, sorta di tribunale competente per questioni commerciali, i cui procuratori, indipendentemente dall'opera effettivamente svolta sul piano legale, ricevevano prebende dagli appellanti. Un posto eccellente per un giovane come il B. desideroso di fare della permanenza presso il tribunale un altro stimolo per procacciarsi - senza soverchio impegno - una certa esperienza legale e, particolarmente, utili amicizie ai fini di un'eventuale attività commerciale. Il B. infatti abbandonò ogni attività legale a ventidue anni, mentre anche il fratello Gìovanni, con il quale tuttavia Andrea non costituì una società commerciale, si dedicava ai traffici.
Ovviamente la separazione delle rispettive amministrazioni non significava che i due fratelli non avessero rapporti di natura commerciale: poiché spesso il B. appare quale agente del fratello, oltre che di altri uomini d'affari veneziani. Forte dell'esperienza accumulata negli anni giovanili, il B. trasse partito dalla congiuntura economica eccezionalmente felice, per Venezia, nel terzo decennio del sec. XV. Nel 1431 egli possedeva un capitale di 1600 ducatì, abbastanza per chi aveva incominciato con 200 ducati, ma ancora poco per mantenere il tenore di vita richiesto dalla classe sociale cui lo stesso B. apparteneva. Proprietario di una casa, parzialmente affittata per contenere le spese di mantenimento, il B. concentrò quasi tutto il suo liquido in investimenti commerciali raggiungendo nello stesso anno un giro d'affari di 3.300 ducati. La vera fortuna del B. dipese comunque dalla sua instancabile attività soprattutto con Creta, e con le imprese commerciali e bancarie di Francesco Balbi e di un ramo della famiglia Cappello. Con scambi prevalentemente limitati a vini e formaggi destinati da Creta a Venezia, ad Alessandria e alla Siria, agendo per conto proprio, o per quello del fratello Giovanni o del cugino Marco, egli riuscì a crearsi nell'isola mediterranea un punto di appoggio per gli affari commerciali ed una base per la fortuna fondiaria sua e dei suoi discendenti. Era proprietario, con il fratello Giovanni, di un piccolo feudo cretese, una "sergenteria", che presto vendette (1430 circa), al prezzo complessivo - per le parti, cioè di Andrea e di Giovanni - di 200 ducati: doveva trattarsi di un feudo ben modesto se contemporaneamente le terre dei cugini del B. erano valutate intorno ai 6.000 ducati. Il B. comunque si assicurò non il possesso diretto di altre terre, ma l'amicizia di due influenti cugini, Piero Masolo e Alessio Barbarigo, per conto dei quali agi, sia pagando tasse dovute dal primo a Venezia e inviandogli anche vestiario, sia curando gli affari della figlia illegittirria del secondo, Marcolina, per la quale il B. si impegnò di combinare un matrimonio adeguato alla sua posizione sociale, in cambio della promessa di Alessio di nominare suo erede lo stesso Andrea e i suoi discendenti.
Con Francesco Balbi fu in più stretti rapporti di carattere finanziario, specie agli inizi della sua carriera di uomo d'affari, quando aveva particolare bisogno di crediti che gli venivano assicurati quasi esclusivamente per il tramite del Balbi, uno dei banchieri più accreditati della Venezia degli anni 420-1430: così nel 1434 il B. poté pareggiare il suo bilancio facendosi scontare a Venezia delle lettere di credito su Londra, che il Balbi rivendette a sua volta ai Medici e ad altri mercanti internazionali. In realtà si trattava di un vero e proprio prestito del Balbi al B., che non aveva crediti a Londra: i suoi stessi agenti a Londra avrebbero scontate queste lettere scaricandole nuovamente sul B. a Venezia. In tal modo il B. ottenne un credito di 1200 ducati. Quando queste lettere di credito ritornarono a Venezia, nel 1435, furono nuovamente scaricate sul bilancio della banca Balbi. Ancora nel 1439 il B. poteva ottenere il pagamento di una somma a lui dovuta per la vendita di una partita di lana proveniente dalla Spagna, lasciando al Balbi di condurre le trattative con il compratore. In cambio il B. non sembra che abbia pagato uri vero e proprio tasso di interesse per la disponibilità di queste somme di denaro - si è informati solo di un pagamento per "perdita", ammontante a 140 ducati su 1200 - per l'anno 1434-1435. La compensazione avveniva in altro modo, con la mediazione dello stesso B. per affari del Balbi (garanzia per un credito avuto dal Balbi su titoli di stato, raccolta di lettere di credito da scontare attraverso i buoni uffici della banca Balbi, spedizione di merce del B. sotto il nome del, Balbi, che veniva così garantito dei crediti concessi, ecc.).
Dai fratelli Vittore, Albano e Giovanni Cappello il B. ottenne segnalati favori, soprattutto per la funzione da loro svolta come agenti di credito suoi sulla piazza di Londra, nel periodo della quarta decade del secolo.
Per conto della madre dei Cappello, Coronea, il B. compì alcune operazioni commerciali consistenti nell'acquisto di vino e granaglie per la sua casa e per il personale di servizio; ugualmente rese alcuni servigi alla sorella di Coronea, Cristina da Canale, e nel 1439 sposò una figlia di Coronea, anch'essa di nome Cristina, che ricevette una dote di ben 4.000 ducati, 3.000 come parte della moglie e 1.000 come quota del marito. In cambio il B. dovette assumersi impegni circa il mantenimento di Coronea, poiché alla morte di quest'ultima, avvenuta nel 1445, egli pagò tutte le spese per le cure della malattia e della sepoltura, scaricandole sul conto della moglie.
Con l'aumento delle entrate e l'allargarsi della famiglia - nacquero due figli, Niccolò ed Alvise, nel 1440 e nel 1443 - aumentarono anche le spese del tenore di vita del B., che aveva ormai tre schiavi (due donne ed un uomo) di sua proprietà. Tuttavia la massima parte della liquidità del B. continuò ad essere investita in imprese commerciali: e nel 1442, quando egli aveva un giro di affari tra Londra e l'Egitto valutabile intorno ai 10.000 ducati, era costretto ad impegnare un anello per 10 ducati.
Nel 1443, comunque, il B. acquistava una tenuta di campagna a Montebelluna e vi faceva costruire la sua residenza estiva: i suoi affari erano soprattutto concentrati nell'attività mercantile e nel traffico di lettere di credito tra Bruges e Damasco. Divenne anche una sorta di commerciante generale di vestiti inglesi, preoccupandosi soprattutto della vendita in Italia della merce: si ha notizia di vendite in piccole partite a Ferrara, Verona e Venezia. Dopo aver variamente operato come commerciante all'ingrosso e al dettaglio di stoffe e vestiti già tagliati, a seconda della possibilità consentitagli dalle altre sue attività commerciali, dal 1439 affidò ad Alvise di Stropi l'incarico di confezionare i vestiti per conto suo. Mentre, con l'andare del tempo, i suoi rapporti commerciali ed economici con i Cappello e i Balbi si andavano facendo meno stretti, il B. assumeva al suo servizio i due fratelli Andrea e Alvise di C. da Mosto, il quale ultimo fece così le sue prime esperienze marinare sotto il B., prima di diventare celebre con l'esplorazione delle isole del Capo Verde. Andrea da Mosto diventò il principale collaboratore del B. e della sua famiglia, quando egli morì nel 1449, lasciando una fortuna valutata intomo ai 10.000 ducati. In una trentina d'anni aveva moltiplicato di cinquanta volte il modesto capitale iniziale di duecento ducati che la madre gli aveva dato quando aveva preso le grandi vie del mare.
Fonti e Bibl.: Sulla vita, le attività commerciali, nei loro dettagli (libri di entrata e uscita, descrizione delle merci ecc.), unico e completo lavoro di F. C. Lane, A. B., merchant of Venice, 1418-1449, Baltimore 1944, da cui sono state tratte le notizie per la biografia (pp. 15-33).