BERNARDINI, Andrea
Nacque a Buti (Lucca) nell'agosto 1824. Apprese le prime nozioni di solfeggio dal padre, dilettante di musica, che lo introdusse, ancora fanciullo, nella cantoria della chiesa maggiore. In questo periodo fu allievo di F. Filippi, maestro della cantoria, anch'egli dilettante; fu poi affidato a un certo maestro Meliani di Calcinaia. Aveva appena otto anni quando il maestro G. Naldi di Pescia, compreso il suo talento, volle prenderlo con sé.
Lo studio di questi anni fu così serio e intenso che in breve tempo il B. divenne ottimo pianista e organista, tanto che a soli sedici anni gli venne affidato l'insegnamento del solfeggio agli alunni del Naldi. Istruito nel contrappunto ed esperto d'orchestrazione, cominciò a dividere con questo anche il servizio delle cappelle. Recatosi a Pistoia per sostituire il maestro, che doveva concertare un'opera nel teatro di quella città, sorprese tutti per l'abilità e la padronanza dimostrate durante l'esecuzione.
Nominato organista nel duomo di Pescia, il B. divenne in seguito maestro di cappella, sostituendo o alternandosi col Naldi. Sempre a Pescia, fu poi chiamato alla direzione della banda civica e l'esperienza di questi anni, dovendo egli comporre, ridurre, trascrivere musica, si rivelò utile per la sua futura attività di compositore. Ancora giovanissimo, egli compose musica da ballo, così gaia ed elegante da acquistargli fama anche fuori di Pescia: nel 1842 alcune sue composizioni vennero eseguite al Casino di Montecatini alla presenza del granduca di Toscana Leopoldo II, il quale si interessò personalmente al giovane musicista; nel 1846 il B. vinse una gara tra i compositori di tal genere di musica. Essendo stato inaugurato, nel 1843, per iniziativa di alcuni cittadini detti "Riuniti ", un teatro in Buti, il B. fu chiamato a dirigervi due opere di G. Donizetti. Venne poi riconfermato nell'incarico per l'anno 1846 (diresse La Sonnambula di V. Bellini) e nuovamente nel 1847 (per la Norma di Bellini e la Lucia di Lammermoor di Donizetti). Nel 1846 G. Pacini, recatosi a Buti per la direzione di una Messa, lo esortò a perfezionarsi negli studi; uguali consigli gli dette il celebre violinista A. Bazzini, che gli ottenne, da Niccolò Puccini, musicofilo e mecenate, lettere di presentazione per Rossini, allora direttore del liceo rnusicale di Bologna, e per il marchese C. Pizzardi. Il B. iniziò quindi a studiare a Bologna con il maestro Fabbri; quivi sottopose in esame a Rossini il Credo della Messa composta a Pescia: ne ebbe un giudizio lusinghiero e incoraggiamenti; su una sua romanza, All'urna che di lacrime, il celebre musicista, lodando il talento del giovane, appose la dicitura "Riveduta da me Giovacchino Rossini ". Tuttavia il B., per la morte del padre (1847), fu costretto a lasciare Bologna e a interrompere i suoi studi. A Buti riassunse la direzione della banda.
Esortato da Rossini e da A. Pacini, il B. scrisse una Messa solenne a piena orchestra; ma il suo ritorno ufficiale nel mondo artistico ebbe luogo nel 1866 nel duomo di S. Martino in Lucca, quando il Pacini, per farlo ammettere come compositore alle solenni funzioni della s. Croce, dirésse il suo Credo.
Un favorevolissimo giudizio sul Credo,giudicato dal Pacini come modello di musica religiosa (Del Torso), apparve su vari periodici dell'epoca. Nel maggio 1868 il musicista era chiamato a Roma da D. Mustafà per dirigere il Credo nella chiesa di S. Silvestro in Capite;scrisse allora Carlo d'Ormeville: "Le tradizioni del canto ecclesiastico, lasciateci dal Marcello… dall'immortale Palestrina, …sono quelle eseguite dal Bernardini" (Dal Torso); gli accademici di S. Cecilia gli conferirono il diploma di "maestro compositore onorario ".
Tornato a Lucca nel 1868 per le solennità della s. Croce in S. Martino (13 e 14 settembre), il B. vi diresse alfine la sua Messa, con il concorso di oltre duecento esecutori e la partecipazione dei cantori della Cappella Sistina, D. Mustafà e P. Meniconi. L'anno successivo iniziò la composizione dei Vespri,per la solennità dell'Esaltazione della Croce., che portò a termine solo nel 1870: questa nuova fatica, compiuta in un momento assai difficile della sua vita (gli era morta la moglie), gli procurò nuove soddisfazioni; soprattutto il Mottettone a due cori, grande orchestra e banda, entusiasmò il pubblico durante l'esecuzione effettuata in S. Martino nel settembre 1870; e così fu pure per il Magnificat.
L'ultima composizione del B., l'inno Vexilla,fu accolta con un trionfo: egli ottenne la cittadinanza onoraria di Lucca e venne iscritto nel ruolo dei maestri della Confraternita di S. Cecilia in Lucca, detta anche Compagnia dei musici, istituzione indetta per le annuali celebrazioni della festa della santa (22 novembre). Sempre in questi anni, membro della commissione istituita dal Consiglio comunale di Lucca sull'adozione dell'uniclavio nell'insegnamento musicale, il B. riuscì a far prevalere il parere favorevole al sistema tradizionale del setticlavio. Fu poi invitato a Pescia per eseguirvi il Vespro,con la partecipazione di cantori della Cappella Sistina. Tornato quindi a Lucca per dirigervi una sua Messa,fece conoscere un Kyrie e un Credo, appena composti, che gli valsero nuovi consensi per l'elaborata ed elegante orchestrazione. Nel 1875 gli venne conferito, su proposta del ministero della Pubblica Istruzione, l'ordine di cavaliere della Corona d'Italia; tuttavia, nonostante i riconoscimenti, il B. da questo momento fino alla morte abbandonò quasi del tutto l'attività artistica. Un suo ritorno alla composizione ebbe luogo nel 1896, quando completò una Messa e scrisse forse una Sinfonia a grande orchestra, uno Stabat e pochi altri pezzi sacri e per banda. Morì a Buti il 30 ott. 1900
Delle sue opere, tutte rimaste manoscritte, si conservano nella Biblioteca del Seminario di Lucca varie composizioni religiose, tra le quali degne di speciale ricordo sono: i salmi Domine, Dixit, Confiteor, Beatus vir, Laudate Dominum;il cantico Magnificat del primo vespro per la solennità della s. Croce, a due cori e grande orchestra; una Messa a otto voci reali e grande orchestra; Christus venit. Mottetto a due cori, concertato con orchestra e banda (Mottettone); un Mottetto per voce di soprano scritto espressamente per l'esimio artista Sig. Domenico Mustafà Maestro e Cantore della Cappella Pontificia in Roma (Dulce lignum); l'inno Vexilia,aquattro voci di concerto, due cori e grande orchestra; e una Salve Regina, a tre voci.
Bibl.: V. E. Dal Torso, Cenni biogr. del cav. maestro A. B.,Buti 1876; L. Nerici, Storia della musica in Lucca, in Mem. e doc. per servire alla storia di Lucca, XII, Lucca 1880, passim (v. Indice,p. 432); G. Gaspari, Cat. della Bibl. del liceo musicale di Bologna, II, Bologna 1892, p. 116; C. Belloni Filippi, M°cav. A. B. da Buti,in Vedetta artistica,2 genn. 1901, 1-2, numero speciale; A. Bonaccorsi, Il Mottettone della S. Croce nella Cattedrale di Lucca,in Note d'Arch. per la storia musicale,XVII(1940), 1-2, p. 64; Lucca, Bibl. del Seminario. Catal. delle musiche stampate e manoscritte del fondo antico, a cura di E. Maggini, Milano 196s, pp. 217 s., 240.