BORDONE, Andrea
Le scarse notizie intorno a questo pittore ci provengono essenzialmente dai suoi dipinti, tutti diligentemente firmati, sparsi in varie chiese e conventi della Puglia, in particolare della Terra di Bari. Da essi apprendiamo il suo nome e la sua origine romana, mentre le date, quasi sempre apposte accanto alle firme, segnano i limiti e le tappe principali della sua attività pugliese. In un solo documento, citato dal Santeramo, con la data del 15 maggio 1596, il nome del pittore appare accompagnato dall'espressione "Baroli habitator". Il documento si riferisce a un Redentore con s. Lorenzo e s. Pietro apostolo, destinato alla cappella del Santissimo nella cattedrale di Barletta: il quadro, identificabile con quello dello stesso soggetto tuttora nella stessa chiesa, dovrebbe essere il più antico tra quelli dipinti dal B. in Puglia sinora rintracciati. Seguono, in ordine di tempo, una Madonna del Soccorso con s. Giuseppe e s. Francesco di Paola, datata 1597, nella chiesa di S. Bernardino a Molfetta, un S. Antonio da Padova, del 1619, nella sacrestia della chiesa di S. Antonio a Bari, una Madonna con Bambino in gloria,s. Ambrogio,s. Agostino e s. Monica, datata 1624, nella chiesa di S. Ambrogio dei Milanesi a Bari, una grande Immacolata con s. Giovanni Battista e l'angelo custode, datata 1625, attualmente nel castello svevo di Bari, ma proveniente dalla chiesa di S. Giovanni Battista della stessa città, e infine, nella sacrestia della chiesa di S. Bernardino a Molfetta, una Madonna col Bambino in gloria,s. Giuseppe,s. Francesco d'Assisi e S. Biagio, del 1629, ultima data riferibile il pittore, che probabilmente moriva poco dopo. Senza data sono invece un S. Gregorio Magno nell'episcopio di Bitonto e una S. Caterina d'Alessandria nella chiesa di S. Maria di Nazareth a Barletta.
Questo è, sino ad oggi, il catalogo delle opere pugliesi del B., esiguo, ma destinato molto probabilmente ad arricchirsi, in seguito alla campagna di restauri in corso attualmente nella regione. Non abbiamo traccia, invece, dell'attività precedente il suo trasferimento in Puglia, svolta a Roma, probabile città natale, o a Napoli, dove, a giudicare dallo stile dei suoi dipinti, dovette certamente soggiornare.
Secondo l'opinione più diffusa, il pittore dovette giungere in Puglia intorno all'ultimo decennio del sec. XVI, al seguito di Gaspar Hovic, un fiammingo, nativo di Audenarde, trapiantatosi, dopo molti vagabondaggi, in quella regione, dove la sua pittura ebbe una notevole parte nel quadro del rinnovamento in senso occidentale, manieristico, del gusto locale, ancora fedele, sino a tutta la metà del sec. XVI, alla tradizione bizantineggiante e tardogotica. Dello Hovic il modesto pittore romano dovette essere dapprima un seguace e un ammiratore, a giudicare dall'impronta lasciata dallo stile del fiammingo nella sua opera; in seguito, probabilmente, un compagno e un collaboratore, date le frequenti interferenze e coincidenze tra la produzione dell'uno e quella dell'altro. Nel caso del B., si tratta per lo più di vaste tele, pale d'altare, di tono, potremmo dire, ufficiale e di fruizione largamente popolare: composizioni semplici, tradizionali, ancor memori delle "sacre conversazioni" rinascimentali, dalle iconografle chiare e particolareggiate, che dovevano rendere immediatamente comprensibile a tutti il significato delle raffigurazioni. Nessuna tentazione narrativa, pochi squarci di paesaggio, sempre relegati nello sfondo e subordinati alle statuarie figure dei santi protagonisti. Manierismo, per il B., non significa quindi adesione a complesse poetiche, rovello stilistico e morale, ma semplicemente ossequio a canoni stilistici e iconografici ormai acquisiti, modo di atteggiare le immagini secondo schemi prefissati, adozione di una particolare tavolozza, giocata su accostamenti cromatici disarmonici e stridenti; significa soggezione completa ai dettami della Controriforma, che una pittura come la sua poteva divulgare negli strati più larghi della popolazione: non per nulla le più importanti commissioni gli vengono da conventi e confraternite, più raramente da privati. E ciò spiega anche il successo incontrato dalla sua modesta produzione in una terra dove pittura significa presentazione più che rappresentazione, stile si confonde spesso con maniera e le novità sono accolte con diffidenza e accettate solo quando non sono più tali.
Bibl.: Manca uno studio specifico sul B. e anche gli interventi critici sono brevi e sporadici. Citato più volte in guide e storie locali (G. Petroni, Della storia di Bari, Napoli 1858, II, p. 395; A. Salvemini, Saggio storico della città di Molfetta, Napoli 1878, II, p. 37; G. Valente, La cattedrale di Bitonto, Bitonto 1901 , p. 57; F. Colavecchio, Guida di Bari, Bari 1910, p. 62; S. Santeramo, Il simbolismo della cattedrale di Barletta, Barletta 1917, pp. 151 s.; A. Fontana, Guida storico artistica di Molfetta, Molfetta 1963, p. 22; G. Capursi, La chiesa di S. Bernardino di Molfetta, Molfetta 1964, pp. 12-27), il nome del pittore fu reso noto alla critica da M. D'Elia, che a più riprese tornò sull'argomento, sia pur di sfuggita (Gaspar Hovic, in Commentari, XIII [1962], 1, p. 63 nota; Mostra dell'arte in Puglia [catal.], Roma 1964, p. 134; Prima mostra dei dipinti restaurati, Roma 1968, pp. 14 s., 21), seguito da M. S. Calò, L'attività pugliese di G.Hovic,pittore fiammingo, in Bulletin de l'InstitutBelge de Rome, XXXIV (1962), p. 478, che al pittore dedica più ampio spazio nella sua ultima pubblicazione (La pittura del Cinquecento e delprimo Seicento in Terra di Bari, Bari 1969, pp. 184-188). Questi ultimi studi sul B. si fondano, dal punto di vista documentario, in gran parte sulle pazienti ricerche di A. Gambacorta, che hanno largamente contribuito alla conoscenza dell'artista e della sua opera (Storia della pittura aBari nel sec. XVII, in Tempi nostri, XIII [1967], n. 37, p. 6; Pittori del secolo XVI-XVII in Puglia,ibid., n. 46, p. 6; A. B. e Nicola de Marinis pittori dei secc. XVI-XVII in Puglia,ibidem,XIV [1968], n. 14, p. 11).