BUSIRI VICI, Andrea
Nacque a Roma il 7 genn. 1818, nella casa materna in via del Pozzetto, da Giulio Cesare, letterato romano, e da Barbara Vici, unica figlia dell'architetto Andrea Vici di Arcevia, del quale, per disposizione testamentaria, i discendenti aggiunsero al proprio il cognome. Rimasta vedova, la madre sposò in seconde nozze, nel 1819, Clemente Folchi, architetto, ingegnere e archeologo romano, che il B. amò come padre e di cui eseguì anche vari ritratti. Convittore a S. Pietro in Vincoli, egli si dedicò dapprima alla pittura, sotto la guida di G. Silvagni, ma seguì quindi gli studi di architettura e ingegneria, vincendo già nel 1840 il concorso annuale indetto dalla Congregazione dei Virtuosi del Pantheon, con un progetto che fu anche pubblicato, e laureandosi nel 1844 a pieni voti all'università della Sapienza. Tenente del genio pontificio, nel 1849 non volle prestare giuramento alla Repubblica romana.
Nel corso della sua lunga esistenza, ebbe modo di fare varie esperienze stilistiche, dal secondo neoclassicismo al neorinascimentale, al neogotico, al cosiddetto umbertino, mantenendosi costantemente a un livello sobrio e razionalmente avanzato. Per oltre un quarantennio fu architetto della famiglia Doria: uno dei più interessanti lavori dal punto di vista tecnico fu la cavallerizza coperta (1847) nel vasto cortile di palazzo Doria sul lato di via del Plebiscito, in cui per la prima volta a Roma veniva adottata una copertura metallica, per un ambiente di m. 33 × 19, alto m. 12 (in seguito demolita; sostituita nel 1883 da un edificio dello stesso Busiri Vici). Sempre per i Doria, nel 1877 aggiunse al palazzo un'ala su piazza Grazioli. Nel 1859 progettò l'arco trionfale dopo l'ingresso della villa sul Gianicolo, al posto del casino dei Quattro Venti, andato distrutto nei combattimenti del 1849.
Come primo architetto della Fabbrica di S. Pietro, eseguì importanti opere, tra le quali si ricordano: la sistemazione urbanistica di piazza Mastai in Trastevere (1863-64); il sobrio palazzo della Dataria apostolica sulla salita dell'omonima via presso il Quirinale (1860; nel 1884 fece un nuovo atrio); il Collegio americano del Nord, nell'isolato fra piazza della Pilotta e le vie dell'Archetto e dell'Umiltà, e quello americano del Sud in piazza della Minerva (1866-67); il penitenziario di Civitavecchia (1857); il monastero e la cappella votiva annessi alla basilica di S. Agnese in via Nomentana (1855); quasi tutti questi lavori sono illustrati in incisioni nel volume Le scienze e le arti sotto il pontificato di Pio IX, edito a Roma nel 1865. Numerose le opere sacre, fra cui la cattedrale di Ferentino (1863-64), il collegio e la chiesa di S. Paolo in Dublino (1859), la chiesa romana di S. Giuseppe Calasanzio in via Cavallini (1888-89). La chiesa di S. Vincenzo de' Paoli (1893-95), presso piazza Bocca della Verità, a tre navate con 12 colonne per lato, e altrettante al piano superiore, è di gusto romanico, ma in un'interpretazione eclettica non solo per il doppio, e fino allora insolito, ordine d'arcate, ma per l'introduzione delle volte a crociera ribassata a sostegno dei matronei e per l'architettura dell'abside, nella quale si aprono alte finestre lombardesche. Monumentali le cappelle sepolcrali al Verano per la Congregazione di Propaganda Fide (1888) e per l'Ordine dei domenicani, entrambe costruite in travertino e cortina di mattoni.
Tra i progetti del B. non realizzati merita particolare menzione quello relativo ai restauri che si sarebbero dovuti eseguire nella basilica di S. Giovanni in Laterano (24 disegni esecutivi furono depositati in prefettura nel 1878).
Il B. prevedeva anche il trasporto dell'intera abside costantiniana, pericolante, per conservarla intatta, e con una pubblicazione protestò contro i lavori eseguiti nel 1884 dall'architetto V. Vespignani (con il quale fu in polemica competizione per tutta la vita), che comportarono la demolizione della antica abside e la distruzione di importanti memorie romane e medievali. Con questa proposta egli anticipava i moderni criteri di restauro, intesi alla scrupolosa conservazione dei monumenti senza innovazioni e completamenti ad arbitrio dei singoli architetti (ma tra i suoi progetti c'è pure quello per la demolizione della "spina" dei Borghi).
Altri suoi progetti degni di nota (quasi tutti pubblicati) riguardarono un auditorium, ponti metallici sospesi sul Tevere e sistemi di ponteggi, pressoché identici a quelli ora in uso, per consentire la circolazione in Roma durante le inondazioni. Ebbe vasta risonanza anche all'estero la polemica divampata sulla stampa, nel 1886, in seguito al grido d'allarme rivolto da F. Gregorovius al B., allora presidente dell'Accademia di S. Luca, perché cessassero le devastazioni che si andavano compiendo a Roma, divenuta capitale d'Italia: il B., però, sostenne le necessità dello sviluppo della città (Lettera aperta all'ill.mo dott. Ferd. Gregorovius, in L'Opinione, 7 apr. 1886).
Il B. era divenuto accademico di merito di S. Luca nel 1859, e, in seguito vi fu professore per l'architettura pratica; nel biennio 1886-87 ricoprì la carica di presidente e in ultimo fu emerito decano. Fu membro di numerose altre accademie italiane e straniere e ricevette molte onorificenze pontificie e del Regno d'Italia. Fecondo scrittore anche di cose d'arte e di curiosità romane, pubblicò numerosi libri e articoli che illustrò con disegni di architettura ed anche umoristici, per i quali aveva una vena particolare e che costituiscono un'interessante documentazione della vita e delle usanze della Roma dell'800. Dalle sue nozze con Bianca Vagnuzzi, romana, ebbe numerosi figli, tra cui Carlo Maria, anche lui architetto.
Morì a Roma il 12 nov. 1911.
Tra gli scritti del B., tutti pubblicati a Roma, citiamo: L'Obelisco Vaticano nel terzo centenario della sua erezione, 1886; Giubileo della Felicità,della Sventura,dell'Arte, 1891; Quarantatré anni di vita artistica, 1991; La piazza di S. Pietro in Vaticano, 1893: Sessantacinque anni delle Scuole di Belle Arti dell'Insigne Accademia di S. Luca, 1895; La conservazione,il decoro e la difesa della patriarcale basilica del Principe degli Apostoli, 1897; Riforma artistica delle decorazioni,addobbi e luminarie della Basilica Vaticana,Studi e disegni del professore A. B. V., Primo architetto della Rev.da Fabbrica, 1898.
Fonti e Bibl.: Necr., in Annuario della R. Accad. di S. Luca, I (1909-1911), p. 182; A. Nibby, Itinerario di Roma, Roma 1861, pp. 247, 451 s.; Album biogr. di Roma: A. B. V., Roma 1876; A. B. V., Lettera al sindaco di Arcevia, in Nuova rivista misena, I (1888), pp. 13 s.; I doni artist. del comm. B. V. alla regia scuola tecnica di Arcevia,ibid., pp. 28 s.; Il ritratto del cav. A. V. donato alla regia scuola tecnica di Arcevia,ibid., p. 45; A. A., La nomina del comm. B. V. a cittad. onorario di Arcevia,ibid., III (1890), p. 64; Id., La visita del comm. B. V., ibid., p. 94; L. Callari, Storia dell'arte contempor. ital., Roma 1909, p. 13; D. Angeli, Le chiese di Roma, Roma s.d. (ma 1912), ad Indicem;G. Tardini, Basilica Vaticana e Borghi, Roma s.d., (ma 1936), pp. 53, 59, 68, 100 ss., 107; N. Tarchiani, L'archit. ital. dell'Ottocento, Firenze 1937, pp. 60 s.; U. Pacifici, C. Folchi…, in Arch. d. Soc. rom. di storia patria, LXIII (1940), pp. 193 s.; A. Schiavo, Villa Doria Pamphili, Milano 1942, pp. 126, 143, e passim; S. Negro, Seconda Roma 1860-70, Milano 1943, pp. 2 s.; A.Busiri Vici jr., Passaporti pontif. dell'Ottocento, in Strenna dei romanisti, XXII (1961), pp. 180-186;Id., La Casina Vagnuzzi sulla Flaminia, in Palatino, VII (1963), pp. 98-101;Id., Autografi del patriarca di Venezia Giuseppe Sarto, in Strenna dei romanisti, XXVII (1966), pr. 69-73; P. Portoghesi, L'eclettismo a Roma,1870-1922, Roma s.d., pp. 2, 199, figg. 3-6; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 288; Encicl. Ital., VIII, pp. 159 s.; Diz. encicl. di architettura e urbanistica, I, Roma s.d.(ma 1968), p. 450.