CAMERATA (Camarata), Andrea
Figlio di Carlo, nacque nel 1712, secondo il necrologio che lo dichiara ottantunenne nel 1793, o nel 1714, secondo il Gattinoni il quale, inoltre, senza però specificare le proprie fonti, assicura che il C. venne al mondo in Venezia da famiglia d'origine bergamasca e che il padre era tintore, aggiungendo che, in giovane età, l'artista sarebbe stato mandato a studiar architettura a Roma. Nel 1746 il C. presenta ai padri serviti di Udine i progetti della cappella di S. Luca e relativo altare da erigere ad ampliamento della chiesa di S. Maria delle Grazie che, in quell'anno stesso, era stata compiuta su "disegno venuto da Roma e modificato dal Massari": questi, a sua volta, sottopone un'invenzione per il solo altare, del nuovo vano. Nonostante che il civico Consiglio udinese si fosse preventivamente accollato il carico delle spese, tuttavia solo con terminazione del 13 giugno 1761 esprimerà un definitivo responso sulle proposte, accettando il progetto del C. per la cappella e quello del Massari per l'altare: i lavori, tosto avviati, saran conclusi nel 1770. Di fatto, possiamo pensare che l'intero complesso della cappella - essendo morto sin dal marzo 1757 il Massari - sia da riferire alla responsabilità non solo esecutiva del C. che palesa, in questa sua primizia integralmente pervenutaci (e destinata a restar l'opera sua nota di maggiore impegno), una aderenza riguardosa, sebben quasi scolastica, ai modi del maggior architetto, talché non si rischia di forzare il vero escludendo che la presentazione da parte d'entrambi dei disegni nel 1746 sia avvenuta su un piano di tesa concorrenza. D'altra parte, il nome del Massari ricorre di continuo nella vicenda del C.; che è stata - occorre avvertire - sin qua restituita dagli storici con notevoli sfocature e imprecisioni. Il 7 sett. 1755 il C. è incaricato dai procuratori de supra di esaminare, insieme con il Temanza, il modello per la sistemazione degli edifici laterali alla torre dell'Orologio a Venezia, approntato nel marzo precedente dal Massari appunto che, a partir dal 1751, aveva diretto il restauro e il rinnovamento dell'addobbo della sola torre: tuttavia, il giudizio che accetta sostanzialmente quel programma grafico limitandosi a pochi ritocchi, all'atto dell'approvazione il 26 luglio 1756, non reca che la firma del Temanza. Il C. però affianca subito nella direzione dei lavori il Massari e, alla morte di questo, ne assume integralmente il compito, mantenendolo sino alla conclusione dell'impresa, databile alla primavera del 1758 (secondo altra fonte, al 1760). Non vi son ragioni per dubitare che egli abbia sostanzialmente rispettato il modello consegnato, anche se suggeriva, prima del 16 apr. 1757, di aggiungere due colonne corinzie per ogni vano tra i pilastri sostenenti le fabbriche adiacenti la torre "per ridurne l'innaturale ampiezza" (Erizzo) con più stretti intercolumni. La proposta - preventivamente dai provveditori rimessa all'esame del Poleni, il cui responso risulta favorevole - fu realizzata: e susciterà lo scherno di Carlo Lodoli ("lustrissime siore colonne cossa feu qua? Non lo savemo in verità"). Si tratta, in effetti, di un intervento dettato da uno scrupolo di natura sostanzialmente manualistica, ostile alla libertà della licenza e attento a una distribuzione dello spazio ordinata e regolata che par aver spento certe inclinazioni estrose e una più dinamica concezione pur avvertibili nella cappella di S. Luca. La successione al Massari nei lavori per la torre dovette significare per il C. l'assunzione della più ampia responsabilità di architetto ufficiale della Procuratia de supra, tenuta dal predecessore: nel nuovo ruolo, egli cura, all'interno della loggetta sansoviniana del campanile al cui restauro il Massari ancora s'era applicato dal 1749 sino alla morte, la "guernizione" "di belle spaliere, di fini marmi, e di altre circostanze adattate a sì rispettabile stanza" (Gradenigo). Il 24 giugno 1762, all'indomani della disastrosa caduta di un fulmine sul campanile di S. Marco, il C. stende una attenta e precisa relazione intorno ai danni causati e la presenta, con un preventivo di massima, ai provveditori de supra dei quali doveva continuar ad essere l'architetto ufficiale. È comunque impossibile precisare se gli sia stato affidato il restauro.
Non son state rintracciate notizie su un'attività eventualmente esplicata dal C. per la committenza privata: e un'informazione (Gattinoni) sui suoi legami col patriziato colto e, in particolare, con Marco Foscarini, non trova l'avallo di documenti, quantunque la si possa giudicare per un verso attendibile e per l'altro suggestiva: il gentiluomo, morto nel 1763 (quando la figura dell'architetto sembra rientrare nell'ombra), fu procuratore di S. Marco dal 1741, e in precedenza, dal 1737 al 1740, s'era intrattenuto a Roma. Ma bisogna, infine, sottolineare che le testimonianze raccolte e opportunamente confrontate con le due concrete prove realizzate e pervenuteci disegnano i lineamenti della personalità assai modesta di un tecnico delle costruzioni - di un "proto" - piuttosto interessato, e usato, nell'esecuzione corretta e diligente d'invenzioni altrui che impegnato al livello della tensione creativa.
Per più di vent'anni non si hanno notizie del C - sino alla morte avvenuta a Venezia il 2 nov. 1793.
Fonti E Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Procuratia de supra, Decreti e terminazioni, reg. 155, passim;Ibid., Casier Chiesa, reg. 23, passim; Ibid., Provveditori alla Sanità. Necrologi, reg. anno 1793, c.320; Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Cod. Gradenigo 200, Notatorio IV, c. 78v (alla data 22 sett. 1759) e Notatorio VI, c. 11v (alla data 27 maggio 1760); A. Calogerà, Nuove memorie per servire alla storia letteraria..., II, Venezia 1759, pp. 3 ss.; G. B. Galliccioli, Delle memorie veneziane antiche profane ed ecclesiastiche, I, Venezia 1795, p. 270; L. Cicognara-A. Diedo G. A. Selva, Le fabbriche più cospicue di Venezia, I, Venezia 1815, p. 52; G. A. Moschini, Guida per la città di Venezia, I, Venezia 1815, p. 515; F. Maniago, Guida di Udine, Udine 1839, p. 42; Venezia e le sue lagune, II, 2, Venezia 1847, pp. 374 s.; N. Erizzo, Relazione storico-critica della torre dell'Orologio di S. Marco in Venezia, Venezia 1860, pp. 94, 97, 100, 168, doc. XVIII;A. Picco, Illustraz. dei lavori d'arte... nella chiesa della Beata Vergine delle Grazie..., Udine 1887, passim;G. Gattinoni, Ilcampanile di S. Marco..., Venezia 1910, pp. 104-106; L. Livan, Notizie d'arte tratte dai Notatori e dagli Annali del N. H. Pietro Gradenigo, Venezia 1942, pp. 42 s., 53; A. Massari, GiorgioMassari architetto veneziano del Settecento, Venezia 1971, pp. 55 s., 110 s.; U. Thieme-F. Becker, Künsterlexikon, V, p. 434.