CATTANEO (Cattani), Andrea (Andrea da Imola)
Originario di Imola, non se ne conoscono le date di nascita e di morte: la sua attività fu quella di filosofo e di medico. Dalle Deliberazioni dello Studio fiorentino e pisano risulta che a partire dal 5 genn. 1502 fu lettore ordinario di filosofia presso lo Studio fiorentino, e che venne confermato anche per il 1503 tali dati possono forse contrastare con quanto afferma il Fabroni, il quale lo cita come professore ordinario di medicina a Pisa dal 1501 al 1506, senza soluzione di continuità. Ma l'inconsueto sovrapporsi di incarichi che sembrano essere stati ricoperti dal C. nei primi anni del secolo non si limita a questo. Per quanto riguarda la propria attività a Firenze, nel proemio al suo Opusde intellectu egli lamenta il fatto che i doveri di medico gli abbiano impedito di dedicarsi alla filosofia con l'assiduità che avrebbe desiderato: fu infatti preposto all'ospedale di S. Maria Nuova per vari anni. E dal citato proemio si deduce che ricoprì tale carica nei primi anni del gonfalonierato di Pier Soderini, iniziato nel 1502.
Il suo insegnamento fiorentino del 1502-1503 s'imperniò sul commento al De anima di Aristotele: svolse il suo corso conformandosi alla dottrina di Avicenna, da lui ritenuta la più vicina al cristianesimo. E al pensiero di Avicenna s'ispira pure il suo Opus de intellectu et de causis mirabilium effectuum, che costituisce uno dei migliori documenti della diffusione dell'avicennismo nella cultura fiorentina dell'epoca. L'opera, dedicata a Pier Soderini, fu pubblicata probabilmente a Firenze, senza data e senza indicazioni di stampa. Thorndike propone come data di pubblicazione il 1507,mentre Garin l'anticipa al 1504, fondandosi sul fatto che nel proemio l'autore afferma di aver commentato il De anima nell'anno precedente.
Il testo è diviso in tre trattati: "De intellectu","De felicitate","De causis mirabilium effectuum". I primi due sono fedeli esposizioni delle dottrine avicenniane: nell'uno si discute dell'origine dell'anima (da Dio o dalle intelligenze motrici), del principio di moltiplicazione delle anime, della possibilità della generazione spontanea, dell'intelletto attivo e passivo; nell'altro si tratta della felicità dell'anima e della sua separazione dal corpo. Il terzo trattato ha come oggetto le profezie e gli incantesimi, dei quali il C. si propone di ricercare le cause naturali, facendo frequentemente riferimento alle proprie esperienze di medico. Le conclusioni dell'Opus si possono così riassumere: per quanto riguarda l'anima umana, essa è immagine dell'anima celeste e dell'intelletto attivo o, in altre parole, della decima intelligenza che muove la sfera della Luna; per quanto riguarda gli effetti magici e gli incantesimi, essi non dipendono da demoni, ma da un principio vitale che viene introdotto negli oggetti materiali. Come rileva il Thorndike, si può ritenere che le tesi del C. su quest'ultimo argomento non siano rimaste senza influenza sulle concezioni esposte da Pomponazzi nel De incantationibus.
Nel 1506 il C. passò ad insegnare filosofia all'università di Bologna; l'anno successivo, nella stessa università, iniziò invece l'insegnamento di medicina, mantenendo tale incarico fino al 1527. Dopo tale data non si hanno più sue notizie.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Deliberaz. dello Studio fiorentino e pisano, 1492-1503, f. 179r; I Rotuli... dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, a cura di U. Dallari, I-II, Bologna 1888-1924, ad annos;A. Fabroni, Historia Academiae Pisanae, I, Pisis 1791, pp. 392 ss.; L. Thorndike, History of magic and experimental Science, V, New York 1959, pp. 90 s.; E. Garin, Medioevo e Rinascimento, Bari 1961, pp. 42 s., 164, 329; Id., La cultura filosof. del Rinascimento ital.,Firenze 1961, pp. 115, 190 (alle pp. 124-26 è il proemio dell'Opus de intellectu et de causis mirab. effectuum).