CONTARINI, Andrea
Figlio di Bertuccio di Andrea, del ramo di S. Paternian della nobile famiglia veneziana, nacque nella seconda metà del sec. XIV. Scarse le informazioni in nostro possesso relative al padre; assoluto il silenzio delle fonti note sulla madre - ne ignoriamo perfino il nome -, sui primi anni, sulla giovinezza e sulla formazione dei C., che viene ricordato per la prima volta nel 1415, quando fu sottoposto ad una prova d'età. Sembra da escludere che tale controllo fosse finalizzato all'ingresso nel Maggior Consiglio (in questo caso si sarebbe potuta stabilire, sia pure approssimativamente, la data di nascita del C.); è più probabile che si sia trattato della verifica cui erano di norma sottoposti i patroni di galera. Sposò, ignoriamo quando, Loredana - o Suordamor - di Vettore di Donà Soranzo, dalla quale ebbe nel 1417 un figlio, Bertuccio, che nel 1448 fu rettore a Tine.
Poco possiamo aggiungere a queste fin troppo succinte notizie: l'omonimia con numerosi altri Contarini suoi contemporanei (basterà ricordare, tra gli altri, un Andrea di Alvise di Zaccaria, un Andrea di Luca di Zaccaria, un Andrea di Antonio di Marin, un Andrea di Niccolò di Fantin, un Andrea di Ruzzier di Marco, un Andrea di Bortolo di Zanotto) rende allo studioso moderno problematica la identificazione dei diversi momenti della vita del C., e malsicuro ogni tentativo di ricostruzione della sua biografia. In particolare, è difficile distinguere tra il C. ed un Andrea di Marco Contarini più volte consigliere e avogador di Comun, provveditore di Terraferma, podestà di Treviso e procuratore de citra, morto nel 1443, perché le stesse fonti equivocano tra i due, fornendo nei loro confronti informazioni spesso contraddittorie. Così, secondo un ms. della Bibl. Marciana, nel 1405 il C. amministrò un'ambasceria a Firenze, allo scopo di pacificare quella città con Pisa; secondo i registri dei Senato, invece, l'importante missione sarebbe stata affidata ad Andrea di Giovanni Contarini. Secondo il Barbaro, nel 1406 il C. sarebbe stato eletto tra gli oratori incaricati di portare le congratulazioni della Repubblica al veneziano Angelo Correr, già cardinale prete di S. Marco e da poco assunto al soglio di S. Pietro col nome di Gregorio XII; ma il registro del Maggior Consiglio indica senza possibilità di dubbio che l'oratore ballottato il 19 dicembre del 1406 insieme con altri sette fu, ancora una volta, Andrea di Giovanni Contarini. Il cronista Giovanni Antonio Campano, vissuto nel sec. XV, nella sua biografia di Braccio di Montone ricorda un intervento in favore di Carlo Malatesta compiuto, a nome della Serenissima, da un Andrea Contarini non meglio definito e nel quale la letteratura storica ha visto talora il C., ma a torto. Si trattava, infatti, di Andrea di Luca di Zaccaria Contarini, come risulta dai registri dei Senato e dalle note dello stesso Sanuto. Forse nel C. sono da identificare sia lo Andrea Contarini, che fu podestà a Padova tra il 1420 e il 1421; sia l'Andrea Contarini, che insieme con Fantino Michiel venne scelto il 28 febbr. 1425 come inviato presso Martino V, per trattare la delicata questione del Friuli e per informarsi nello stesso tempo circa i negoziati che, a quanto si diceva, erano in corso tra il papa e il duca di Milano; sia, infine, l'Andrea Contarini, che nel 1431 portò al veneziano Gabriele Condulmer le felicitazioni del governo della Repubblica per l'assunzione al soglio pontificio col nome di Eugenio IV. Le fonti ufficiali non registrano il patronimico per nessuno dei tre personaggi; ma il Sanuto asserisce che fu Andrea di Giovanni Contarini ad amministrare nel 1425 l'ambasceria presso la corte papale, e la sua testimonianza potrebbe trovare conferma in un passo di un dispaccio di Rinaldo degli Albizzi.
Questi si trovava a Roma come oratore fiorentino nello stesso periodo di tempo in cui vi giunsero gli inviati veneziani. Ebbe modo, pertanto, di conoscerli e di frequentarli, anche perché, in quel momento, la città toscana stava cercando di superare le incertezze e le resistenze della Repubblica di S. Marco per avviare trattative in vista di un'alleanza in funzione antiviscontea. Nei rapporti che l'Albizzi inviava periodicamente al suo governo, compaiono apprezzamenti sulla persona e sull'operato del C., di cui non viene indicato il patronimico. Nel dicembre dell'anno successivo l'Albizzi, il quale si trovava nella città lagunare impegnato in una nuova missione diplomatica, così scriveva in un suo dispaccio: "Ai di 16 mi presentò messer Andrea Contarini di messer Gianni una lepre, un fagiano, e quattro starne". Se questo dono fosse in qualche modo connesso col soggiorno romano dei due diplomatici, esso rappresenterebbe una conferma di quanto riferisce il Sanuto, che attribuisce ad Andrea di Giovanni Contarini, e non al C., l'ambasceria del 1425.
Del C. ignoriamo, per il silenzio delle fonti, la data di morte.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Miscell. cod., I, Storia veneta, 18: M. Barbaro-A. M. Tasca, Arbori de' patririi veneri, p. 504;Ibid., Maggior Consiglio, Deliberazioni (Leona), reg. 21, cc. 157v-158r; Ibid., Senato, Deliberazioni. Secreta, regg. 2, c. 179v; 6, cc. 146r-147v, 180v; 8, cc. 66v; 9, cc. 13v-17r, 23r-24r, 29r, 29r-30v, 31rv-32r, 39v; 11, cc. 70r-72r, 199r; Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, Mss. Ital., cl. VII, 169 (= 8186), c. 275r; M. Sanuto, Vitae ducum Venetorum, in L. A. Muratori, Rer. Ital. Script., XXII, Mediolani 1733, coll. 836, 909, 982, 1013; E. A. Cicogna, Delle inscrizioni Venez., II, Venezia 1827, p. 9; Commissioni di Rinaldo degli Albizzi al Comune di Firenze, a cura di C. Guasti, II, Firenze 1869, pp. 334, 337 s., 347, 361 s., 390, 398, 427, 435, 437, 450, 527; III, ibid. 1873, p. 96; I. A. Campani BracciiPerusini vita et gesta ab anno MCCCLXVIII ad a. MCCCCXXVI, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XIX, 4, a cura di R. Valentini, pp. 116 s.; G. Degli Agostini, Notizie istorico-critiche intorno la vita e le opere degli scrittori veneziani, I, Venezia 1752, pp. 13, 83; A. Gloria, Dei podestà e dei capitani di Padova dal 1405al 1509, Padova 1960, p. 17; G. Tassini, Curiosità veneziane, II, Venezia 1863, p. 58.