Crisanti, Andrea
Scenografo cinematografico e teatrale, nato a Roma il 12 giugno 1936. Ha saputo trovare un raro equilibrio fra istanze realiste e raffinatezza delle forme, specialmente nei film di Francesco Rosi, ai quali ha dato un contributo rilevante. Tra i suoi interventi più apprezzati quello in Nuovo cinema Para-diso (1988) di Giuseppe Tornatore, regista per il quale ha firmato anche la scenografia di Una pura formalità (1994), premiata con un David di Donatello. Figlio dello stilista di moda Franco Crisanti, studiò scenografia all'Accademia di Belle Arti di Roma, e si dedicò sin da giovane alla pittura. Compì i primi passi nel cinema in qualità di secondo aiuto dello scenografo Mario Garbuglia sul set di La grande guerra (1959) di Mario Monicelli. Partecipò quindi come aiuto scenografo a film di grande impegno produttivo, quali Jovanka e le altre (1960) di Martin Ritt, Le quattro giornate di Napoli (1962) di Nanni Loy, La Bibbia (1966) di John Huston, che gli permisero di confrontarsi con i metodi di lavoro dei migliori scenografi della generazione precedente (Enzo Del Prato, Mario Chiari, Gianni Polidori). Nel 1962 cominciò a lavorare in proprio, esordendo con la scenografia di un b-movie di Riccardo Freda, Maciste all'Inferno, non privo di acuti spunti visuali, e alternando poi un'intensa attività di scenografo e, talvolta, costumista teatrale alla realizzazione di scenografie per film a basso budget, quali I sette fratelli Cervi (1968) di Gianni Puccini, che tuttavia gli diedero la possibilità di farsi apprezzare per la sua professionalità. Dall'inizio degli anni Settanta ha ridotto drasticamente l'attività in teatro, dedicandosi stabilmente al cinema e guadagnando notevole prestigio grazie alla collaborazione con Rosi, con il quale ha stabilito un lungo sodalizio artistico. Nei suoi film C. ha saputo unire la lezione della grande scenografia di ricostruzione degli anni Cinquanta con le esigenze di budget ridotti della nuova generazione, senza rinunciare alle ambizioni narrative e di messa in scena di film storici come Uomini contro (1970). Nell'ambito dell'asciutto realismo di Rosi ‒ da Il caso Mattei (1972) a Lucky Luciano (1973), da Cristo si è fermato a Eboli (1979) a Tre fratelli (1981), fino a La tregua (1997) ‒ C. ha saputo coniugare immaginazione e autenticità in una dimensione stilistica ora di raffinata eleganza (Cadaveri eccellenti, 1976), ora di barocco splendore (Cronaca di una morte annunciata, 1987).Ha dimostrato inoltre di sapersi muovere sia in una dimensione spettacolare (Il giovane Toscanini, 1988, di Franco Zeffirelli), sia in un contesto di crudo realismo (Il ladro di bambini, 1992, di Gianni Amelio). Grande conoscitore dell'Italia meridionale, ha lavorato in molti film ambientati in Sicilia, da Nuovo cinema Paradiso al televisivo La piovra 2 (1986) di Florestano Vancini, da Il caso Mattei a Lucky Luciano e Dimenticare Palermo (1990) di Rosi sino a Il consiglio di Egitto (2002), diretto da Emidio Greco e tratto dal romanzo di L. Sciascia dove ha rievocato il fasto settecentesco della Sicilia borbonica. Ma è nei piccoli film di impianto quasi teatrale, quali Salto nel vuoto (1980) di Marco Bellocchio, allestito insieme ad Amedeo Fago, e il claustrofobico Una pura formalità, che ha offerto il meglio del suo talento. Con semplicità e acutezza ha materializzato il realismo visionario di Andrej A. Tarkovskij nel suo film italiano Nostalghia (1983), in un inedito itinerario che si snoda attraverso luoghi meno conosciuti della Penisola, ma dal valore fortemente evocativo. Tra gli altri registi con i quali ha collaborato, da citare Sergio Leone (Giù la testa, 1971), Michelangelo Antonioni (Identificazione di una donna, 1982), Carlo Verdone (Borotalco, 1982), Sergio Citti (Vipera, 2001), oltre che Damiano Damiani, Duccio Tessari, Ridha Behi, Ricky Tognazzi.Dal 1990 è docente di scenografia al Centro sperimentale di cinematografia, Scuola nazionale di cinema dal 1997. Dal 1995 ricopre la carica di presidente dell'Associazione scenografi e costumisti.
S. Masi, in Scenografi e costumisti del cinema italiano, 2° vol., L'Aquila 1990, pp. 57-68.