D'ANTONI, Andrea
Nacque a Palermo il 1º dic. 1811 da Giovanni e da Angela Prinzivalle. Nella città natale studiò dapprima alla scuola dei gesuiti, per essere poi affidato da un suo fratello sacerdote a un educatore privato, don Benedetto Passarello dei padri riformati, che gli fornì una severa formazione letteraria. Compiuti appena sedici anni, intorno al 1827, il D. iniziò a frequentare lo studio di Giuseppe Patania, fra i più celebri artisti palermitani del primo Ottocento, e nel contempo seguì le lezioni di anatomia chirugica che Giovanni Gorgone teneva allora nell'università di Palermo, oltre ai corsi dell'Accademia del nudo.
Attraverso un così ampio ventaglio di esperienze, diverse ma complementari, ebbe modo di studiare a fondo il disegno e l'anatomia, ritenuti appunto i presupposti essenziali del linguaggio figurativo, e di affinare meglio le sue doti artistiche. Di questi anni di apprendistato i biografi ricordano, fra i tanti quadri, un Timoleonte, ispirato dalla lettura di Plutarco e dell'Alfieri, e un altro dipinto raffigurante L'amore disperato di Saffo, che sembra sia stato l'ultimo suo lavoro giovanile. Il fratello sacerdote e un suo zio paterno Lorenzo, vescovo titolare di Germanicopoli e ministro di Stato a Napoli, gli offrirono i mezzi per realizzare un viaggio a Roma dove giunse verso il 1832. A Roma soggiornò cinque anni studiando soprattutto Michelangelo ("in un anno e più, copiò solo il Mosé", scrive Pardi, 1869), Raffaello e Canova.
Nel 1834 eseguì il Sordello, primo di una lunga serie di dipinti d'ispirazione dantesca. Sempre a Roma iniziò la grande tela con Gli spiriti magni, su cui lavorò tre anni e che lasciò non finita nel 1837 per recarsi a Napoli, a causa della morte per colera dello zio. Dopo un breve periodo trascorso a Napoli per questioni di eredità, ritornò a Palermo per rivedere la famiglia, ma nel 1838 era nuovamente a Roma, dove si trattenne per due anni ancora, con il breve intervallo di un viaggio di studio a Firenze. Nell'ottobre del 1840 donò alla chiesa dei Siciliani di Roma (S. Maria dell'Itria, in via del Tritone) un S. Francesco Saverio che risuscita un appestato, oggi perduto (cfr. Diario di Roma [Cracas], 31 ott. 1840, p. 1).
Verso la fine del 1840 il D. tornò a risiedere definitivamente a Palermo. Nel suo studio a palazzo S. Lorenzo, alla salita dei Crociferi, espose Gli spiriti magni riscuotendo lusinghieri apprezzamenti.
In quegli anni, a Palermo, il pittore frequentò assiduamente il salotto del marchese Corradino D'Albergo, un ambiente ricco di stimoli culturali e venato di tensioni patriottiche, punto di riferimento di un gruppo di intellettuali e artisti siciliani, fra i quali occorre ricordare F. Perez, i fratelli Castiglia, i poeti V. Errante e M. Bertolami, lo storico I. La Lumia, l'artista G. Meli, la poetessa R. Muzio Salvo. Fu proprio in questo clima colto, nutrito di passioni civili, che la personalità artistica del D., in linea con i dettami del "romanticismo storico", elaborò i soggetti dei suoi dipinti che, con chiari intenti didascalici, sono quasi sempre ispirati a episodi e personaggi danteschi o illustrano figure di eroi e di grandi perseguitati politici.
A questo periodo appartengono il Dante dormiente, tratto dal canto IX del Purgatorio, la Caduta degli angeli ribelli e il Ritratto di G. Meli, esposto nel 1841 nel palazzo Senatorio di Palermo.
Meritano inoltre di essere ricordati la Donna del camposanto, che traeva ispirazione da un carme di V. Errante sulle vittime del colera del 1837, il S. Carlo Borromeo fra gli appestati, entrambi eseguiti nel 1842, il Sonno dell'innocenza e Beatrice Cenci. Fra le opere di soggetto più esplicitamente politico, ebbe invece risonanza il quadro raffigurante Le carceri politiche, in cui compaiono il conte di Ruvo e Luisa Sanfelice in catene, già nella galleria del barone Franco di Palermo.
Animato da intenti patriottici, allo scadere del 1847 il D. pubblicò il Vespro, grande quadro di soggetto storico (fra i tanti personaggi, vi era raffigurato anche Michele Amari: cfr. A. D'Ancona, Carteggio di M. Amari, Torino 1896, I, pp. 212 s.); partecipò inoltre attivamente ai moti rivoluzionari del 1848. Con la restaurazione del 1849, falliti gli ideali di libertà e di indipendenza - la casa del pittore venne saccheggiata e il quadro del Vespro si salvò dalla distruzione perché nascosto in una cantina, esiliati i fratelli e gran parte degli amici -, i suoi dipinti di questo periodo risentono del mutato clima politico. Così all'Esule (il profugo di Parga, dal poemetto di G. Berchet) veniva affidato un messaggio carico di disperazione e di speranze deluse, mentre nel Galantuomo (già casa D'Antoni Ferla, Palermo) trovava espressione l'amarezza per la libertà negata e insieme la forza della virtù, trionfante anche nella sventura.
Si intensificò in quegli anni la produzione a soggetto sacro del D., improntata a un gelido accademismo ancor memore di suggestioni raffaellesche, risolte in chiave purista. Fra i dipinti di committenza religiosa, si ricordano il S. Nicola di Bari, firmato e datato 1845 (Piana dei Greci, chiesa madre), la Deposizione, firmata e datata 1852 (Petralia Sottana, monastero della Trinità), il Martirio di s. Giacomo, oggi distrutto (già Palermo, chiesa di S. Giacomo la Marina) e il Martirio di s. Sebastiano (Palermo, chiesa di S. Cita).
Dopo l'Unità, l'artista tornò ai suoi temi prediletti, ispirati sempre alle virtù civili. I suoi biografi raccontano che in occasione della festa del Plebiscito (ottobre 1860) era esposto a un balcone di casa D'Antoni un grande dipinto, andato disperso, raffigurante Garibaldi che unisce le mani destre della Sicilia e di Vittorio Emanuele II.Nel 1866 il municipio di Palermo gli commissionò un Ritratto del re a cavallo, collocato nell'aula magna del liceo Vittorio Emanuele II.
Sono riferibili inoltre a quegli stessi anni un folto gruppo di disegni ad acquarello di soggetto dantesco, unanimemente lodati dalla letteratura critica, da lui riuniti in un Atlante dantesco, oggi smembrato dagli eredi.
L'ultimo dipinto Beatrice velata (dal canto XXX del Purgatorio) rimase incompiuto per la morte del D., sopraggiunta la notte del 23 dic. 1868 a Palermo.
Accanto alla produzione di soggetto storico - ora quasi del tutto dispersa - e ai quadri religiosi del D. vanno segnalati i suoi numerosi apprezzati ritratti, che, pur nella rigidità delle pose e dell'impianto compositivo, rivelano un interesse maggiore per i dati realistici e per i valori squisitamente pittorici della luce e del colore. Fra i tanti ritratti del D., si ricordano quelli del padre, dei fratelli Salvatore e Gaetano, della sorella Angelina, della danzatrice Hallè (Palermo, casa D'Antoni Ferla), l'Autoritratto,e il ritratto di R. Muzio Salvo (Palermo, Biblioteca comunale), i ritratti del Maestro Cutrera e di G. Patania (Palermo, Galleria d'arte moderna), il ritratto del giurista Bartuccelli (Petralia Sottana, casa Pucci). Sua è anche una Venere dormiente, di raggelata sensualità, donata nel 1937 dagli eredi alla Galleria d'arte moderna di Palermo.
All'opera del D. venne dedicata, nel 1921, un'intera sezione della Mostra del VI centenario dantesco (Palermo, Società di storia patria). Un gruppo di suoi dipinti fu esposto a Palermo, nel 1929, in una retrospettiva dei pittori siciliani dell'Ottocento, alla II Mostra del Sindacato siciliano fascista degli artisti.
Fonti e Bibl.: F. Minolli, Sopra due quadri di A. D., Palermo 1836; O. Lo Bianco, Sopra un dipintoad olio del sig. A. D.,in L'Occhio, 30 giugno 1839 pp. 91 s.; B. Castiglia, A. D., in La Ruota, I (1840), 17, p. 53; Id., L'esposizione di belle arti, ibid., II (1841), 12, p. 95; A. Gallo, Saggio sui pittori sicil. vissuti dal 1800 al 1842, in G. Capozzo, Memorie su la Sicilia, III,Palermo 1842, pp. 139 s.; Id., in Buon gusto, 22 apr. 1852; V. Amico, Diz. topografico della Sicilia, II, Palermo 1856, p. 273; C. Pardi, Una visita allo studio di A. D., in La Favilla, 1º maggio 1858, p. 131; Id., Della vita e delle opere di A. D.,Palermo 1869 (lo stesso in Nuove Effemeridi siciliane, I[1869], pp. 122-29, 182-190; in Scritti vari, Palermo 1873, pp. 262-88); G. Meli, Sulle arti del disegno in Sicilia nel sec. XIX, in Atti d. Accademia di sc., lett. e arti di Palermo, n. s., V (1875), p. 7; R. Salvo Di Pietraganzilli, Palermo, la sua storia, i suoi monumenti, Palermo 1891, p. III; L. Natoli, Gli studi danteschi in Sicilia, in Arch. stor. sicil., XVIII (1893), p. 501; V. Galletti, Compendio stor. d. chiesa e dell'ospedale di S. Maria dell'Itria, Roma 1889, pp. 12 s.; G. Anichini, Il VI centenario dantesco, Firenze 1921-22, pp. 23 ss.; S. Romano, Mostra dantesca con dipinti e acquarelli di A. D.,in Arch. stor. sicil., XLIV (1922), pp. 394-99; II Mostra d'arte del Sindacato siciliano fascista degli artisti, Palermo 1929, pp. 19 s.,21 ss.; A. M. Comanducci, Pittori ital. dell'Ottocento, Milano 1935, p. 177; S. Marino Mazzara, Pittori dell'Ottocento in Palermo, Palermo 1936, p. 9; M. Accascina, Ispirazioni dantesche: A. D. …,in Giornale di Sicilia, 4 dic. 1937; Id., Ottocento siciliano. Pittura, Palermo 1939, pp. 49 s., 52 s., 55, 119 s.; P. Sgadari Di Lo Monaco, Pittori e scultori siciliani, Palermo 1940, p. 41; G. Salvo Barcellona, Iconografia dantesca in Sicilia, in Nuovi Quaderni del Meridione, III (1965), 9, pp. 204 s.; Il ritratto palermitano dell'Ottocento (catal.). a cura di R. Collura, Palermo 1966, p. 6; S. Pinto, Romanticismo storico (catal.), Firenze 1973, pp. 37, 46 s.; R. Collura, La Civica galleria d'arte moderna "Empedocle Restivo", Palermo 1974, pp. 28 s.; F. Brancato, Il Museo del Risorgimento, Palermo 1975, pp. 82, 84, 107; I luoghi sacri di Palermo. Le parrocchie, a cura di A. Mazzè, Palermo 1977, p. 79; F. Grasso, Ottocento e Novecento in Sicilia, in Storia della Sicilia, X,Napoli 1981, pp. 176, 178 s.; Pittori sicil. dell'800, a cura di I. Mattarella, Palermo 1982, p. 15;U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, I, p. 574 (s. v. Antoni, Andrea d'); Diz. d. Siciliani illustri, Palermo 1939, pp. 159 s.; Diz. encicl. Bolaffi, I, p. 184; per i fratelli Gaetano e Salvatore v. Diz. del Risorg. naz., II, pp. 833 s. (errato il titolo nobiliare).