ANDREA da Foligno
Nato a Foligno intorno al 1412 da un Petruccio, già nel 1439 era al seguito dello Sforza nelle Marche; solo però nel 1444 cominciò ad apparire con la qualifica di cancelliere ducale e da questo anno ha inizio la serie delle sue lettere nel copioso Carteggio Sforzesco (Arch. di Stato di Milano).
Con l'insediamento di Francesco Sforza in Milano ebbe parecchie delicate missioni inerenti alla sistemazione della corte. Nel 1450 è a Cremona per raccogliere denari e requisire merci, nel 1451 è ora a Lodi, ora a Cremona, nel 1453 a Genova per accordarsi con l'oratore ducale Sceva "de Curte" e poi a Milano "per cose importantissime". Ebbe forse anche l'incarico di sorvegliare i lavori del Castello, perché in una lettera del 15 agosto lamenta la mancanza di direzione nei lavori di costruzione e la conseguente loro cattiva e dannosa esecuzione. In occasione della discesa in Italia di Renato d'Angiò (19 sett. 1453), curò con la duchessa Bianca Maria i preparativi per accoglierlo degnamente nel castello di Pavia. Nel 1455 ebbe anche una missione di carattere politico: per due volte fu inviato a Venezia per cercare di rabbonire quella Repubblica che sospettava segreti accordi sforzeschi col re Alfonso d'Aragona. Qualche anno dopo (10 ag. 1459) veniva nominato segretario particolare dei duchi, pur conservando la qualifica di cancelliere, ed ebbe anche, per un anno, l'amministrazione delle biade, dei frumenti e delle farine per conto della Camera ducale. Nel 1465 ebbe ancora due importanti missioni: l'una di recarsi a Crema, con segrete istruzioni, in seguito a un grave incidente sorto fra il ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, e l'altra di riaccompagnare a Milano, unitamente a Pagano Ponzoni, la figlia naturale del duca, Drusiana Sforza, rimasta vedova dopo l'uccisione a Napoli di suo marito, Iacopo Piccinino.
La sua carriera e attività non subi alcun arresto con la morte di Francesco Sforza e la nomina del nuovo duca. Nel 1467 fu da Galeazzo Maria investito di pieni poteri nel Canton Ticino, per sedare le discordie sempre vive tra la fazione dei Rusca e quella dei Vittani, partigiani dei Sanseverino, feudatari ducali della valle.
Ritornato a Milano nell'aprile, riprese il suo ufficio di segretario fino al principio del 1470, quando venne nominato, senza limite di tempo, commissario e podestà di Brescello (luogo che due anni prima era stato riacquistato dal duca di Milano). La sua permanenza in questa carica fu assai difficile, a causa dei gravi contrasti che ebbe con il capo dei castellani locali, Lorenzo da Vimercate. Nel 1473 passò a Lodi con uguale carica e durante la sua podesteria poté occuparsi della ricostruzione del ponte sull'Adda, che attraversa la città. Vi rimase tre anni ed ebbe l'anno successivo, per la sua profonda esperienza in materia, la direzione dell'ufficio delle biade, il cui funzionamento lasciava molto a desiderare. Pensava A. di compiere importanti riforme in questo settore e di dare un nuovo ordinamento all'ufficio, quando lo colse la morte il 2 aprile 1478.
Uomo di grande rettitudine e fedeltà, A. da Foligno fu un attivissimo e solerte collaboratore di Cicco Simonetta, che ebbe sempre per lui una benevola protezione; pur non possedendo una grande cultura, fu in relazione, durante la sua lunga carriera al servizio ducale, con i personaggi più notevoli della corte milanese, nel cui ambito godette di meritata influenza.
Bibl.: E. Filippini, Un cancelliere del ducato sforzesco (A. daFoligno), in Arch. stor. lombardo, LIII (1926), pp. 1-74 (con molti documenti inediti); C. Santoro, Gli uffici del dominio sforzesco, Milano 1948, pp. 53, 390, 485.