ANDREA da Perugia
Vescovo missionario francescano. Il 23 luglio 1307, avendo il papa Clemente V costituito il francescano Giovanni daMontecorvino arcivescovo di Cambaluc (Pechino), dove risiedeva dal 1294-95, gli inviò sei confratelli, insigniti della dignità vescovile, affinché lo consacrassero vescovo e fossero suoi suffraganei. Uno di questi fu A., che con soli due compagni, Gerardo Albuini e Pellegrino da Città di Castello, dopo un lungo viaggio e molte peripezie, arrivò tra il 1309 e il 1313 a destinazione. Adempiuto l'incarico ricevuto, A. rimase per i primi anni a Pechino in aiuto dell'arcivescovo. Nel 1318, alla morte di Gerardo Albuini, primo vescovo di Zayton (odierna Ch'üanchou nel Fukien, che fu una delle sedi costituite dal Montecorvino), A. fu dal medesimo designato a succedergli; ma preferì invece rimanere a Pechino e cedere il posto a Pellegrino da Città di Castello, quantunque poi vi si recasse come semplice missionario. Nelle vicinanze di Zayton, con l'aiuto dell'imperatore, costruì una bella chiesa e un capace convento per i confratelli. Essendo morto Pellegrino pochi anni dopo, nel 1322, A. fu designato dall'arcivescovo come successore. Morì con tutta probabilità nel 1332, come sembra risultare dalla sua pietra tombale, ritrovata qualche anno fa in Cina appunto a Zayton, durante la demolizione delle mura della città, per cui era stata adoperata come materiale da costruzione. Di lui ci è rimasta una lettera, in data gennaio 1326, indirizzata al guardiano del patrio convento di S. Francesco al Prato di Perugia. In essa descrive brevemente il viaggio compiuto dall'Europa alla Cina, delinea le principali vicende della sua vita dalla partenza per Pechino fino a quando scrive, accenna alle difficoltà dell'apostolato in quei paesi. L'importanza storica del documento è quindi non mediocre.
Fonti e Bibl.: Bullarium Franciscanum,V,Romae 1898, pp. 37 s., nn. 85, 86; C. Eubel, Hierarchia catholica,I,Monasterii 1913, p. 159 n.; II, ibid. 1914, p. XVIII; A. van den Wyngaert, Sinica Franciscana,I,Quaracchi 1929, pp. 371-377 e passim (compendia e passa al vaglio della critica quanto è stato scritto sull'argomento, fino a quell'anno). Per il ritrovamento della sua pietra tombale, che rappresenta uno dei due soli cimeli epigrafici latini delle missioni cattoliche in Cina nel sec. XIV, si veda J. Foster, Crosses from the walls of Zaitum,in Journal of the Royal Asiatic Soc.,1954, pp. 17-20.