ANDREA da Valle
Nato a Valle di Capodistria nel primo quarto del sec. XVI da Antonio, dimorò e lavorò come lapicida e architetto per quasi tutta la sua vita a Padova e nei dintorni, operando anche a Bologna e a Ravenna. La prima notizia è del 1531, anno nel quale lo troviamo attivo a Padova come lapicida, forse chiamatovi dallo zio Matteo, lapicida e architetto egli pure; questi, nel 1532, lo fece erede dei suoi strumenti di lavoro e di alcuni vestimenti. Nel 1533 A. lavorò alle dipendenze del Falconetto nella cappella di S. Antonio della basilica omonima. Nel 1539, in società con lo scultore padovano Tiziano Alinio, prese in affitto in borgo Rogati una bottega "in qua de presenti inciduntur et laborantur lapides" (Rigoni, pp. 39 s.).
Forse dell'anno successivo è l'esecuzione a Bologna dei due chiostri nel convento attiguo a S. Gregorio, probabilmente suo primo lavoro originale. In seguito alla morte del Falconetto venne preposto al completamento del Palazzo dei Vescovi a Luvigliano sui colli Euganei. Nel 1547 concorse, in gara col Sansovino, al progetto per il coro del duomo di Padova e, mercé l'appoggio del cardinal Pisani suo protettore, riuscì a vincere; ma le manovre dello sconfitto Sansovino provocarono l'intervento di Michelangelo Buonarroti, il quale consegnò un progetto la cui esecuzione venne affidata, il 1 genn. 1551, proprio ad A.; questi ne iniziò i lavori nel maggio del 1552, realizzando però alla chetichella il suo primo disegno. Nello stesso anno A. era a Treviso ove eseguì il Palazzo comunale e, forse, la Loggia del Palazzo dei Trecento (Rigoni, pp. 44 s.).
Come risulta da documenti (Rigoni, pp. 45 s.), nel 1557 egli eseguì a Padova lavori per un "messer Francesco Lando" (lavori che non sono stati identificati), per le monache di S. Agata, per il chiostro del monastero di S. Maria di Vanzo e, a Monselice, per il coro della chiesa di S. Giacomo; di tutti questi lavori rimane solo quello di Monselice; quelli di Padova andarono invece distrutti.
Nel 1560 A. da Valle successe ad Andrea Moroni nella direzione della grandiosa fabbrica della basilica di S. Giustina a Padova, a cui diede la sua attività fino al 1578, cioè sino alla morte. Ma durante questi anni egli compì varie altre opere a Padova, e fu attivo anche altrove. Nel 1560 assunse la direzione dei lavori per il compimento della Certosa di Vigodarzere, ch'era stata progettata e condotta innanzi fino allora dal Moroni; nel 1562 a Ravenna diede il disegno per il chiostro, il dormitorio ed "altre officine del monasterio" di S. Vitale; e qui egli ci offre il saggio migliore delle sue non eccelse doti di architetto. Dei tre chiostri di S. Vitale, oltre a quello grande, a colonne binate, che gli appartiene con certezza perché documentato (Ricci, p. 27), viene attribuito ad A. su basi stilistiche e cronologiche attendibili (Venturi, p. 88) quello trilatere. Nel 1567 egli eseguì lavori al monastero di S. Antonio di Vienna a Padova (Cella). Altri suoi lavori furono: il lazzaretto alle Brentelle (non più esistente) e, probabilmente, il chiostro incluso nell'area del pal. Collalto, poi Trieste, a Padova (distrutto).
Nel 1577 A. venne chiamato dalla Serenissima a dare, insieme con vari altri architetti, un parere sul restauro del Palazzo ducale danneggiato da un incendio. La data della sua morte è da collocarsi probabilmente nel 1578, poiché da quell'anno non si ha più notizia di lui. Esecutore per lo più dei progetti altrui e solo raramente dei propri, ci ha lasciato poche opere originali di pregio non grande, non indegne tuttavia di essere ricordate.
Bibl.: F. S. Dondi Orologio, Due lettere sopra la fabbrica della Cattedrale di Padova, Padova 1794, pp. 27-29, 33, 35, 42; E. Lovarini, Le ville edificate da Alvise Cornaro, in L'Arte, II(1899), pp. 204 ss.; Id., Intorno un progetto del Sansovino per il Duomo di Padova, in Atti e Mem. d. R. Accad. di scienze lettere ed arti di Padova, XV(1899), pp. 221 s.; C. Ricci, A. da Valle a Ravenna, in Bollett. del Museo Civico di Padova, XII(1909),pp. 26-28; E. Lovarini, Di A. da Valle architetto, in Riv. d'Italia, XIII(1910), pp. 920-960; C. D. F. (De Franceschi), Due istriani poco noti, in Atti e Mem. d. soc. istriana di archeol. e storia patria, XLVIII (1936), pp. 251-254; E. Rigoni, L'architetto Andrea Moroni, Padova 1939, pp. 39-46, passim; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, XI, 3, Milano 1940, pp. 82-89; S. Cella, Notizie su Matteo e A. da Valle, in Pagine Istriane, VIII(1957), n. 29, p. 50; Encicl. Ital., XXXIV, p. 928 (sub voce Valle, Andrea da); U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, XXXIV, pp. 76 s. (sub voce Valle, Andrea da; con ulteriore bibl.).