Andrea di Bartolo
Pittore senese, figlio di Bartolo di Maestro Fredi e di Bartolomea di Cecco, nacque probabilmente tra il 1360 e il 1370 dato che già nel 1389 figurava iscritto nel Breve dell'Arte, il ruolo dei pittori di quella città. Morì il 3 giugno 1428 (De Nicola, 1921).
Nel 1389 collaborava con il padre - presso il quale esercitò il suo apprendistato - e con Luca di Tommè alla perduta pala d'altare per la cappella dell'Arte dei calzolari nel duomo di Siena (Milanesi, 1854-1856). Nella città A. rivestì anche importanti cariche pubbliche, dal 1394 al 1424, come si rileva da numerosi documenti (Milanesi, 1854-1856; De Nicola, 1921; Cecchi, 1982). Alla morte del padre nel 1410 A., figlio unico, fu nominato erede universale. Il 26 gennaio dello stesso anno ricevette il pagamento di un'opera eseguita dal padre su commissione di frate Stefano di Giovanni dell'ospedale della Scala (De Nicola, 1921). Rispetto ai numerosi documenti relativi alla sua vita pubblica e privata, scarsi sono quelli della sua attività di pittore e per lo più si riferiscono a opere andate perdute. Nel 1397 firmava e datava un polittico con l'Annunciazione (Chigi, Elenco) da identificare con quello ora a Buonconvento (Mus. d'Arte Sacra della Val d'Arbia; Padovani, 1979; 1981). Nel 1405 ricevette un pagamento per gli affreschi eseguiti nella cappella di S. Vittorio nel duomo senese con Storie della vita del santo, ora scomparsi (Milanesi, 1854-1856). Il 18 settembre del 1410 A. veniva pagato per l'esecuzione dei cartoni, perduti, per le finestre del duomo dipinte da fra' Antonio Bindi (Lusini, 1911). Tra il 10 ottobre del 1409 e l'8 marzo del 1410 A. dipinse le due statue lignee dei Ss. Ansano e Crescenzio, scolpite da Francesco di Valdambrino per il duomo (Lusini, 1911), la prima delle quali è oggi perduta e l'altra ridotta a busto (Siena, Mus. dell'Opera della Metropolitana). Riguardo a questo tipo di attività, gli può essere senz'altro attribuita la delicata pittura del bustoreliquiario di s. Fina di Mariano d'Angelo Romanelli (San Gimignano, Mus. Civ.; Bagnoli, 1981; 1982). Dell'abbondante produzione pittorica di A. le opere firmate e datate sono: il polittico dell'Annunciazione di Buonconvento, appunto da identificare con la pala già in S. Domenico a Siena firmata e datata 1397; l'Assunzione della Vergine (Richmond, Virginia Mus. of Fine Arts) fatta eseguire dalla moglie di un certo Palamides di Urbino; una Madonna dell'Umiltà di ubicazione ignota (Berenson, 1906); un'altra della Coll. Wildenstein di New York e infine i quattro santi laterali di un polittico, nella basilica dell'Osservanza presso Siena, datati 1413.
La critica si trova in difficoltà dinanzi al compito di approntare un assetto cronologico della notevole produzione dell'artista. Tentativi, tuttavia, sono stati avanzati da Zeri (1980) e da Chelazzi Dini (1982); Zeri ha ricostruito la predella con episodi della Passione di Cristo, giustamente ritenuta dal critico opera giovanile di A., costituita da: il Tradimento di Giuda (nel 1972 sul mercato antiquario di Parigi); il Calvario (Lugano, Coll. von Thyssen Bornemisza, nr. 18); la Crocifissione (New York, Metropolitan Mus. of Art); la Lamentazione sul Cristo morto (Stoccolma, Nationalmus.) e infine la Resurrezione (Baltimora, Walters Art Gall.).
Fin dall'inizio della sua carriera A. lavorò nella bottega del padre, seguendone fedelmente lo stile, tanto che diverse opere sicuramente di A. sono state in passato attribuite a Bartolo di Fredi, come, per es., la stessa Crocifissione di New York. Con il passare degli anni, tuttavia, e soprattutto dopo la morte del padre, i suoi dipinti rivelano ritmi gotici che sembrano derivare da Spinello Aretino e risentono, in particolare quelli più tardi, anche dell'influenza di Taddeo di Bartolo. Tra le opere migliori del suo ampio catalogo (Berenson, 1968) sono da ricordare le quattro tavolette con Storie di Maria (Washington, Nat. Gall. of Art), la predella con episodi della Passione di Cristo nella Coll. Ruffini di Roma e quella con lo stesso soggetto della pala del duomo di Tuscania che è certamente tra le ultime opere dell'artista. Sulla base della predella di Tuscania, Chelazzi Dini (1982) ha potuto riferire ad A. una serie di miniature di straordinaria qualità eseguite in codici conservati nella Bibl. Com. degli Intronati di Siena (I. V. 25; G. III. 7; H. I. 7; G. I. 14), e ricostruire una personalità tutt'altro che scarsa e che ha dato il meglio di sé nelle opere di piccolo formato e nelle miniature. A. fu anche maestro di Sano di Pietro (Milanesi, 1854-1856).
Bibliografia
Fonti:
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