DUCENTA, Andrea di
Nacque nella prima metà del sec. XIII da una farniglia di Capua, immigrata, certamente prima della sua nascita, dalla vicina Ducenta. La sua vita fu segnata dal fatto di essere nipote di tre fratelli che avevano influenza sia presso la corte imperiale sia presso la Curia pontificia: il notaio imperiale Raone da Capua (morto prima del 1267), il notaio pontificio Giovanni da Capua (morto dopo il 1278) e il cappellano pontificio Alessandro da Capua (morto prima del 1262), tutt'e tre appartenenti alla famiglia capuana dei Frescarosa. La famiglia ascese alla nobiltà feudale con la generazione successiva, quando nel 1267 Carlo d'Angiò investì i figli di Raone con il feudo di Casal di Principe (presso Aversa).
Precocemente destinato alla carriera ecclesiastica, il D. si trovò spianata la strada dalla protezione degli zii. Prima del 1252 era già entrato come canonico nel capitolo del duomo di Capua. Nel 1252 lo Zio Alessandro da Capua fu elevato alla dignità di vescovo eletto di Chieti e rinunciò ai suoi benefici a Perugia, dove si trovava in quel momento la Curia pontificia. Seguendo una raccomandazione di Giovanni da Capua, nel settembre dello stesso anno Innocenzo IV incaricò il suo cappellano Federico Visconti di trasferire al D. alcuni dei benefici resisi disponibili. Si trattava di un canonicato alla cattedrale di Salerno, della cappella della rocca di San Severino (oggi Mercato San Severino), della chiesa di S. Fortunato in Pandola (tra Montoro e San Severino) e di una vigna a Fellio, sul monte Giovi (a poca distanza da Salerno, verso meridione); quest'ultima era un beneficio della chiesa reale di S. Pietro al Corte a Salerno. L'ordine di mettere il D. in possesso dei suoi nuovi benefici fu indirizzato il 5 sett. 1252 all'arcivescovo Cesario di Salerno, all'abate Leonardo di Cava e al chierico salernitano Ruggero Porcastrella, allora decano di Messina; ma a causa della situazione politica del momento non giunse a destinazione e il papa fu costretto a rinnovarlo due anni dopo, nel settembre del 1254, quando la morte del re Corrado IV e il crollo del dominio degli Svevi parvero prospettarne una più facile attuazione.
Tuttavia il D., che Innocenzo IV, tra il 1252 e il 1254, accolse tra i cappellani pontifici, rimase a Capua come canonico, aggiungendo agli altri il titolo di abate; egli era inoltre "custos et rector" della locale "ecclesia Sanctorum Apostoloruin". Come rettore di questa chiesa, nel luglio del 1265 scambiò beni col nobile capuano Adenolfo Pandone.
Dopo la svolta politica del 1266, quando il Regno passò sotto il dominio degli Angioini, nel dicembre dello stesso anno il pontefice Clemente IV incaricò il D., suddiacono e cappellano papale, di indagare sulle restituzioni chieste alla Corona dal convento di S. Lorenzo ad Aversa. Non si conosce tuttavia il risultato della vicenda. Tra il 1270 e il 1276 il D. compare in diversi atti della congregazione dei chierici della cattedrale di Capua, dedicati all'amministrazione dei beni. Se ne può desumere che egli in quegli anni risiedette di regola a Capua. In un atto privato del settembre 1270 compare sempre a Capua, insieme con i due figli dello zio Raone da Capua, ormai defunto. Ancora nel giugno e nell'agosto del 1276 firmava, in veste di suddiacono e cappellano, alcuni atti del capitolo del duomo di Capua.
Tra l'agosto del 1276 e il gennaio del 1277 il D. fu eletto vescovo di Caiazzo, al posto del domenicano Giovanni d'Aversa, deceduto il 23 ag. 1275. Come il canonico e cancelliere della Chiesa di Capua Nicola de Fiore, nominato poco tempo dopo vescovo di Caserta (1277-1286), anche il D. dovette arrivare al vertice di questa diocesi, suffraganea di Capua, con il consenso, se non addirittura per intervento dell'allora arcivescovo di Capua, Marino Filomarino. In un atto del gennaio 1277 (che erroneamente il Di Dario, ignorando l'uso locale della datazione, fa risalire al 1276) il D. approvò la concessione al notaio di Caiazzo Nicola Pristore di alcuni beni della locale chiesa di S. Antonino. Nel maggio del 1278 soggiornò a Capua, dando al canonico Andrea Pandone, rettore della chiesa di S. Maria a Strangolagalli (a ovest di Caiazzo) il suo consenso alla concessione di un orto appartenente alla chiesa.
Finché fu vescovo il D. mantenne buoni rapporti con la nobiltà della sua diocesi, e in particolare con i due signori della città di Caiazzo, i francesi Guillaume e Jean Glignette, succeduti l'uno all'altro proprio in questi anni. Nel 1279 Romayna di Raiano (morta nel 1282), baronessa di Raiano (l'attuale Ruviano, a est di Caiazzo) e consorte del napoletano Giacomo Vulcano, donò delle terre al capitolo. Guillaume Glignette (morto nel 1278), trovò sepoltura nella cattedrale di Caiazzo. Jean Glignette (morto nel 1297) istituì nel giugno del 1282 un anniversario in suffragio di suo padre, offrendo alla mensa vescovile una dotazione appropriata.
Anche il D. come i suoi predecessori, dedicò la sua attenzione alla ricostruzione e alla decorazione artistica della cattedrale di Caiazzo, crollata nel 1195. La consacrazione del nuovo edificio avvenne nel luglio del 1284, alla presenza del cardinale vescovo di Sabina Gerardo Bianchi, legato pontificio, per desiderio del nuovo vescovo Gerardo di Modena. Era certamente merito del D. se i lavori, dopo tanto tempo, si erano potuti concludere.
Il D. morì il 26 febbr. 1283, poco più di sei anni dopo la sua elezione a vescovo. Nonostante il suo precoce ingresso nella cappella pontificia e gli stretti rapporti con personalità influenti del tempo, la sua attività rimase confinata nell'ambito locale della provincia ecclesiastica di Capua.
Fonti e Bibl.: Cava dei Tirreni, Bibl. della Badia, Armadio Magno, Pergamene M. 43 (1252, sett. 5), N. 2 (1254, sett. 11); Capua, Arch. della curia arcivescovile, Pergamene, 1265, luglio; Ibid., Arch. del Capitolo metropolitano, Pergamene, 1270 sett., 1274 agosto, 1276 giugno, 1276 agosto; Caiazzo, Arch. vescovile, Pergamene, 1276, gennaio (= 1277 gennaio), 1278 maggio; Bibl. apostolica Vaticana, Vat. lat. 14736, Obituario di Caiazzo, a. 1547, f. 13; Napoli, Bibl. della Soc. napoletana di storia patria, XXVII A 3: Chartularium sive diplomata summorum pontificum archipraesulum, privilegia imperatorum etc. monasterii S. Laurentii de Aversa (ms. a. 1716), f. 63; F. Scandone, Documenti per la storia dei Comuni dell'Irpinia, I, Avellino 1956, p. 394 (con data errata); Schedario Baumgarten, II, Città del Vaticano 1966, n. 3587; F. Ughelli-N. Coleti, Italia sacra, VI, Venetiis 1717, coll. 447 s.; X, ibid. 1722, col. 224; P. Guillaume, Essai historique sur l'abbaye de Cava, Cava dei Tirreni 1877, p. 157; B. Di Dario, Notizie storiche della città e diocesi di Caiazzo, Lanciano 1941, pp. 162, 287 s.; G. Crisci-A. Campagna, Salerno sacra. Ricerche storiche, Salerno 1962, pp. 185, 279; G. Portanova, I Sanseverino e l'abbazia Cavense (1061-1324), Badia di Cava 1977, pp. 28, 126.