ANDREA di Giacomo da Fabriano
Non se ne conosce la data di nascita né quellà del suo ingresso in religione: risulta però che prima di rivestire l'abito benedettino occupò l'ufficio di vicario generale della diocesi fiorentina. Entrato nella congregazione fondata da s. Silvestro Guzzolini, vi svolse una attività intensa, segnalandovisi al punto che il 7 sett. 1298 fu dal capitolo, riunito dopo la morte del b. Bartolo Simonetti da Cingoli, eletto priore generale. Come tale dette forma definitiva alle Costituzioni della Congregazione e fondò diversi nuovi monasteri, tra i quali quello di S. Marco a Firenze, destinato a passare, per volere di Lorenzo il Magnifico, sotto il regime dei domenicani.
Il 30 luglio 1325 papa Giovanni XXII lo eleggeva abate del monastero dei SS "Andrea e Gregorio al Clivo di Scauro in Roma; il 13 novembre dello stesso anno gli concedeva la facoltà di ricevere la relativa benedizione da qualsiasi vescovo, e sette giorni più tardi procedeva a nominare in sua vece, quale priore generale dei benedettini di Monte Fano, Matteo da Esanatoglia, il quale era stato sottopriore dei monastero di S. Marco di Firenze.
Non si conosce la data della sua morte, che dovette probabilmente sopraggiungere nel 1326, poiché il 4 febbr. 1327 lostesso Giovanni XXII eleggeva abate dei SS. Andrea e Gregorio Benedetto de Toffia, monaco di S. Paolo fuori le Mura, dopo che già Nicola de Montopulo, eletto dal convento, aveva rinunziato alla carica rimasta vacante per la morte di Andrea.
È dubbio se A. sia stato veramente, come tramandano alcuni, maestro in sacra teologia: ma fu certamente tra gli eruditi più rappresentativi della famiglia silvestrina e a ragione gli fu attribuito il titolo di primo storico della Congregazione. Scrisse infatti, ancor prima dell'elezione a priore generale, la vita del santo fondatore, attingendo, oltre che alla tradizione dell'ambiente monastico, al racconto diretto del b. Benvenuto Scatiroli, vescovo di Osimo, che era stato in gioventù fraterno amico di s. Silvestro: anzi la dedica della biografia al b. Bartolo, terzo priore generale della Congregazione (eletto nel 1273) e l'accenno al suo informatore come ancora sedente sulla cattedra episcopale di Osimo (morto nel 1283) ci forniscono i termini cronologici per l'epoca della composizione. L'opera fu pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1599 con il titolo De vita, moribus et miraculis d. Silvestri abbatis Auximatis, ordinis eius qui de Monte Fano seu Silvestrinorum vulgo dicitur fundatoris, libri tres; il p. Sebastiano Fabrini ne dette una seconda edizione, accresciuta, che vide la luce a Camerino nel 1612; l'edizione migliore rimane quella curata da Fortunato Mandelli che la pubblicò come "Opuscolo III" della sua Nuova raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, tomo ventesimo terzo (Venezia 1772), trascrivendola ex novo dal manoscritto tuttora conservato presso l'archivio del monastero di S. Silvestro a Monte Fano; nello stesso anno veniva pubblicata a Iesi una traduzione italiana a cura del p. C. S. Franceschini.
A. scrisse pure la vita del b. Giovanni a Baculo, anch'egli monaco silvestrino, dedicata a Francesco Peduli di Osimo e ai confratelli del monastero fiorentino di S. Marco, pubblicata con aggiunte da Giacomo Mercati nel 1613 a Camerino, con il titolo Vita b. Iohannis a Baculo a d. Andrea Fabrianensi eiusdem congregationis monacho, sacrae theologiae doctore, olim conscripta et nuper a d. Iacobo Mercato eiusdem congregationis in Romana Curia procuratore generali locupletata; anche di questa biografia esiste un'edizione italiana rimaneggiata dal Franceschini, pubblicata ad Ancona nel 1767. Incerta è invece l'attribuzione ad A. della biografia dei b. Ugo da Serra San Quirico e di altri seguaci di s. Silvestro.
Le narrazioni di A. non si discostano dallo schema consueto della letteratura agiografica medievale, ma acquistano pregio particolare per la cura della forma e la vivacità del racconto, non disgiunta da un certo compiacimento erudito (come nelle disquisizioni sull'etimologia e il significato del nome personale del santo); inoltre, pur senza evitare episodi favolosi che rappresentano in questo genere un tema obbligato (si vedano nella biografia di s. Silvestro il lupo ammansito che custodisce la cella dell'eremita e la lotta con i demoni), A. fornisce dati storici preziosi, attingendo a fatti vissuti o a fonti che egli poteva ancora agevolmente controllare.
Fonti e Bibl.: I. B. Mittarelli - A. Costadoni, Annales Camaldulenses ordinis sancti Benedicti, V. Venetiis 1760, p. 333; G. Mollat, Jean XXII (1316-1334). Lettres communes..., V, Paris 1909, nn. 22929, 23797, 23884, 27779; [F. Vecchietti], Biblioteca Picena o sia notizie istoriche delle opere e degli scrittori piceni, I, Osimo 1790, pp. 107 s.; U. Policari, L'Ordine di s. Benedetto di Monte Fano o dei Silvestrini, in P. Lugano, L'Italia benedettina, Roma 1929, pp. 453 s., 456, 468 s.