ANDREA di Giusto e il figlio Giusto d'Andrea
Andrea di Giusto, pittore fiorentino dei primi del secolo decimoquinto, di cognome Manzini e identificato con Andrea da Firenze (da non confondersi però col trecentesco Bonaiuto), lavorò in patria con Bicci di Lorenzo fino al 1424, e fu con Masaccio a Pisa nel 1426, collaborando al grande polittico del Carmine. Male gli furono attribuite due tavolette di questo polittico, cioè il San Paolo del Museo civico di Pisa e il Sant'Andrea della coll. Lankoronski di Vienna. Nel 1435 dipingeva il trittico con la Madonna e santi della Galleria di Prato, fedele copia dell'opera consimile di Lorenzo Monaco agli Uffizî. Nel 1436 assumeva l'ordinazione di una tavola, ora perduta, per S. Lucia dei Magnoli. Nel 1437 eseguiva e firmava un'Assunzione di Maria (ora nella R. Galleria dell'Accademia di Firenze), in cui si manteneva pienamente ligio all'Angelico. Inoltre il Sirén gli attribuì giustamente tre affreschi nella cappella dell'Assunta a Prato. Oscillando fra varie tendenze non poté farsi uno stile personale; e tanto più modesto appare il valore di lui quanto più il caso l'avvicinò a grandi artisti. Morì nel 1455
Giusto d'Andrea, figlio di Andrea, pittore anch'egli di second'ordine, nacque a Firenze nel 1440 e vi morì nel 1496. Dal suo Libro di ricordi si rileva che dal 1458 al 1460 fu garzone di Neri di Bicci; che poi lavorò con Filippo Lippi; che verso il 1465 fu aiuto di Benozzo Gozzoli a San Gimignano e a Certaldo, e che nel 1466 fece, in terretta verde, la decorazione, ora quasi scomparsa, della facciata di S. Maria di Peretola. Parecchie sue opere sono in chiese della campagna toscana, e in gallerie italiane e straniere. In tutte ripete senza originalità le forme dei maestri più vicini. Note soprattutto: I tre Arcangeli e La Madonna con il Figlio della Galleria dell'Accademia di Firenze; La Madonna del Latte della Galleria di Prato, data anche al Botticini; le Madonne di San Domenico in San Miniato e di S. Andrea a Gaviserri (Casentino). Inoltre come di mano sua, ma su disegno di Benozzo, si riconoscono adesso alcune figure di santi e architetture nella cappella di S. Agostino a San Gimignano, e una parte dell'affresco con il Martirio di S. Sebastiano nella collegiata della stessa città. La deficienza del modellato e il colore rossastro delle carni, che gli sono particolari, si trovano anche nel Tabernacolo dei Giustiziati a Certaldo, eseguito, anche questo, su disegno di Benozzo.
Bibl.: I. B. Supino, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, I, Lipsia 1907, e XIV, Lipsia 1921; D. v. Hadeln, A. di G. u. d. dritte Predellenstück vom pisanischen Altarwerk d. Masaccio, in Monatshefte f. Kunstwiss., I (1908), p. 785; R. van Marle, The Development of the Italian Schools of Painting, IX, Aia 1927.