ANDREA di Vanni
Senese, nacque intorno al 1332 da Vanni di Andrea e Giacoma di Vannuccio, che, sposatisi nel 1329, ebbero poi altri due figli, Francesco e Cristoforo, entrambi pittori, come Andrea.
Nel 1353 A. aprì bottega insieme con Bartolo di Fredi in una casa della Compagnia della Misericordia; nel 1355 era membro dell'Arte dei pittori; Van Marle (1924, p. 432) riporta l'iscrizione che, con data (1354) e firma, sino nel '700 si poteva leggere ai piedi di una Madonna che la regina Giovanna di Napoli avrebbe ordinato ad A. per la cappella del castello di Casaluce presso Aversa.
Il Carli fa risalire appunto a questo periodo, anteriore al 1365, l'incarico dato ad A. da Raimondo del Balzo conte di Aversa (m. 1375) di decorare la cappella del castello di Casaluce. Il complesso (che secondo il Van Marle [1924] fu commisionato nel 1375) doveva constare di una serie di affreschi e di un polittico per l'altare (Milanesi, La scrittura ... ). Frammenti di quest'ultimo sono, secondo il Carli, una Madonna in una collezione privata e il S. Iacopo nella Pinacoteca di Capodimonte a Napoli (anche Milanesi). I resti di affreschi della cappella (che il Berenson data 1375), con Dormitio Virginis, Assunzione e altre scene, sono molto rovinati.
Ben presto però cominciò l'attività civica di A., attività molto più variata e vivace e documentata che non la sua pittura: nel 1363, con Francesco Matarazzi andò incontro al nuovo podestà di Siena; l'anno dopo era castellano del Cassero di Montalcino, nel 1368 partecipò alla cacciata dei nobili dalla Repubblica, nel 1369, insieme con Duccino di Cino, orafo, elesse il nuovo senatore, nel 1370 faceva parte del Gran Consiglio della Repubblica - e nello stesso anno, aiutato da suo fratello Francesco, dipingeva tre cappelle in duomo, e con Antonio Veneziano alcune volte dello stesso. Nel 1371 era gonfaloniere per il terzo di S. Martino; nel 1372 A. era di nuovo membro del gran consiglio della Repubblica e del febbraio dello stesso anno è una sua lettera da Pisa in cui racconta (Milanesi, I, p. 295) le difficoltà del viaggio verso Avignone, dove si era recato in ambasceria presso il papa Gregorio XI (sempre in questo anno dipinse lo stendardo per il suo quartiere, di cui era gonfaloniere). Nel dicembre 1373 gli furono pagate 46 lire e 4 soldi perché andò a Firenze "per informarsi del camino che doveva fare la gente d'arme che era a Santa Gonda" (Milanesi, I, p. 305).
Nel 1376 era rettore dell'Opera del duomo e provveditore di Biccherna; nel 1378 sindaco per l'elezione del senatore, nel 1379 capitano del popolo, e Caterina da Siena si preoccupava che in questo ufficio egli fosse "costante e perseverante nella virtù". Ci restano 3 lettere della santa ad A. capitano del popolo; le esortazioni di lei si fecero ancora più vive alla fine dell'anno, quando A. era uno dei quindici difensori del popolo: "vi prego... che ora nello stato vostro manteniate ragione e giustizia al piccolo come al grande, al povero come al ricco" (G. Ramazzotti, Le lettere di S. Caterina da Siena ai professionisti ed agli artisti, Roma s. d., pp. 102-118).
Nell'anno 1379 A. avrebbe dipinto la pala con Madonna e santi per la chiesa di S. Stefano a Siena, tuttora in loco, e la tavola con il Martirio di s. Sebastiano per la chiesa di S. Alartino (Milanesi, La scrittura ... ).
Nel 1380 A. era di nuovo membro del Gran Consiglio; dal 1383 al 1385 fu a Napoli con patenti di ambasciatore: ci rimangono sei lettere sgrammaticate scritte da Napoli; in una di esse (24 febbr. 1384; Milanesi, I, 295) A. chiede soldi e forse rimpiange di essersi lasciato tentare da altre attività al di fuori della pittura: "io ò fato fedelmente quanto a Dio, e per servire, lasata la botigha, cho' lasando la cassa e miei fatti, e none mi credo esare a Siena uno giotoncielo ne' ch'io mi vadia tavernando; ancho mi credo avere magistero e bene operatto chome uno altro... Io rappresento il Qumuno, poi veghomi a pericholo, volendomene venire, ché per mare per tera si roba, è già quando veni fui piue voltte piue che mortto, che nome si vorebe bere cho' loro bechiere...".
Nel 1384 A. andò in Sicilia come appare da una lettera, da Napoli, di Francesco Bruni dell'11 febbraio ai governatori della Repubblica di Siena in cui il Bruni informa di non essere riuscito a vedere A. perché era in Sicilia a dipingere (Borghesi-Banchi, p. 54). A. seguì Urbano V da Napoli a Nocera, donde scrisse una lettera il 4 agosto 1385 per dire al Comune che non si sapeva dove il papa sarebbe andato, che i cardinali erano poverissimi e che sarebbero stati felici di andare al sicuro a Siena (Milanesi, I, pp. 302-304).
Da Napoli proviene una delle migliori opere di A.: un trittico con Crocefissione al centro, Preghiera nell'orto, Discesa al Limbo, oggi nella Corcoran Gallery di Washington (già nella collez. Clark di New York, firmato nel pannello centrale; v. F. M. Perkins, 1921), che Van Marle (1924) metteva in relazione con il soggiorno napoletano del 1383-85. Al trittico di Washington inoltre il Carli avvicina anche l'altarolo con Crocefissione fra due profeti, n. 114 nella Pinac. di Siena, e altre opere.
Nel 1380 A. fu padrino del figlio del suo amico Cristofano Guidini, che nei suoi diari (Ricordi di C. Guidini, in Arch. stor. ital., s. 1, IV,parte I [1843], pp. 39, 41) ricorda di aver chiesto ad A. di dipingere un ritratto di Caterina da Siena nella cappella di S. Iacomo Interciso, presso il campanile del duomo, e scene della vita di s. Giacomo che, secondo i documenti pubblicati dal Milanesi (I, pp. 305 s.), dovevano essere completate verso il 1400.
La morte di A., intorno al 1414, non è registrata nel necrologio della chiesa di S. Domenico di Siena ove era la tomba di famiglia. Si pensa quindi che sia avvenuta lontano dalla patria. La tomba dei Vanni era nel chiostro al lato del refettorio del convento della chiesa di S. Domenico: nel 1394 e nel 1411 vi erano stati seppelliti i due fratelli di A., Francesco e Cristofano, e nel 1420, il 18 luglio, Antonia, che era figlia di Andrea.
Nella cappella delle Volte della chiesa di S. Domenico a Siena A. aveva dipinto il migliore ritratto della sua guida spirituale, S. Caterina, ritratto che deve essere anteriore al 1411,perché la santa manca di aureola e solo nel 1411 fu canonizzata.
Questa è d'altronde, con il suo accordo di bianchi e neri sul fondo verdino, con la spiritualità che emana dalla figura della santa che si fa baciare la mano da una devota, una delle opere meglio riuscite di A. che fu, come pittore, un tardo epigono di Simone Martini e Lippo Memmi.
Fonti e Bibl.: G. Milanesi, Documenti per la storia dell'arte senese, I, Siena 1854, pp. 31, 40, 49, 264, 275, 294-307, 385; II, p. 36; G. Milanesi-C. Pini, La scrittura di artisti italiani, Firenze 1876, tav. n. 7; S. Borghesi-L. Banchi, Nuovi documenti per la storia dell'arte senese, Siena 1898, pp. 27, 54 s.; G. Luchaire, Documenti per la storia dei rivolgimenti politici del Comune di Siena dal 1354 al 1369, Lyon-Paris 1906, pp. 189, 198, 215, 226; Cronache Senesi, a cura di A. Lisini e F. Jacometti, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XV, 6, p. 649; F. M. Perkins, A. Vanni, in The Burl. Mag., II(1903), p. 309; Id., La pittura alla mostra d'arte antica in Siena, in Rass. d'arte, IV(1904), p. 147; W. Suida, Notizie su alcuni quadri primitivi ital. nel Kaiser Friedrich Museum di Berlino, in Riv. d'arte, V(1905), p. 42; J. A. Crowe-G. B. Cavalcaselle, A History of Painting in Italy, a cura di L. Douglas, III, London 1908, pp. 127-30; F. M. Perkins, A triptych by A. Vanni, in Art in Amer., IX(1921), pp. 108-188; R. Van Marle, An early and a late work of A. Vanni, ibid., X(1922), pp. 230-237; Id., The develop. of the Ital. schools of painting, II, The Hague 1924, pp. 432-451; P. Hendy, Two sienese paintings at Fenway court, in The Burlington Magazine, LV (1929), pp. 108-114; A. Lusini, Elenco dei pittori senesi vissutinei sec. XIII e XIV, in La Diana, II(1927), p. 29; C. Brandi, La regia pinacoteca di Siena, Roma 1933, p. 17; B. Berenson, Pittori ital. del Rinascimento, Milano 1936, pp. 504 s.; J. Pope Hennessy, Notes on A. Vanni, in The Burl. Mag., LXXIX (1939), pp. 92 s.; Id., A Madonna by A. Vanni, ibid., LXXXIII (1943), pp. 174-177; E. Carli, La pitt. senese, Milano 1955, pp. 154-58; J. Ziff, Reconstruction of an altarpiece by A. Vanni, in Art. Bull., XXXIX (1957), pp. 138-42; U. Thieme-F. Becker, Allgem. Lexikon der bildenden Künstler, I, p.464; Encicl. Italiana, XXXIV, p. 975 (sub voce Vanni).