FELICIANI (Filiciani, Felisiani, Feligiani), Andrea
Nato a Siena, in anno imprecisato ma comunque nella prima metà del secolo XVI, non si possiedono molte indicazioni sulla sua prima attività musicale e scarsissime sono le notizie biografiche. Sappiamo comunque che era di umili origini, poiché nel Liber primus missarum (Venezia 1584) il F. nomina se stesso come "homo privatae fortunae ac humilis conditionis".
Il primo dato certo attiene alla sua attività di maestro di cappella nel duomo di Siena. Nei Salariati (1575) dell'Archivio dell'Opera metropolitana di Siena si legge ch'egli prese servizio in qualità di maestro di cappella presso il duomo di Siena a partire dal dicembre 1575, succedendo al maestro Ascanio Marré.
Nel Giornale e ricordi (Ibid., 1575, n. 726, c. 62r) viene per l'appunto attestata la sua assunzione in detta cappella: "Maestro Andrea di Felisiano Felisiani. Ricordo questo di 4 di novembre chome il magnifico signor rettore dell'Opera Pà condotto per maestro di cappella della chiesa cattedrale. Cominciò a servire il primo di questo mese [dicembre] e se li consegniò la chiave della schuola e l'inventari delle robbe e libri di musica".
Il F. morì a Siena il 24 dic. 1596: dai documenti ritrovati nell'Archivio dell'Opera metropolitana di Siena risulta che il 27 genn. 1597 il salario che a lui spettava per il servizio prestato durante il mese di dicembre venne pagato alla sua vedova Lisabetta Sensi, tramite il cognato Agnolo Andreoni.
L'attività del F. come maestro di cappella presso il duomo di Siena fu continua e non subì interruzione alcuna dal 1575 fino al momento della sua morte. Tra le funzioni svolte all'interno della cappella figurava un'intensa attività didattica, riguardante sia i chierici sia gli altri fanciulli. Tra gli altri, il senese Bernardino Draghi, nel Primo librodelle villanelle a 3 voci, del 1591, si dichiara allievo del Feliciani. Nello stesso mese di dicembre 1596, in cui il compositore venne a mancare, gli successe Francesco Biànciardi, già organista nella cappella del duomo. Adriano Banchieri, nelle Conclusioni sul suono dell'organo, nomina entrambi i musicisti a proposito delle celebrazioni in onore di s. Cecilia: Bianciardi come organista, il F. come maestro di cappella. Pare che il F. fosse stato allievo del Palestrina.
Nel valutare la sua attività di compositore non va certamente tralasciata l'influenza del Palestrina sulle opere sacre, che rappresentano la parte più rilevante della sua produzione. Due delle sue messe, Missa loquebantur e Missa Corona aurea (1584), sono parodie di due mottetti del Palestrina. Un atteggiamento poco innovativo rispetto ai suoi contemporanei, specie nell'utilizzazione piuttosto cauta di dissonanze e cromatismi, sembra caratterizzare la sua produzione.
Il F. non disdegnò la musica profana. Come molti dei suoi contemporanei, musicò numerosi madrigali di T. Tasso e di F. Petrarca, tra cui Erano i capei;le composizioni profane, pur non rappresentando la parte più corposa della sua produzione, valsero al F. una certa popolarità tra i suoi contemporanei. Persino il celebre editore inglese Nicholas Yonge ha ritenuto abbastanza rappresentativo uno dei madrigali del compositore senese, Ioper languir mi sfaccio, tanto da inserirlo nel secondo volume della raccolta Musica transalpina, edita a Londra nel 1597.
A proposito delle sue opere, Rinaldo Morrocchi ha parlato di "... gravità sensata ed armonia dolcissima" (La musica in Siena, p. 84), osservazione che in qualche modo ci rimanda alla scuola del Palestrina a cui va senz'altro riconosciuta l'attività di compositore del Feliciani.
Tra le composizioni del F. si ricordano: Ilprimo libro de madrigali a cinque voci (Venezia, A. Gardano, 1579), dedicato a Camillo Borghesi, vescovo di Grosseto; Missarum cum quatuor, quinque et octo vocibus, liber primus (ibid., J. Vincenti-R. Amadino, 1584), dedicato allo stesso; Ilprimo libro de madrigali a sei voci (ibid., Id., 1586); Brevis ac iuxta ritum Ecclesiae annua psalmodia ad vespertinas horas, octo canenda vocibus (ibid., A. Gardano, 1590); Musica in Canticum beatissimae Virginis Mariae, 4, 8 ac 12concinenda vocibus (ibid., Id., 1591); Psalmodia vespertina, 4 vocibus (ibid. 1599).
Opere varie contenute in altre raccolte: tre madrigali, Erano i capei, La bella pargoletta, Vivi chiare, in M. A. Ferrari, Ilquinto libro delle muse. Madrigali a 5 voci con uno a 6 (Venezia, Figli di A. Gardano, 1575); Fra i vaghi e bei crin, in Armonia di scelti authori a 6 voci sopra altra perfettissima armonia di bellezze d'una gentil donna Senese in ogni parte bella, "All'illustr. sig.re il mio patrone osserv. Il sig. Giovanni Bardi de Conti di Vernio" (ibid., Erede di G. Scotto, 1586); For griefe I dye (Io per languir mi sfaccio), madrigale, in Musica transalpina, II (London, Th. Este, 1597); il madrigale Fia vaghi si conserva nel Royal Cons. of Music di Londra (ms. 1881).
Fonti e Bibl.: Siena, Arch. dell'Opera metropolitana, Salariati, 1575, n. 791, c. 361r; 1596, n. 793, c. 69v; Giornali e ricordi, 1575, n. 726, c. 62r; A. Banchieri, Conclusioni nel suono dell'organo, Bologna 1609; I. Ugurgieri-Azzolini, Le pompe sanesi, II, Pistoia 1649, pp. 4 s.; R. Morrocchi, La musica in Siena, Siena 1886, p. 84; S. A. Luciani, La musica in Siena, Siena 1942, p. 15; A. Einstein, The Elisabethan madrigal and Musica transalpina, in Music and letters, XXV (1944), pp. 66-77; A. Orbetello, Madrigali italiani in Inghilterra, Milano 1949, p. 308; C. Sartori, in Die Musik in Gesch. und Gegenwart, IV, Kassel 1956, coll. 12 s.; A. Mazzeo, Icompositori senesi del '500 e del '600, Poggibonsi 1981, p. 13; Bibliografia della musica italiana profana, pubblicata dal 1500al 1700, I, Pomezia 1977, pp. 604 s.; The New Grove Dict. of music and musicians, VI, p. 457.