CORSINI, Andrea Ferdinando
Nacque a Firenze il 15 aprile del 1875 da Egidio e da Creusa Giuseppina Rossi; dopo gli studi secondari s'iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Firenze, dove ebbe come maestri il patologo G. Banti, il clinico P. Grocco e A. Filippi, docente di medicina legale e appassionato cultore di storia della medicina. Ancora studente universitario, fondò a Firenze l'associazione Procultura per la divulgazione, tramite conferenze e proiezioni, della cultura ai ceti medi e popolari, associazione poi incorporata in altre istituzioni in periodo fascista. Laureatosi nel 1899, si recò a Vienna dove seguì, nel semestre invernale 1899-1900, le lezioni di C. W. H. Nothnagel e frequentò le cliniche viennesi. Tornato in Firenze, fu prima (1900-1902)assistente presso l'istituto di materia medica diretto da G. Bufalini e quindi (1902-1906)assistente presso l'istituto di igiene diretto da G. Roster. Tra il 1902 e il 1903 compì una serie di viaggi in Spagna, Portogallo e nei paesi scandinavi, sui quali lasciò scritti: Impressioni e ricordi di viaggio, Firenze 1907; Attraverso il Portogallo. Impressioni e ricordi, in Emporium, XXV (1907), 145-146, pp. 1-39.
Per incarico di P. Grocco il C. studiò l'azione idropinica delle terme della Porretta, concludendo per l'assenza di albumina dalle acque e individuando invece la presenza di una sostanza di natura batterica, che chiamò pseudomonas porretana (Sulla vera natura della così detta "albumina" delle acque termali di Porretta, in Archivio di biol. normale e patologica, LIX [1905], pp. 221-240; Ulteriori ricerche sulla così detta "albumina" delle acque delle terme di Porretta, estratto senza indicazione della rivista, 1921, pp. 1-6). Questo lavoro gli meritò l'incarico di analista batteriologo presso il laboratorio del comune di Firenze, donde passò, nel 1906, all'Ufficio di igiene come vicedirettore. Conseguì nel 1909 la libera docenza in igiene, ottenendo però solo nel 1924 l'incarico per l'insegnamento di tale disciplina presso la facoltà di magistero dell'università di Firenze. Lasciò ottanta pubblicazioni di igiene e batteriologia tra le quali si segnalano il volumetto Cenni statistici sull'alcoolismo in Italia con speciale riguardo alla Toscana (Firenze 1908) e la monografia I disinfettanti gassosi (ibid. 1909), nella quale, dopo aver analizzato le proprietà antisettiche di vari gas e vapori, concludeva che "non esiste una disinfezione gassosa nel vero senso della parola poiché ogni gas richiede, per agire, un certo quantum di umidità" e che "nessun gas possiede, nelle ordinarie condizioni di ambiente, un vero potere di penetrazione ma tutti più o meno agiscono superficialmente" (pp. 240 s.).
In questi stessi anni cominciò a interessarsi di storia della medicina.
Tale disciplina, come più in generale la storia della scienza, trovava in quegli anni appassionati e talora validi cultori, senza riuscire però a recuperare una adeguata collocazione all'interno dell'insegnamento accademico e nel quadro della cultura italiana. Varie università avevano affidato incarichi relativi alla storia di discipline scientifiche: quella di Napoli per la storia della matematica ad A. Federico, quella di Siena per la storia della medicina a D. Barduzzi, di Bologna per la storia dell'ostetricia a G. Calderini, di Roma a M. Cermenati per la storia delle scienze naturali, di Napoli a M. Del Gaizo per la storia della medicina, di Padova ad A. Favaro per la storia della matematica, di Pisa a C. Fedeli per la storia della medicina, e ancora di Torino, di Bologna e di Roma a P. Giacosa, D. Maiocchi e V. Pensuti per la storia della medicina.
L'insegnamento di tali discipline non era previsto però né dalla legge del 13 nov. 1859, né dai regolamenti e ordinanze successivi, sicché nel 1911, a seguito della promulgazione della legge sull'insegnamento superiore del 1910, gli incarichi relativi vennero aboliti.
Era nata nel frattempo la Società italiana di storia critica delle scienze mediche e naturali, il cui Comitato promotore, presieduto da G. Baccelli e costituitosi il 21 apr. 1907, convocò a Perugia (9-11 ott. 1907) i cultori di storia della medicina e della scienza al fine di costituire ufficialmente la Società e approvarne lo statuto e il regolamento; presidente fu eletto D. Barduzzi. Il C. aderì fin da questa prima riunione alla Società e si legò in particolare alla persona del presidente Barduzzi, il quale doveva riottenere nel '13 l'incarico per l'insegnamento di storia della medicina all'università di Siena. Al primo congresso della Società (Roma, 11-14 ott. 1912) il C. presentò la relazione Sull'importanza e sui metodi di divulgare la conoscenza della storia delle scienze in genere e della medicina in specie (poi edita negli Atti del I Congresso nazionale della Soc. it. di storia critica delle scienze mediche e naturali, Grottaferrata 1911 pp. 3-12), nella quale manifestava la consapevolezza dei problemi che lo sviluppo delle discipline storico-scientifiche doveva affrontare e lasciava trasparire la sua vocazione di capace e attivo organizzatore: "Diamo dunque fin da ora opera a questo risorgimento spirituale... cominciamo, come nei giornali medici francesi, anche nei nostri italiani ad inserire buoni e frequenti articoli di curiosità storiche..., Guardiamo di dare specialmente ai giovani un libro di storia della medicina un po' moderno, sintetico, piacevole, attraente... Perciò bramerei che da questo primo Congresso nascesse e vivo si manifestasse un movimento diretto ad una più estesa propaganda per gli studi storico-scientifici onde divenga facilmente raggiungibile il nostro intento che è quello di rendere sempre più apprezzata la nostra scienza e sempre più radiante di gloria la patria nostra" (pp. 11 s.).
Tra i suoi lavori di questi anni si segnalano il volumetto La "Moria" del 1464 in Toscana e l'istituzione dei primi lazzaretti in Firenze e Pisa (Firenze 1911), che costituisce una storia documentata della pestilenza diffusasi in quell'anno in Pisa, Firenze e Livorno e documenta l'istituzione in Firenze di un lazzaretto che risulta essere il secondo dopo quello aperto (1423) in Venezia sull'isola di Santa Maria di Nazareth; e la monografia Malattia e morte di Lorenzo de' Medici duca d'Urbino (Firenze 1913).
Nel 1913 il C. conseguì presso l'università di Siena la libera docenza in storia della medicina e nel febbraio dello stesso anno inaugurò e diresse presso l'istituto micrografico italiano la collezione "Vite di medici e naturalisti celebri", che, prima di dover cessare la pubblicazione a causa della guerra, offrì agli studiosi tre piccole monografie: B. Eustachi, di G. Bilancioni (1913), F. Redi, di M. Cardini (1914) e Ugolino da Montecatini, di D. Barduzzi (1915).
La collana si affiancava, con l'indirizzo più marcatamente storico-medico, a quella diretta, a partire dallo stesso anno, da A. Mieli per la S. T. E. B, di Bari, e costituì assieme a essa il primo importante sbocco editoriale della storia della scienza italiana. Al Mieli il C. fu legato da sincera amicizia e ne assecondò sempre gli sforzi tendenti a trarre la storia della scienza italiana dal provincialismo e dilettantismo che caratterizzavano in particolare i lavori di quegli storici della medicina che si riunivano attorno a P. Capparoni. Contro questo gruppo il C. condusse, d'accordo col Mieli, una battaglia civile ma decisa per il controllo della Rivista di storia critica delle scienze mediche e naturali, nata nel 1910 come organo della omonima società; di tale rivista il Capparoni (cfr. Diz. Biogr. d. Ital., XVIII, pp. 700-704, sub voce Capparoni Pietro) era stato prima amministratore, poi direttore provvisorio nel 1914 e quindi dal '15 al '18 direttore del comitato di redazione, nel quale entrava però anche il Mieli; negli anni della guerra, tuttavia, il Capparoni fu supplito dal Barduzzi che si affidò molto alla collaborazione del C., il quale dunque controllò assieme a Mieli l'indirizzo della rivista; dopo il periodo bellico il Barduzzi mantenne la direzione fino al 1922 quando gli successe lo stesso Corsini. Era nato nel frattempo (1919) a opera di Mieli l'Archivio di storia della scienza, che si affiancava, integrandola per quanto riguarda la storia della fisica, della chimica e della matematica, alla Rivista; i due periodici contribuirono in maniera determinante allo sviluppo degli studi di storia della scienza in Italia.
L'azione del C. divenne tanto più incisiva in quanto nella stessa data, succeduto D. Giordano al Barduzzi alla presidenza della Società, egli fu nominato segretario, carica che mantenne anche sotto la presidenza di V. Putti, al quale infine successe nel 1940.
Le energie del C. si erano volte nel frattempo soprattutto alla creazione di strutture istituzionali in grado di raccogliere, conservare e rendere agibili materiali e libri concernenti la storia delle scienze. Già nel 1922, nel corso del secondo congresso di storia delle scienze mediche e naturali, il C. aveva presentato una relazione, il cui testo fu edito solo nel 1924 (Per il patrimonio storico scientifico italiano, in Arch. di storia della scienze, V [1924], pp. 348-55), nella quale formulava proposte atte a eliminare lo stato di abbandono in cui versava gran parte dei cimeli scientifici. Mentre tramite il sen. L. Rava le proposte del C. trovavano eco in Senato, nasceva a Firenze nel 1923 il gruppo per la tutela del patrimonio scientifico nazionale presieduto dal senatore A. Garbasso, che diede vita il 7 maggio 1925, presso l'università di Firenze, all'istituto di storia della scienza: "gran nome ma allora povera cosa - scrive lo stesso C. - la cui ricchezza era solo nell'idea e nella speranza che, per essere il primo a sorgere in Italia, il suo avvenire sarebbe stato prospero e grandioso" (L'Istituto e il museo di storia della scienza, in La Regione, sett.-ott. 1954, n. 2, p. 3). L'Istituto, che aveva sede in una sola stanza messa a disposizione dalla facoltà di medicina in via degli Alfani, organizzò assieme al gruppo nel 1929 la prima imponente mostra nazionale di storia della scienza, il cui successo determinò la crescita dell'istituto.
L'Istituto divenne ed è tuttora l'istituzione più autorevole nel campo della museografia scientifica e costituì indubbiamente il successo più prestigioso del C., il quale la diresse sempre con intelligenza e ampiezza di vedute, giovandosi dell'appoggio del principe Ginori Conti e coadiuvato poi dall'allieva M. L. Bonelli, che doveva succedergli alla direzione.
Era divenuto nel frattempo (1928) direttore dell'Ufficio di igiene del comune, dove rimase fino al 1953, allorché venne collocato a riposo per raggiunti limiti di età. Il campo preminente della sua attività era comunque ormai quello della storia della scienza, alla quale dedicava il suo tempo di studioso: risalgono a questi anni altri tre importanti saggi (Medici ciarlatani e ciarlatani medici, Bologna 1922; Antonio Cocchi, Milano 1928; Le scienze biologiche nel Rinascimento, Firenze 1939), che emergono tra una quantità di altri articoli e saggi sempre puntuali e documentati, anche se mai volti al recupero di disegni concettuali e di linee evolutive della cultura scientifica, giacché mancò al C., come del resto a molti dei suoi contemporanei, l'interesse per gli aspetti metodologici e per il significato filosofico della ricerca scientifica. La sua azione di promotore e organizzatore delle ricerche di storia della scienza in Italia si intensificò dopo che, come si è detto, egli successe nel 1940 a V. Putti alla presidenza della Società, al cui prestigio il Capparoni tentò, senza grande successo, di contrapporre l'Accademia dell'arte sanitaria, nata nel 1934 in Roma dal precedente Istituto storico italiano dell'arte sanitaria, e che aveva quale organo gli Atti e memorie dell'Accademia di storia dell'arte sanitaria. La polarità non priva di contrapposizioni e polemiche tra Società e Rivista da un lato e Accademia e Atti dall'altro era destinata ad appianarsi solo nel 1956, quando il C., per l'età ormai avanzata, lasciò la direzione della Rivista e la presidenza della Società ad A. Pazzini, allievo del Capparoni.
Il commosso commiato che il C. pubblicò nell'ultimo numero della sua Rivista (la quale da quell'anno cambiò titolo, divenendo semplicemente Rivista di storia della medicina)e che voleva valere di augurio per il futuro della disciplina e della nuova Rivista, segnò invece, forse, l'inizio di una lenta decadenza, conclusasi con la soppressione nel 1981 della stessa cattedra creata a Roma per il Pazzini nel 1955: "Non è senza un lieve, indefinibile senso di mestizia che per l'avanzata età mi allontano volontariamente da questa Rivista cui con passione ho collaborato sino dal suo inizio - quasi mezzo secolo fa - ed ho diretto da circa trentacinque anni, da quando mi fu affidata dal prof. Domenico Barduzzi che, pure a causa dell'età raggiunta, desiderò passarla ad altre mani. In tutto questo tempo non sono mancate le difficoltà, tanto più che due grandi guerre hanno messo a dura prova la forza di resistenza di questo periodico, che tuttavia è sempre riuscito a ritrovare la sua vitalità. In questo momento del distacco amo rievocare tutti coloro che nella non sempre facile impresa mi hanno coadiuvato con la loro opera; e, mentre la mia memoria massimamente mi porta al tanto compianto prof. Luigi Castaldi, un caldo e particolare ringraziamento rivolgo agli attuali miei collaboratori, primi fra quali il prof. Bruno Imbasciati, preziosissimo redattore capo, e l'infaticabile dottoressa Maria Luisa Bonelli" (Commiato, in Riv. di storia delle scienze mediche e naturali, XLVII [1956], 2, p. 3).
Appoggiò il sorgere, nel 1942, della Domus Galilaeana di Pisa, dove ebbe sede il gruppo italiano di storia delle scienze, costituitosi nel 1948 come comitato italiano dell'Union internationale d'histoire des sciences, nata a Parigi nel '28 per l'iniziativa dell'amico Mieli. Del gruppo, la cui presidenza fu affidata a R. Almagià, il C. fu eletto vicepresidente. Collaborò alla fondazione, nel 1959, della rivista Physis, destinata a controbilanciare il progressivo decadimento della Rivista di storia della medicina e a occupare il posto dell'Archivio di storia delle scienze, trasferitosi a Parigi nel 1928 col suo direttore Mieli e divenuto poi Archives internationales d'histoire des sciences.
Il C. morì a Firenze il 24 giugno 1961, poco dopo aver dato alle stampe l'ultimo suo lavoro: I Bonaparte a Firenze (Firenze 1961), volume ancora oggi molto utile per la ricchezza di notizie.
Bibl.: La bibliografia completa del C. è in corso di preparazione presso l'Istituto e Museo della scienza di Firenze, dove sono custodite tutte le carte e i libri appartenuti al C.; bibliografie parziali sono reperibili in G. Pezzi, Un maestro di storia della medicina: A. C., in Pagine di storia della scienza e della tecnica, V (1948), pp. 1-10, e in A. Pazzini, Bibliografia di storia della medicina ital., Milano 1939, nn. 3260-3286; necr. in La Nazione, 25 giugno 1961; in Riv. di storia della medicina, V (1961), pp. 104-107; ibid., XVII (1961), 3, pp. 130 ss.; A. Garosi, Ricordo di A. C., in Atti e mem. dell'Accad. di storia dell'arte sanitaria, LX (1961), pp. 213 ss.; In memoria di A. C. nel primo anniversario della sua morte, in Pagine di storia della medicina, VI (1962), 3, pp. 68-75; Commemorazione di A. C., in Physis (1962), pp. 402-406; G. Montalenti, La prima esposizione nazionale di storia della. scienza a Firenze, in Archeion, XI (1929), pp. 239-241; A. Castiglioni, Omaggio ad A. C. nel LXXV natalizio, in Castalia, (1950), 5-6, pp. 217-223; A. Pazzini, La storia della medicina in Italia nell'ultimo cinquantenmo, Siena 1938, passim; G. Abetti, Il Museo nazionale di storia delle scienze, in Firenze. Rass. mensile del comune, IX (1940), pp. 1-5; M. L. Bonelli, L'Istituto e Museo di storia della scienza di Firenze, in Archives internat. d'histoire des sciences, II (1949), pp. 452-456; L. Stroppiana, Storici medici di oggi: A. C., in Pagine di storia della medicina, IV (1960), pp. 3 ss.; M. L. Bonelli, Il Museo di storia della scienza di Firenze, Firenze 1960, passim.