FIOCCHI, Andrea
Nacque a Firenze da Domenico. L'esiguità delle fonti non consente di ricostruirne la biografia se non negli avvenimenti principali.
Per qualche tempo lo si è identificato con un Andrea da Firenze sottoscrittore di alcuni atti pontifici compresi tra l'8 maggio 1409 e il 10 luglio 1410. Sulla base di questi dati e della notizia trasmessa da Raffaele Maffei "Volterrano" (Commentarii rer. urban., Romae 1506, cc. 279v s.), secondo il quale il F. avrebbe frequentato insieme con Giannozzo Manetti la scuola di Manuele Crisolora (che insegnò a Firenze nel 1397-99), si è collocata la data di nascita del F. prima dell'ultimo decennio del sec. XIV. Tale ipotesi è però smentita da un corpus di nove lettere (Registro Vat. 370) e dalla dedica al cardinale di S. Clemente Francesco Condulmer, nipote di Eugenio IV, di un esemplare del De magistratibus sacerdotiisque Romanorum (Roma, Bibl. naz., Sessoriano 286), in cui il F. dichiara di aver composto l'opera circa dieci anni prima, quando era "admodurn adolescens". La lettera, priva di data, è comunque posteriore al 19 sett. 1431, quando il Condulmer ricevette la porpora e sostituisce una precedente dedica al cardinale Branda da Castiglione.
In base a questa datazione il F. negli anni 1420-1425 doveva essere ancora molto giovane. Una conferma viene dalla lettera del 9 nov. 1430 al cardinale Giuliano Cesarini, al quale il F. scrive di aver ricevuto fanciullo la prima istruzione a Firenze insieme con Nicola Adimari, nipote del cardinale di Pisa Alamanno e amico del Cesarini. L'Adimari studiò diritto civile a Padova nel 1418-19 e lì morì diciottenne nel 1419: se il F. gli era più o meno coetaneo, la sua data di nascita doveva aggirarsi intorno al 1400.
La familiarità con l'Adimari lascia supporre che attraverso lui il F. abbia potuto ottenere la protezione del potente cardinale di Pisa. La dedica al Castiglione è da datare a dopo la morte di A. Adimari (17 sett. 1422) e va considerata come l'omaggio ad un possibile nuovo protettore. Comunque, già il 5 ag. 1430 il F. era alle dipendenze del cardinale di Siena Gabriele Condulmer in qualità di consigliere.
La data d'inizio di questo nuovo rapporto si precisa grazie al contenuto della lettera del F. ad un "F." fiorentino, figlio di un Giuliano di Averardo. Il Mercati identifica il destinatario in Francesco de' Medici, nipote di Averardo (morto nel 1435), cugino di Cosimo il Vecchio, che aveva ricoperto importanti cariche pubbliche. Il F. sollecitava la ripresa della corrispondenza interrotta da quando egli lo aveva lasciato sedicenne a Firenze: il tono affettuoso fa ritenere che il F. fosse stato il precettore di Francesco e, fissata la data di nascita di quest'ultimo al 1412, l'anno in cui il F. lasciò Firenze dovette essere il 1428.
Altre quattro lettere databili tra l'estate del 1432 e il 24 apr. 1434 sono dirette al nipote di Eugenio IV, Paolo Barbo, fratello di Pietro, futuro Paolo II. Il tono di due di esse fa pensare anche qui che il F. fosse l'istitutore di Paolo e un passaggio di tono esplicitamente gratulatorio nella prima lettera lascerebbe credere che il F. fosse entrato al servizio del cardinale di Siena proprio come precettore di Paolo e a questo dovesse la sua fortuna successiva.
L'elezione di Eugenio IV garantì al F. uffici curiali e prebende. Il 16 genn. 1432 egli è menzionato come segretario apostolico e tra i dieci referendari e familiari che godevano di prerogative speciali (Vat. lat. 4988, c. 45r). Il 13 nov. 1435 fu creato notaio e nell'atto di nomina è citato come segretario, scrittore e abbreviatore, cariche che conservò fino alla morte. Il 24 apr. 1431, un mese dopo l'elezione di Eugenio IV, fu nominato canonico di S. Lorenzo a Firenze e il mese successivo prese possesso del canonicato.
Quando Eugenio IV fu costretto dalla rivolta del popolo romano ad abbandonare fortunosamente la città il 4 giugno 1434, il F. lo seguì. Il 17 giugno era con lui a Pisa, dove redasse un atto contro i saccheggiatori del palazzo apostolico e di quello dei cardinale camerlengo F. Condulmer e poi a Firenze, dove il pontefice stabilì la sua corte.
Flavio Biondo lo nomina nel trattatello De verbis Romanae locutionis tra i sostenitori, nella famosa discussione avvenuta nel marzo del 1435 nell'anticamera di Eugenio IV a S. Maria Novella, della derivazione del volgare dal latmo e, nell'Italia illustrata (Basileae 1559, c. 305A), come autore di opere di storia del diritto.
Nel 1438 seguì il pontefice al concilio di Ferrara ai cui lavori prese parte: non si hanno però prove della sua presenza dopo che il concilio fu trasferito a Firenze. Nel 1441 fu membro della giuria del Certarne coronario e nel 1446 fece parte della delegazione che chiese al papa il pallio per Antonino, appena eletto vescovo di Firenze.
Quando la Curia ritornò a Roma, nel 1443, il F. vi si trasferì, pur allontanandosene con una certa frequenza per seguire i suoi interessi in Toscana. La sua presenza è accertata fino al primo anno di pontificato di Niccolò V (eletto papa nel marzo 1447). Da una lettera di Poggio Bracciolini, datata Terranova 12 ag. 1449, si deduce che il F. non seguì la Curia nelle Marche, dove si era trasferita per sfuggire alla pestilenza che imperversava a Roma (Niccolò V si trattenne a Fabriano dal 5 maggio al 29 novembre).
Il F. morì "extra Romanam Curiam" prima del 12 ag. 1452, data della nomina del suo successore negli uffici.
La notorietà dei F. è legata all'opuscolo De magistratibus sacerdotiisque Romanorum che circolò sotto il nome dello storico dell'età di Tiberio Lucio Fenestella. L'operetta ebbe una notevole fortuna: dopo l'editio princeps (Venetiis, Filippo di Pietro, c.1475; cfr. Indice gen. Degli incunaboli delle bibl. d'Italia, n. 3812), ebbe almeno altre sei edizioni nel secolo XV e numerosissime nel XVI, fra le quali le due stampe veneziane della volgarizzazione di Ludovico Domenichi (Giolito, 1544 e 1547) e varie edizioni seicentesche. Già nel 1477, alla fine della sua edizione di Terenzio, Giovanni Calfurnio indicò l'autore nel F., mentre nel Vat. lat. 3442, appartenuto al Poliziano, Fulvio Orsini annotò sul foglio di guardia il nome di Antonio Loschi. Il De magistratibus fu restituito al F. dall'edizione di Anversa (G. Silvio, 1561) curata da Aegidius Wijths. Nel ms. 274 della Biblioteca Riccardiana di Firenze sono conservate parti di una Histona ab adolescentia C. Iulii Caesaris, mentre di uno scritto "de commoditate seriosae historiae", menzionato nella dedica al Branda del De magiostratibus, si sono perse le tracce.
Fonti e Bibl.: Le lettere del F. sono edite in G. Mercati, Ultimi contributi alla storia degli umanisti, Città del Vaticano 1939, I, pp. 42 s., 97-133; la dedica al cardinale Branda Castiglione si legge in P. Scriverius, Respublica Roman., Lugduni Batavorum. 1626, pp. 5-16; A. Traversari, Epistolae, a cura di L. Mehus, Florentiae 1759, coll. 106 s., 212 s.; Ungedruckte Akten zur Geschichte der Päpste, a cura di L. von Pastor I, Freiburg 1904, pp. 24 s.; R. Scholz, Eine humanistiche Schilderung der Kurie aus dem Jahre 1438, in Quellen und Forsch. aus ital. Arch. und Bibl., XVI (1914), p. 132; Acta Camerae Apostolicae... de concilio Florentino, a cura di G. Hofmann, II, 1, Romae 1950, docc. 33, 36; P. Bracciolini, Lettere, a cura di H. Hart, III, Firenze 1987, pp. 95 s.; G.J. Vossius, De historicis Latinis, Antwerpiae 1627, pp. 89-91, 528 s.; A. Zeno, Dissertazioni vossiane, I, Venezia 1752, pp. 166-170; G. Lami, Catalogus codd. mss. in Bibl. Riccardiana, Liburni 1756, p. 29; G. Richa, Notizie istor. delle chiese fiorentine, Firenze 1756, IV, p. 55; F. Bonamico, De claris pontificiarum epistolarum scriptoribus, Romae 1770, pp. 156 s.; G. Marini, Degli archiatri, pontifici, II, Roma 1784, p. 136; D. Moreni, Continuazione delle memorie istoriche della... basilica di S. Lorenzo a Firenze, I, Firenze 1816, pp. 39-41; J.A. Fabricius, Bibl. Latina, I, Florentiae 1858, p. 576; G. Mancini, Vita di L.B. Alberti, Firenze 1882, ad Indicem; E. von Hottental, Die Bullenregister Martini V. und Eugeni IV., in Mitteil. des Inst. für österr. Geschichtsforschung, III (1885), Ergánzungsheft, I, pp. 427-431; G. Voigt, Die Wiederberlebung der klassischen Altertums, II, Berlin 1893, pp. 38, 79, 447, 503; X. von Hofinann, Forsch. zur Geschichte der kurialen Behöden, II, Rom 1914, p. 111; R. Fubini, La coscienza del lat. negli umanisti, in Studi mediev., s.3, II (1961), pp. 507 ss.; P.O. Kristeller, Iter Italicum, I-II, IV, ad Indices, sub voce Floccus Andreas Dominicus.