Fortebracci, Andrea.
Nato a Perugia il 1° luglio 1368, fu noto con il nome di Braccio da Montone. Nel 1388, insieme con Muzio Attendolo detto lo Sforza, entrò nelle milizie di Alberico da Barbiano. Partecipò alle lotte per la supremazia nella sua città natale sino al 1404 e, dopo la vittoria papale, tornò al servizio di Alberico. A partire dal 1407 si creò un vasto dominio personale che comprendeva diverse zone e città dello Stato pontificio, in particolare in Umbria, Romagna e Marche; nel 1416 divenne, tra l’altro, signore di Perugia. Nel 1418 entrò in conflitto direttamente con il papa Martino V che lo scomunicò. Nel corso di questa guerra, F. conquistò altre città umbre, arrivando a occupare anche Roma, da cui però dovette ritirarsi; nel febbraio 1420 fu firmata a Firenze la pace, in base alla quale F. s’impegnava ad aiutare il papa nella conquista di Bologna e questi, a sua volta, s’impegnava a ritirare la scomunica. Dopo la campagna bolognese, alla fine del 1420 F. si pose al servizio di Giovanna II d’Angiò, regina di Napoli, che aveva scelto come suo erede Alfonso V re d’Aragona (→ Alfonso I) in contrapposizione al candidato del papa, Luigi III d’Angiò. Nel 1421 F., dopo aver occupato varie città dell’Abruzzo che si erano schierate con Luigi, raggiunse Napoli; la regina Giovanna lo nominò gran conestabile del Regno (cioè comandante dell’esercito). Negli anni seguenti F. combatté contro le truppe al servizio del papa in varie zone dello Stato pontificio e dell’Abruzzo – in diverse occasioni ebbe come avversario il suo antico compagno d’armi, lo Sforza – e acquistò sempre maggiore influenza e potere nel Regno di Napoli (fu nominato anche governatore dell’Abruzzo e principe di Capua). Nel maggio 1423 pose l’assedio all’Aquila, che però resistette. Nell’estate di quello stesso anno avvenne la rottura tra Giovanna e Alfonso, e F., dopo una lunga esitazione, si schierò con quest’ultimo. Nel 1424 si formò una lega tra il duca di Milano Filippo Maria Visconti, Giovanna e il papa, i quali allestirono un esercito in difesa dell’Aquila. Nella battaglia decisiva del 2 giugno F. fu ferito e fatto prigioniero; morì tre giorni dopo per le ferite riportate.
Le vicende di F., dal 1420 alla morte, sono narrate sinteticamente nelle Istorie fiorentine (I xxxviii); M. dà spazio anche alle vicende dei figli di F.: Oddo (1410-1425), morto giovanissimo combattendo per i fiorentini in Val di Lamone, presso Faenza (I xxxviii, IV viii e xiii), e Carlo (1421-1479), che militò per Venezia e Firenze (VII xxxii, VIII xiv). Nel Principe (xii) si mette in rilievo come i due acerrimi avversari, lo Sforza e F., si fossero formati entrambi nelle schiere di Alberico da Barbiano. Nell’Arte della guerra (I 59), infine, M. torna a parlare di F., severamente, come di un mercenario abile soprattutto negli inganni.
Bibliografia: P.L. Falaschi, Fortebracci Andrea (detto Braccio da Montone), in Dizionario biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, 49° vol., Roma 1997, ad vocem.