GIUSTINIANI, Andrea
Nacque ad Ajaccio, in Corsica, il 22 dic. 1570, da Leonardo Taranchetti, "cliente" dei patrizi genovesi Battista e Benedetto Giustiniani, e Barbara Blanchi. Ebbe due fratelli, Fabiano e Benedetto, divenuti poi anch'essi ecclesiastici: il primo fu vescovo di Ajaccio e il secondo, più giovane, divenne domenicano come il G. (a Genova nel 1608).
A seguito delle benemerenze di servizio del padre egli poté fregiarsi del nobile cognome dei suoi padroni, venendo avviato da loro agli studi e alla vita religiosa. Avendo scelto di divenire domenicano, andò a Roma dove, il 30 nov. 1591, entrò nel convento di S. Maria sopra Minerva; vi proseguì gli studi fino all'ordinazione sacerdotale e, nel 1605, al conseguimento del magistero. Il 3 dic. 1607 Paolo V lo nominò rettore del Collegio greco di Roma, incarico che mantenne fino al febbraio 1612. Il G. ha lasciato pochissime tracce della sua attività in questo istituto, tanto che qualche autore ha negato il suo rettorato, ponendo in suo luogo un altro domenicano, David Negri da Casoli. La confusione deriva dalla fase di crisi e disordine amministrativo che il Collegio attraversò proprio in quegli anni, dopo l'allontanamento dei gesuiti dalla direzione e il fallimento di un esperimento di cogestione didattica tra domenicani e somaschi. Questi cambiamenti erano il frutto della politica del cardinale protettore dei domenicani, Benedetto Giustiniani di Chio, in carica dal 1602, che pretese di decidere su ogni aspetto della vita del Collegio, dall'amministrazione alle promozioni degli alunni. Pertanto al G. spettò un ruolo di mero esecutore del cardinale (cui forse, dato i legami con la famiglia Giustiniani, doveva la nomina), e, stando alla testimonianza di Stefano Gradič, alleviato solo dall'insegnamento della teologia ad alunni come Leone Allacci.
Tuttavia nel 1610, prima della conclusione del rettorato, il G. ebbe da Paolo V la nomina prestigiosa a commissario generale del S. Uffizio, seguita poco dopo da quella a consultore della congregazione per l'Esame dei promovendi al vescovato.
Nella veste di inquisitore il G. ebbe a che fare marginalmente con i preliminari dell'indagine sull'ortodossia degli scritti di Galileo Galilei, allorché prima si volle accertare se negli atti del processo a Cesare Cremonini fosse nominato lo scienziato pisano e poi (1615) fu esaminata la lettera di Galileo a Benedetto Castelli del 21 dic. 1613. Precedentemente, grazie alla sua perizia nella lingua greca, il G. si era occupato del caso dell'archimandrita Adamo, venuto a Roma nel settembre 1610 in rappresentanza del patriarca dei cristiani nestoriani di Bagdad, Elias, portando al papa una confessione di fede sostenente la sostanziale identità tra le confessioni cattolica e caldea. Paolo V, in vista di una possibile unione, ne affidò l'esame al G., che per tre anni affrontò tutti i dogmi oggetto di divergenze con i nestoriani (primato papale, maternità divina della Madonna, le due nature, volontà e attività di Cristo e la processione dello Spirito Santo). Nella primavera del 1614 il G. arrivò a una soluzione positiva della questione, che permise ad Adamo di ritornare a Bagdad con un testo da far firmare al patriarca; questi, tuttavia, non lo accettò e la divisione tra le due Chiese rimase.
Il G. si interessò anche alla contemporanea disputa francese sulla potestà del papa, promossa dal teologo gallicano Edmond Richer, al quale nel 1612 aveva replicato l'ultramontano André Duval con uno scritto successivamente rielaborato e ampliato nel De suprema Romani pontificis in Ecclesiapotestate… (Parigi 1614). A Roma questo libro era parso ancora troppo cauto; dopo averlo esaminato con il cardinale Bellarmino, il G. non esitò a scrivere a Paolo V che a suo parere l'autore "tiene che il Concilio sia sopra il Papa", proponendo diverse correzioni al testo. Queste Censurae etcorrectiones, conservate manoscritte nella Biblioteca apostolica Vaticana, sono l'unico suo scritto conosciuto, essendo perduti altri (Confutationes a un catechismo ortodosso del patriarca Cirillo di Costantinopoli, un Tractatus de sacramentis, un Opusculum de Divina Gratia).
Il 24 nov. 1614, ancora commissario del S. Uffizio (lo fu fino all'aprile dell'anno successivo), il G. fu ordinato vescovo della poverissima diocesi calabrese di Isola di Capo Rizzuto, affidata a lui perché di tradizione greco-albanese. Andò a prenderne possesso nel 1615, ma il 25 nov. 1617, ad appena 47 anni, vi morì. Fu sepolto nella cattedrale di Isola.
Fonti e Bibl.: Bibl. apost. Vaticana, Barb. lat. 915, cc. 7-18, 21; 1030, cc. 1-10, 19-31; Acta capitulorum generalium Ordinispraedicatorum, VI, a cura di B.M. Reichert, Romae 1902, p. 75; I documenti del processo di Galileo Galilei, a cura di S.M. Pagano, Città del Vaticano 1984, pp. 219 s.; R. Soprani, Li scrittori della Liguria, Genova 1667, p. 20; A. Oldoini, Athenaeum Ligusticum, Perusiae 1680, pp. 23 s.; J. Quétif - J. Échard, Scriptores Ordinis praedicatorum, II, Lutetiae Parisiorum 1721, p. 405; S. Gradič, Vita Leonis Allatii, in Novae Patrum bibliothecae, a cura di A. Mai, VI, 2, Romae 1853, p. IX; R.A. Vigna, I vescovi domenicaniliguri, Genova 1887, pp. 312-315; Edizione nazionale delleopere di Galileo Galilei, XX, Firenze 1909, p. 453; I. Taurisano, Hierarchia Ordinis praedicatorum, Romae 1916, p. 73; L. von Pastor, Storia dei papi, XII, Roma 1930, p. 272; J. Krajcar, The Greek College in the years of unrest(1604-1630), in Orientalia Christiana periodica, XXXII (1966), p. 11; A. Zucchi, I Collegi ecclesiasticidi Roma e l'Ordine di S. Domenico…, in Il Collegio greco di Roma.Ricerche sugli alunni, la direzione, l'attività, a cura di A. Fyrigos, Roma 1983, p. 145; J. Metzler, Le antiche fonti storiche sul Pontificio Collegio greco presso l'Archivio "DePropaganda Fide", Roma 1983, p. 332; P. Gauchat, Hierarchia catholica, IV, Monasterii 1935, p. 209.