GUARNERI, Andrea
Nacque a Palermo il 15 maggio 1826 da Luigi. Dopo un'educazione classica intraprese studi giuridici, filosofici e storici presso l'Università della città natale. Nel 1848 partecipò attivamente ai moti insurrezionali dell'isola e ottenne l'incarico di commissario straordinario del governo a Caltanissetta. Il G. si inserì negli ambienti intellettuali liberali, animati dai fratelli M. ed E. Amari, V. D'Ondes Reggio, F.P. Perez e F. Ferrara, come testimonia la sua collaborazione al giornale L'Indipendenza e la Lega diretto da Ferrara. Dopo la restaurazione del governo borbonico il G. proseguì gli studi giuridici e filosofici e si dedicò all'insegnamento della matematica al liceo di Palermo e della logica in istituti privati della città.
Nel 1860, svolse un ruolo di primo piano nell'insurrezione che precedette lo sbarco di G. Garibaldi e il 2 giugno 1860 fu nominato ministro di Grazia e Giustizia nel governo dittatoriale. In questa fase il G. tentò un'opera di mediazione tra il partito d'azione, d'ispirazione democratica, e il partito cavouriano, o piemontese, politicamente moderato, che puntava all'annessione incondizionata dell'isola al Regno sabaudo. Il 20 giugno 1860 prese apertamente posizione in favore dei cavouriani e si dimise dall'incarico governativo in polemica con la paventata intenzione di Garibaldi di rinviare l'annessione.
In questo periodo il G. elaborò il progetto d'istituzione di un Consiglio straordinario di Stato per la Sicilia che avrebbe conservato all'isola una certa autonomia nell'ambito dell'ordinamento del costituendo Stato unitario. L'auspicio che l'unificazione italiana non comportasse un accentramento amministrativo tale da soffocare le realtà regionali e, in particolare, il tradizionale spirito autonomistico siciliano, costituì da allora un elemento costante della sua attività politica.
Nell'ottobre 1860 conseguì la laurea in giurisprudenza presso l'Università di Palermo. Poté così esercitare l'avvocatura e, grazie alla nomina a professore straordinario presso la medesima Università, intraprendere la carriera accademica come docente di filosofia morale e, dal 1863-64, di filosofia teoretica. Il 6 sett. 1866 il G. ottenne il trasferimento alla facoltà di giurisprudenza con la nomina a professore straordinario di procedura civile e ordinamento giudiziario. Tale incarico gli fu sempre confermato negli anni successivi, fino al pensionamento.
Il G., che non richiese mai il giudizio per l'ordinariato, concluse la carriera universitaria in qualità di professore straordinario. L'avvocatura e l'attività politica costituirono il suo impegno prevalente e due soli sono gli studi giuridici, propriamente accademici, da lui pubblicati: un saggio di diritto amministrativo, Sull'indole giuridica dei giudizi amministrativi di contravvenzione (Palermo 1859) e un corso di Lezioni di procedura civile dettate nella R. Università di Palermo (ibid. 1884).
L'incarico universitario, l'attività forense e l'impegno nel Consiglio comunale e provinciale di Palermo diedero al G. una considerevole notorietà negli ambienti politici e intellettuali dell'isola. Egli fu tra i principali esponenti del cosiddetto partito regionale, o autonomista, che contrastò l'accentramento statale e si batté per l'istituzione delle regioni, che avrebbero potuto salvaguardare talune specificità degli ordinamenti preunitari.
Nel 1865, in occasione delle elezioni per la Camera dei deputati, il G. pubblicò alcuni saggi (Il partito regionale e l'elezioni, Palermo; Il regionalismo ed i suoi oppositori, ibid.; I pochi eran molti, s.l.) nei quali esponeva le tesi del regionalismo e criticava la politica di rigido accentramento attuata dai primi governi dell'Italia unita: "Voi avete tutto distrutto, tutto annichilito, assorbendo tutto - affermava il G. - … voi avete demolito tutto il vecchio edificio, voi non avete accumulate che ruine sopra ruine, e ci ragionate sempre di ruinare, giammai di creare fuorché nella sede centrale dello Stato" (Il regionalismo…, pp. 8, 10). Nel 1870 il G. tornò sul tema con il saggio Dello ordinamento amministrativo di Italia (Palermo 1870), ove, con tono più pacato, descriveva le caratteristiche dell'ordinamento amministrativo, ispirato al modello accentrato francese, paragonandolo al sistema di self-governement inglese e a quello tedesco.
La nomina il 15 febbr. 1880 a senatore del Regno (5a categoria, in qualità di ex ministro), rappresentò il riconoscimento del ruolo svolto nella vita politica nazionale. Nel Senato il G. si inserì tra i liberali conservatori e autonomisti, che si opponevano, ritenendola prematura, all'evoluzione in senso democratico dell'ordinamento dello Stato che l'avvento della Sinistra aveva promosso. Il nuovo impegno non gli fece ridurre l'attenzione alla vita politica della sua città natale, su cui intervenne con Il rinnovamento della città di Palermo (ibid. 1885), ove metteva in evidenza la necessità di realizzare grandi opere pubbliche, quali acquedotti, ospedali ed edilizia operaia.
Nello stesso anno l'Archivio storico siciliano ospitò un suo lavoro su I capitoli nuziali di Anna Cabrera, contessa di Modica, e Federico Enriquez (X [1885], pp. 266-311), che, unitamente con altri studi ivi pubblicati (tra cui Alcune notizie sovra la gestione d'una casa baronale e sull'amministrazione della giustizia in Sicilia verso la fine del secolo XVIII, XVII [1892], pp. 117-150), testimonia degli interessi storici che il G. - tra i fondatori e poi presidente della Società per la storia di Sicilia - continuò a coltivare.
Nel 1886 pubblicò a Palermo la sua opera più importante, Il Senato d'Italia. Parole di un senatore. Nel saggio il G. descriveva l'ordinamento e il concreto funzionamento del Senato e, constatato il suo ruolo secondario nella politica nazionale, ne proponeva una riforma radicale.
Il G. osservava che la Camera alta aveva perso considerevolmente importanza in favore di quella elettiva. Inoltre, all'interno del Senato si era costituito una sorta di "corpo permanente", un gruppo ristretto di senatori, membri delle commissioni più rilevanti, che, grazie alla loro assiduità e coesione, indirizzavano la politica dell'assemblea. La riforma proposta prevedeva innanzi tutto l'istituzione delle regioni, considerate dal G. "la struttura naturale della nazione italiana", che a suo dire "avrebbero dovuto essere organizzate già da lunga pezza, se non fosse stata la tema troppo eccessiva di ristaurazione degli antichi Stati, ed un patriottismo troppo esaltato, quasi una specie di italianismo fanatico" (p. 41). L'elezione dei senatori sarebbe stata affidata ai Consigli regionali. Ciò avrebbe trasformato il Senato in un organo di rappresentanza delle regioni del Regno e favorito quel processo di decentramento amministrativo da sempre auspicato. Al riguardo il G. richiamava l'esempio degli Stati Uniti d'America. Successivamente, nel saggio Il Senato d'Italia (studio contemporaneo), in La Riforma sociale, V (1898), pp. 930-944, riprese il tema attenuando le sue proposte; in particolare, ritenne che si dovesse mantenere la nomina regia dei senatori.
Il G. svolse in Senato un'intensa attività di opposizione ai governi della Sinistra, criticando la pratica del trasformismo parlamentare e la tolleranza ritenuta eccessiva nei confronti dei movimenti sindacali e socialisti. Si oppose all'estensione del suffragio elettorale e, più in generale, all'evoluzione in senso democratico dell'ordinamento.
Il suo intervento più rilevante ebbe luogo il 22 apr. 1902 con la presentazione di un'interpellanza al capo del governo G. Zanardelli "sulle condizioni politiche e sociali" del paese. In essa il G. sottolineava come le profonde trasformazioni sociali ed economiche verificatesi nella società italiana avessero determinato l'urgenza di una nuova legislazione sociale. Alla conclusione dell'animato dibattito in aula il G. presentò un ordine del giorno di critica alla politica del governo respinto, per pochi voti, dall'assemblea.
A partire dal 1908, quando diede le dimissioni dalla commissione per la verifica dei titoli dei nuovi senatori, il G. ridusse considerevolmente l'attività politica. Morì a Palermo il 5 ott. 1914.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Dir. gen. istruz. superiore, Registri matricole personale universitario (1861-1865), vol. 52; Personale (1860-1880), b. 1075; Personale insegnante, II versamento, s. 1, b. 74. Documentazione manoscritta relativa in particolare al ruolo del G. nei moti del 1848 è conservata a Palermo presso la Biblioteca della Società siciliana di storia patria, Fondo Lodi, carpetta 16, camicia I, Atti e documenti di A. Guarneri.
L'Illustrazione italiana, 18 ott. 1914, p. 353 (necr.); G. Pipitone Federico, A. G. Discorso commemorativo…, Palermo 1915 (rec. in Arch. stor. italiano, LXXV [1917], 1, pp. 302 s.); A. Sansone, Mezzo secolo di vita intellettuale della Società siciliana per la storia patria (1873-1923), Palermo 1923, passim; S. Cilibrizzi, Storia parlamentare politica e diplomatica d'Italia. Da Novara a Vittorio Veneto, Napoli 1939, I, p. 306; III, pp. 165, 295; F. Brancato, La dittatura garibaldina nel Mezzogiorno e in Sicilia, Trapani 1965, pp. 135, 197; Id., Storia della Sicilia post-unificazione. La Sicilia nel primo ventennio del Regno d'Italia, Bologna 1956, pp. 107, 218; G. Candeloro, Storia dell'Italia moderna, IV, Milano 1980, pp. 461 s.; Storia d'Italia (Einaudi), Le regioni dall'Unità a oggi, La Sicilia, a cura di M. Aymard - G. Giarrizzo, Torino 1987, ad ind.; N. Antonetti, Gli invalidi della costituzione. Il Senato del Regno 1848-1924, Roma-Bari 1992, ad ind.; M.E. Lanciotti, La riforma impossibile. Idee, discussioni e progetti sulla modifica del Senato regio e vitalizio (1848-1922), Bologna 1993, pp. 135-138, 196 s., 204, 232-236, 275-278; G. Spadolini, Senato vecchio e nuovo. Dal Risorgimento alla Repubblica, Firenze 1994, pp. 85, 87. Tra i repertori: G.M. Mira, Bibl. siciliana, I, Palermo 1875, p. 468; A. De Gubernatis, Piccolo Diz. dei contemporanei, Roma 1895, p. 485; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, Roma 1896, p. 545; S. Salomone, La Sicilia intellettuale contemporanea. Diz. bio-bibliografico, Catania 1913, pp. 243 s.; Diz. del Risorgimento nazionale, III, s.v. (E. Michel); Diz. dei siciliani illustri, Palermo 1939, p. 260; Enc. biografica e bibliografica "Italiana", F. Ercole, Gli uomini politici, II, p. 190; ibid., E. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, p. 65.