DEGOLA, Andrea Luigi
Nacque a Genova, probabilmente nel 1771. Dopo aver studiato sotto la guida del genovese L. Cerro, esordì nel 1796 in campo operistico con un'aria (Quel volto amabile) inserita nell'opera Le vendemmie di P. A. Guglielmi. Tre anni dopo, nel 1799, compose un'opera buffa per il teatro S. Agostino di Genova, Il medico per forza, che ottenne un buon successo, Nel 1808, ancora per il S. Agostino, scrisse una nuova opera buffa, La cantatrice onorata; di tali composizioni, oggi andate quasi completamente perdute, ci rimangono solo poche arie conservate in copie manoscritte presso il Fondo antico della Biblioteca del Conservatorio di Genova (Io dormendo l'altra notte, per tenore e orchestra, segn. R. 2.1.7 [Sc. 14 n.n.]; Pensa che il mondo intero, per tenore e orchestra; Voi siete un ritrattino, per tenore e orchestra oltre alla già citata Quel volto amabile, per tenore e orchestra, tutte con segnatura N.2.1.26 [Sc. 28]).
Divenuto maestro di cappella nella cattedrale di Chiavari, il D. compose, a detta dei suoi biografi ottocenteschi (tra cui il Fétis), un grande numero di messe, vespri, inni, Magnificat, ecc. Anche di questa produzione sacra, tuttavia, ci rimangono oggi ben poche testimonianze: un Magnificat e tre messe (una delle quali datata 1829). Estremamente modesta è anche la consistenza quantitativa e qualitativa del lascito di opere strumentali del D., tutte custodite in manoscritto nella Biblioteca del Conservatorio genovese (segnatura SS.A.1.20[G.8]); si tratta di tre Notturni per flauto, due violini e viola, molto brevi e di semplice fattura, e di una Sinfonia in un sol tempo per fortepiano, di carattere molto brillante. Secondo il Fétis, tuttavia, il D. compose anche numerose sinfonie, quintetti, sestetti e serenate per diversi strumenti, di cui oggi non resta però alcuna traccia.
L'attività di maestro di cappella nella cattedrale di Chiavari non impedì al D. di ripresentarsi nuovamente, nel 1819, sulle scene del teatro S. Agostino di Genova con un'opera, La quadromania (erroneamente attribuita dal Manferrari al figlio del D., Giocondo), che non ottenne però un particolare successo. Altre opere, tra cui probabilmente Il principe spazzacamino, ilcui manoscritto è oggi conservato nell'Archivio dell'Accademia filarmonica di Torino (segn. I.II. 8-9), furono scritte dal D. per alcune compagnie ambulanti.
Trasferitosi a Parigi, il D. fu per diversi anni organista a Versailles. A Parigi diede anche lezioni di musica vocale e d'armonia, e pubblicò alcune opere strumentali e didattiche, tra le quali un metodo di canto, un metodo d'accompagnamento per piano, arpa e chitarra, un Temavariato per pianoforte con accompagnamento di due violini, viola e violoncello e svariate romanze per canto e pianoforte.
Una diffusa tradizione stabilisce la sua data di morte nel 1862, anche se i biografi non sono concordi nell'indicare il luogo preciso ove il D. morì.
Le opere del D., sia vocali sia strumentali, sono di valore molto modesto. Le arie operistiche, di fattura assai semplice, mettono in luce un discreto trattamento vocale e una gradevole facilità melodica; quelle strumentali sembrano invece rivestire un carattere del tutto occasionale. Delle tre messe, quella "a quattro voci con vari strumenti obbligati" custodita in manoscritto al Conservatorio di Genova (segn. N. 1.4.15 [Sc. 24]) rivela una scrittura vocale ed orchestrale molto appropriata, con gustosi effetti strumentali nel Christe affidato al soprano solo accompagnato dagli strumenti a fiato.
Tra le sue composizioni si ricordano inoltre più dettagliatamente: musica sacra (conservata nel Conservatorio di Genova): Magnificat a tre voci con orchestra; musica strumentale: tre Notturni (rispett. mi bemolle maggiore, si bemolle maggiore, re maggiore) per flauto, due violini e viola; Sinfonia (re maggiore) per fortepiano; Thème varié pour le piano, avec accompagnement de quatuor (Paris s.d., perduto); L'utile et l'agréable, antologia per pianoforte (ibid. s.d., perduto); opere didattiche: Méthode de chant (Paris s.d., perduto); Méthode d'accompagnement pour le piano, la harpe et la guitare (ibid. s.d., perduto).
Fonti e Bibl.: Giornale degli studiosi, I (1869), p. 63; U.Manferrari, Diz. univ. delle opere melodrammatiche, I, p. 301; Genova, Biblioteca dell'Istituto musicale "Nicolò Paganini", Catal. del Fondo antico, a cura di S. Pintacuda, Milano 1966, p. 175; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, Genova 1980, I, pp. 50, 53, 64 s., 85 s.; II, p. 402; F.-J. Fétis, Biographie univ. des musiciens, II, p. 450; C.Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, pp. 421 s.; R. Eitner, Quellen-Lexicon der Musiker, III, pp. 163 s.; La Musica, Diz., I, p. 498; Enc. della musica Rizzoli-Ricordi, II, p. 260.