MANZINI, Andrea (Andrea da Firenze; Andrea di Giusto)
Nacque a Firenze tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo; del padre è noto il solo nome di battesimo, Giusto. È menzionato, insieme con Giovanni di ser Giovanni detto lo Scheggia, fratello del pittore Tommaso (Masaccio), come garzone nella bottega di Bicci di Lorenzo all'inizio degli anni Venti del Quattrocento nei documenti dell'ospedale di S. Maria Nuova di Firenze (Andreatta).
L'apprendistato del M. al fianco del maestro è attestato inoltre da una serie di versamenti in suo favore annotati nei quaderni di cassa di S. Maria Nuova il 1° e l'8 apr. 1424, ancorché non sia mai specificata la ragione del pagamento (Frosinini, 1986, p. 13).
Del 3 e del 21 ott. 1424 sono altri due saldi per un "Andrea" che "sta col Bicci", sempre riconosciuto con il Manzini.
La somma gli fu corrisposta per la collaborazione, sia pure come semplice aiuto, alla decorazione pittorica da parte di Bicci delle terrecotte realizzate da Daniele Delli (Dello Delli) per la chiesa di S. Egidio (Frosinini, 1986, p. 14) e già poste nell'interno (Apostoli) e sulla lunetta del portale (Incoronazione della Vergine).
Nel 1424 il nome del M. compare per la prima volta negli elenchi della Compagnia di S. Luca: vi sarà menzionato fino al 1447. Tra il 1426 e il 1427 lavorò con Masaccio, secondo quanto si apprende da due testimonianze.
Il 24 dic. 1426 il M. è infatti indicato come garzone di Tommaso di ser Giovanni nella ricevuta di un pagamento corrispostogli dallo stesso artista (Tanfani Centofanti). Nella denuncia effettuata l'anno seguente al Catasto fiorentino da Masaccio e dal fratello, inoltre, è ricordato un saldo di 6 fiorini in favore del M. (Gaye, p. 116).
Sebbene non sia possibile ascrivere al M. con certezza alcuna opera relativa al periodo in cui fece parte della bottega masaccesca, il suo nome è stato più volte accostato, per ragioni di carattere stilistico, a due scomparti della predella del polittico di Pisa, eseguito tra il 1426 e il 1427.
A favore dell'assegnazione al M. delle tavolette raffiguranti S. Giuliano uccide i suoi genitori e la Carità di s. Nicola (Berlino, Staatliche Museen) si sono espressi, tra gli altri, von Hadeln (p. 787), Van Marle (p. 239), Cole e, più di recente, Joannides (p. 397). Al M. inoltre, benché senza sostanziale accordo, si è fatto riferimento a proposito di altre tre opere riconducibili alla cultura figurativa di Masaccio e tutte databili alla seconda metà del terzo decennio: la Liberazione di un indemoniato (Filadelfia, Museum of art, John G. Johnson Collection), il verso di un desco da parto rappresentante un Putto con cane (Berlino, Staatliche Museen) e l'altarolo composto da due piccole tavole con la Preghiera nell'orto e S. Girolamo penitente (Altenburg, Lindenau Museum). Particolarmente controversa risulta l'attribuzione della tavoletta Johnson. Vasari (II) segnalò un'opera di Masaccio raffigurante lo stesso tema iconografico in casa di Ridolfo Bigordi (detto del Ghirlandaio), fornendo un importante ancoraggio filologico; ma la presenza di alcune debolezze nell'impianto prospettico del dipinto ha fatto propendere per l'ipotesi di un'opera giovanile masaccesca o di un contributo esteso della bottega e segnatamente del M. (Berti, 1990, p. 199). Di recente, tuttavia, la letteratura specialistica si è orientata per l'assegnazione a Francesco d'Antonio (Joannides, p. 467; Berti, 2001, e 2002). La paternità del verso del desco da parto berlinese, dopo l'attribuzione al M. proposta da Morelli, ha oscillato tra il pittore fiorentino e lo Scheggia. Alcuni tratti morfologici e cromatici piuttosto corsivi esibiti dall'opera, che la distinguono peraltro nettamente dalla rappresentazione sul recto, hanno indotto da ultimo Joannides (p. 279) a riconsiderare favorevolmente la congettura relativa all'autografia del Manzini. Anche intorno all'altarolo di Altenburg le opinioni sono fortemente discordi: l'ipotesi prevalente ammette comunque l'alta probabilità dell'intervento di un collaboratore, da riconoscere verosimilmente nel M., al fianco di Masaccio.
Nel 1435 il M. licenziò una pala d'altare per il convento di S. Bartolomeo delle Sacca (Prato, Museo civico).
L'ancona - di cui si conservano il documento di allogazione, del 31 dic. 1428, e una serie di note di pagamento disseminate tra il 1429 e il 1435 (Fantappiè, p. 367) - rappresenta una Madonna con il Bambino e i ss. Bartolomeo, Giovanni Battista, Benedetto e Caterina. Nel registro superiore inoltre, entro due medaglioni, sono raffigurati l'Annunciata e l'Arcangelo Gabriele; mentre sopra la tavola centrale si colloca un Dio Padre. La predella comprende cinque scomparti con Storie dei santi presenti nella tavola principale che affiancano simmetricamente una Natività. Di tali scomparti quello con l'Imposizione del nome al Battista è una derivazione quasi alla lettera della tavoletta del Beato Angelico (Guido di Pietro) conservata presso il Museo di S. Marco a Firenze. L'opera nel suo complesso invece, come è stato osservato più volte, è esemplata sul modello del polittico eseguito nel 1410 da Lorenzo Monaco per l'altare maggiore della chiesa del convento di Monte Oliveto a Firenze (Firenze, Galleria dell'Accademia), attestando la chiara eterogeneità dei referenti stilistici del M. a questa data. Il tradizionalismo della tavola pare comunque una soluzione intenzionale - forse anche per motivi di committenza - come lascia ipotizzare il confronto con la maniera piuttosto diversa e più aggiornata che connota i dipinti certi degli anni immediatamente successivi.
Non senza qualche disaccordo, è ricondotta alla produzione del M. e collocata in una data molto vicina alla pala pratese anche la Madonna con il Bambino e angeli del Museo Stibbert di Firenze (Salmi, p. 121; Berenson, 1963, p. 6; Fremantle, p. 521; Berti, 1990, p. 198). Il dipinto presenta un debito nei confronti della S. Anna Metterza di Masaccio e Masolino (Firenze, Uffizi), citandone le gambe del Bambino e la disposizione degli angeli che affiancano il trono.
Una composizione analoga caratterizza anche la Madonna con il Bambino e angeli della Galleria nazionale di Praga, assegnata da O. Pujmanova (p. 8) al M. ma con una datazione al terzo decennio, ancorché senza argomenti convincenti.
È datata 1436 l'Adorazione dei magi e i ss. Andrea, Giovanni Battista, Giacomo e Antonio Abate commissionata da Bernardo Serristori per la chiesa di S. Andrea a Ripalta a Figline.
Salmi (p. 228) - il primo ad assegnare il trittico al M. - aveva correttamente rilevato gli echi masacceschi nella figura del S. Andrea, indicando invece tra le fonti del Battista il Tabernacolo dei linaioli del Beato Angelico (Firenze, Museo di S. Marco). Lo stesso orizzonte stilistico, situato tra gli affreschi del Carmine e le opere dell'Angelico, è altresì rilevabile nella predella, in cui sono raffigurati la Vocazione di Pietro e Andrea, copia della distrutta lunetta di Masolino in S. Maria del Carmine, la Predica di s. Andrea e il battesimo di un devoto e la Condanna e crocifissione di s. Andrea.
Sempre nel 1436 ricevette la commissione per una Vergine con il Bambino e due santi, perduta, destinata all'altare di Madonna Lapa in S. Lucia de' Magnoli a Firenze. Il M. ricevette un compenso di 60 fiorini per la realizzazione dell'opera (Gaye, p. 211). L'anno successivo fu impegnato nell'esecuzione della Madonna della Cintola con i ss. Caterina d'Alessandria e Francesco per la chiesa di S. Margherita a Cortona (Firenze, Galleria dell'Accademia).
La pala è datata e reca il nome di "Andrea da Firenze". Il dettaglio della firma ha indotto il solo von Hadeln (p. 787) a escludere l'identità dell'autore con il M. e a congetturare dunque l'esistenza di due pittori omonimi. La tavola presenta tuttavia i connotati tipici del M., sospesi tra la tradizione gotica e le novità masaccesche, e ha indotto il resto della critica ad attribuire concordemente a lui la tavola cortonese.
Plausibilmente intorno al 1437 il M. dovette anche subentrare al maestro, ormai unanimemente riconosciuto in Paolo Uccello, nella decorazione ad affresco della cappella dell'Assunta nel duomo di Prato, iniziata qualche anno prima.
A lui sono stati assegnati in particolare, oltre ad alcune testine delle fasce decorative, il Seppellimento di s. Stefano, lo Sposalizio della Vergine e le figure della Lapidazione di s. Stefano, che presentano moduli fisionomici ricorrenti nel suo corpus come i nasi dritti e sottili e la sottolineatura del taglio degli occhi. La data dell'intervento del M. è ragionevolmente ipotizzabile in base al fatto che il S. Francesco raffigurato da Paolo Uccello nel sottarco della cappella sia ripreso dal M. in controparte nella pala realizzata per Cortona (Bellosi, p. 21).
In un momento cronologicamente prossimo al cantiere pratese si situano inoltre la Madonna col Bambino tra i ss. Michele Arcangelo e Giovanni Evangelista realizzata per S. Michele a Mormiano, oggi nella chiesa di S. Alessandro a Incisa Valdarno, e il S. Cristoforo affrescato in S. Michele a Carmignano che presenta elementi assimilabili allo stile della cappella dell'Assunta.
Ai primi anni Quaranta è possibile datare una Madonna col Bambino conservata in S. Giusto a Montalbino (Montespertoli). L'opera è stata posta in relazione con la produzione del M. a causa della somiglianza riscontrabile tra la Vergine e alcune figure femminili degli affreschi della cappella di Prato (Castelfranco, pp. 84 s.). Allo stesso periodo è inoltre riconducibile la Madonna dell'Umiltà della Galleria dell'Accademia di Firenze, in cui il M. rielaborò alcuni spunti della tavola di identico soggetto dell'Angelico conservata al Museo nazionale di Amsterdam.
Kanter (p. 287) ha proposto di recente, in modo piuttosto persuasivo, di espungere tre opere stabilmente assestate nel corpus del M. e datate in genere al quinto decennio: la coppia di Storie di s. Silvestro (L'imperatore Costantino davanti a papa Silvestro; il Battesimo di Costantino da parte di Silvestro) conservata all'Ermitage di San Pietroburgo e il Cristo in croce fra la Vergine e i ss. Maddalena, Giovanni e Bernardo degli Uberti del Musée du Petit-Palais di Avignone. Si tratta, secondo l'ipotesi di Kanter, di tavole riconducibili a un collaboratore del Pesellino (Francesco di Stefano) o a un suo seguace, come il cosiddetto Maestro della Natività di Castello o Zanobi Machiavelli, e da collocare alla metà degli anni Cinquanta.
Milanesi (in Vasari, III, p. 55) riferisce che il M. morì il 2 dic. 1450, senza però specificare la fonte della notizia. Doveva comunque essere sicuramente morto nel 1457, quando il figlio Giusto dichiarò al Catasto di essere orfano (Gaye, p. 212).
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite… (1568), a cura di G. Milanesi, II, Firenze 1878, p. 290; III, ibid. 1880, pp. 54 s. n. 4; G. Gaye, Carteggio inedito d'artisti dei secoli XIV, XV, XVI pubblicato ed illustrato con documenti pure inediti, I, Firenze 1839, pp. 116, 211 s.; G. Morelli, Kunstkritische Studien über italienische Malerei. Die Galerie zu Berlin, III, Leipzig 1893, p. 17; L. Tanfani Centofanti, Notizie di artisti tratte da documenti pisani, Pisa 1897, p. 179; O. Sirén, Di alcuni pittori fiorentini che subirono l'influenza di Lorenzo Monaco, in L'Arte, VII (1904), pp. 342-345; D. von Hadeln, Andrea di Giusto und das dritte Predellenstück vom pisanischen Altarwerk des Masaccios, in Monatshefte für Kunstwissenschaft, I (1908), pp. 784-789; R. Van Marle, The development of the Italian schools of painting, IX, The Hague 1927, pp. 238-256; A. Schmarsow, Masolino und Masaccio, Leipzig 1928, pp. 119-126; M. Salmi, Masaccio, Roma 1930, pp. 119-123, 227 s.; G. Castelfranco, Opere d'arte inedite alla mostra del Tesoro di Firenze sacra, in Rivista d'arte, XV (1933), pp. 82-88; R. Longhi, Fatti di Masolino e Masaccio (1940), in Edizione delle opere…, VIII, 1, Firenze 1975, pp. 50 s. n. 19; R. Oertel, Frühe italienische Malerei in Altenburg, Berlin 1961, pp. 140-142; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance. Florentine school, I, London 1963, pp. 5-7; L. Berti, Masaccio, Milano 1964, pp. 90, 142 n. 191; U. Procacci, Cinque opere inedite di arte toscana, in Arte in Europa. Scritti di storia dell'arte in onore di Edoardo Arslan, Milano 1966, pp. 303-305; B. Berenson, Homeless paintings of the Florentine Quattrocento (1932), in Id., Homeless paintings of the Renaissance, a cura di H. Kiel, London 1968, pp. 156-159; G. Marchini, Due secoli di pittura murale a Prato, Prato 1969, pp. 116 s.; R. Fremantle, Florentine Gothic painters, London 1975, pp. 513-522 (con bibl.); J. Beck, Masaccio. The documents, New York 1978, p. 22; B. Cole, Masaccio and the art of early Renaissance Florence, Bloomington 1980, p. 213; R. Fantappiè, Il bel prato, II, Firenze 1983, pp. 366-368; C. Caneva - S. Scarpelli, Andrea di Giusto: il trittico di S. Michele a Mormiano: mostra sul restauro e nuova collocazione nella chiesa di S. Alessandro, Incisa Valdarno 1984; C. Frosinini, Il passaggio di gestione in una bottega fiorentina del primo Quattrocento. Bicci di Lorenzo e Neri di Bicci, in Antichità viva, XXV (1986), 1, pp. 12-14; XXVI (1987), 1, pp. 5, 8; F. Petrucci, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, a cura di F. Zeri, II, Milano 1988, p. 557; R. Foggi, La Preghiera nell'orto e la Comunione di s. Girolamo, in L. Berti, Masaccio, Firenze 1988, pp. 158 s.; L. Berti - R. Foggi, Masaccio. Catalogo completo dei dipinti, Firenze 1989, p. 80; M. Sframeli, in L'età di Masaccio. Il primo Quattrocento a Firenze (catal., Firenze), a cura di L. Berti - A. Paolucci, Milano 1990, p. 156; L. Berti, ibid., pp. 198 s.; E. Andreatta, ibid., p. 249; L. Bellosi, Giovanni di Francesco e l'arte fiorentina di metà Quattrocento, in Pittura di luce (catal., Firenze), a cura di L. Bellosi, Milano 1990, p. 21; O. Pujmanova, Andrea di Giusto in the National Gallery of Prague, in Bulletin of the National Gallery of Prague, I (1991), pp. 6-10; A. Padoa Rizzo, in Allgemeines Künstlerlexikon (Saur), III, München-Leipzig 1992, pp. 533-535 (con bibl.); Id., Paolo Uccello, Firenze 1992, pp. 44-46; P. Joannides, Masaccio and Masolino. A complete catalogue, London 1993, pp. 31, 253, 274, 279, 308, 323, 358 s., 383, 397, 462, 467; T.K. Kustodieva, in The Hermitage…, I, Italian painting. Thirteenth to sixteenth centuries, Mosca-Firenze 1994, pp. 51-53; H. Wohl, in The Dictionary of art, a cura di J. Turner, II, London-New York 1996, p. 19; L. Berti, Dietro certe tracce masaccesche, in Masaccio. Il trittico di S. Giovenale e il primo '400 fiorentino, a cura di C. Caneva, Milano 2001, p. 140; Id., Intervista masaccesca 2002, in Critica d'arte, LXV (2002), 13, p. 36; L. Kanter, in Fra Angelico (catal.), a cura di L. Kanter - P. Palladino, New York 2005, pp. 284-287; M. Laclotte - E. Moench, Musée du Petit Palais. Avignon. Peinture italienne, Paris 2005, p. 57; E.D. Colnaghi, A Dictionary of Florentine painters, London 1928, p. 169; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, I, pp. 453 s.