NEGRONI, Andrea
– Nacque a Roma il 2 novembre 1710, primogenito di Antonio. Si ignora l’identità della madre. Il fratello Stanislao ereditò il titolo di conte, acquisito dal padre nel 1723, e nel 1746 quello di patrizio romano.
Nel XVII secolo, la famiglia Negroni aveva lasciato la propria città di origine, Bergamo, per trasferirsi in parte a Roma e in parte a Orvieto. Qui, nel 1709, i Negroni, nella persona di Giambattista, furono ascritti alla nobiltà cittadina, ottennero il titolo di conti di Monte Rubiaglio e divennero unici proprietari del feudo, acquistato dall’ultimo erede della famiglia dei Monaldeschi della Cervara.
Dopo aver condotto i primi studi presso gli scolopi di Urbino, intraprese la carriera curiale. Dal 9 settembre 1734 ricoprì la carica di votante della Segnatura di giustizia e dall’anno successivo fino al 1742 fu relatore della Sacra Congregazione del Buon Governo. Dopo essere stato nominato abbreviatore di Parco maggiore e segretario dell’ospizio apostolico di S. Michele a Roma, nel luglio 1758 fu assunto come uditore da papa Clemente XIII. Dal 1755 detenne la carica di datario.
Il 22 marzo 1760 ottenne il suddiaconato e nel concistoro del 18 luglio 1763 ricevette la berretta cardinalizia. Il 22 agosto il papa gli conferì la diaconia di S. Maria in Aquiro (che scambiò nel 1765 con quella dei Ss. Vito e Modesto, mantenuta fino al 1779, anno in cui la permutò con quella di S. Agata alla Suburra). Da cardinale entrò a far parte di numerose congregazioni romane tra cui quella del Concilio, dei Riti e del Concistoro.
Le testimonianze storiche su di lui si infittiscono a partire dal 1766, quando fu esecutore testamentario di Giangregorio Brunacci Consalvi e divenne tutore e unico amministratore dei beni dei suoi tre nipoti: Ercole Consalvi, futuro segretario di Stato sotto il pontificato di Pio VII, e i suoi fratelli Andrea e Giandomenico, rimasti orfani di padre e affidati alle cure del nonno nel 1760.
Nei loro testamenti, Giangregorio Consalvi e la moglie Mariangela Perti istituirono una prelatura a favore del conte Stanislao Negroni, fratello del cardinale, e della sua progenie, qualora si fosse estinta la discendenza dei primogeniti maschi in senso sia patrilineare sia matrilineare. A seguito della legge del 6 luglio 1816, con cui Pio VII aveva stabilito che ogni fedecommesso con un valore inferiore ai 15.000 scudi dovesse essere sciolto da ogni vincolo, Ercole Consalvi cambiò le sorti del suo patrimonio e nel testamento indicò suo erede universale la congregazione di Propaganda Fide. La famiglia Negroni intentò contro di essa numerosi procedimenti legali rivendicando i propri diritti sull’eredità Consalvi, ma tutte le istanze furono sistematicamente respinte sia in primo grado sia in appello.
Negroni fece studiare i tre giovani a Urbino presso le Scuole pie, dove egli stesso aveva ricevuto la sua prima formazione, ma quattro anni dopo, in seguito a un tragico incidente – Giandomenico fu brutalmente colpito da un superiore, tanto da riportare una ferita che si rivelò mortale – Ercole e Andrea furono mandati presso il collegio di Frascati, da poco inaugurato da Enrico Benedetto Stuart, duca di York, figlio di Giacomo III, con il quale il cardinale aveva rapporti di amicizia. Le premure di Negroni per la formazione dei fratelli Consalvi non furono minori dell’attenzione che prestò per la salvaguardia del loro patrimonio: li spinse ad aprire un contenzioso presso la Sacra Rota contro la madre, Claudia Carandini, per diminuirle la rendita, poiché i beni ereditati non erano sufficienti a garantire loro una vita agiata, un tentativo vano in quanto il tribunale respinse la richiesta. È indubbio comunque l’affetto che Ercole Consalvi nutrì per il cardinale tutore e la gratitudine che gli riservò per tutta la vita, lodandone l’onestà, l’impegno disinteressato, la spiritualità, l’umiltà. In un celebre passo delle sue Memorie (1950, p. 20) scrive di aver seguito con attenzione il consiglio di Negroni «di non dimandar nulla né fare la corte per avanzarmi, ma di procurare che un diligente adempimento dei miei doveri e una buona riputazione ne rimovessero ogni ostacolo».
Nel 1769 Negroni partecipò al conclave che elesse papa Clemente XIV, sotto il cui pontificato continuò a esercitare la carica di segretario dei Brevi, ottenuta il 5 ottobre 1767. Tre anni dopo fu promosso proprefetto del tribunale di Segnatura di giustizia. Nel conclave del 1800, secondo la testimonianza di Moroni (1847, p. 262), fu il candidato al soglio pontificio della corona francese e di quella spagnola. Tuttavia fu eletto Pio VII, il quale lo nominò prodatario. Nel 1785 divenne proprefetto della Sacra Consulta e della congregazione del Concilio.
Morì a Roma il 17 gennaio 1789.
Il suo corpo fu esposto nella chiesa di S. Agostino, luogo in cui si celebrarono le esequie, per poi essere traslato nel sepolcro di famiglia, nella chiesa dei bergamaschi residenti a Roma dedicata ai Ss. Bartolomeo e Alessandro.
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