NOZZARI, Andrea
NOZZARI (Nosari), Andrea. – Nacque a Vertova, in Val Seriana (Bergamo), il 27 febbraio 1776, da Francesco e da Teresa Viganoni, sorella maggiore del rinomato cantante Giuseppe Viganoni. Nell’atto di battesimo è registrato come Nosari.
Voce di tenore come lo zio, divenne uno dei più celebri virtuosi del primo Ottocento. Studiò con l’abate Luigi Petrobelli, vicemaestro di cappella nella cattedrale di Bergamo, indi col celebre tenore Giacomo David. Iniziata la carriera nella provincia lombarda nel 1794, presto approdò sul palcoscenico della Scala di Milano, dove nel giugno 1796 interpretò il dramma giocoso La capricciosa correttadi Vicente Martín y Soler.
Una svolta della carriera fu l’ingaggio al Théâtre Italien di Parigi, dove, con qualche interruzione, cantò dal maggio 1803 al giugno 1806, interpretando opere di repertorio, comiche o semiserie, degli autori più in voga.
Circa il debutto nel dramma giocoso Principe di Taranto di Ferdinando Paer, la stampa parigina s’espresse in termini lusinghieri: «Sa voix est pleine, pure et flexible. Son physique est des plus agréables. Il a chanté plusieurs airs avec un talent supérieur» (Le Courrier des spectacles ou Journal des théâtres, 15 maggio 1803, in Mongrédien, 2008, p. 194). Fu subito rilevata la peculiarità del registro della voce: «Sa voix est un peu plus grave que ne l’est ordinairement celle des ténors; c’est ce que les Italiens appellent baritone» (Le Publiciste, 16 maggio 1803, ibid., p. 196). La sua estensione peraltro arrivava anche agli estremi acuti: «Nozzari a une voix superbe et étendue. Elle paraît également exercée dans les cordes graves comme dans les aiguës; il sait passer habilement de la voix de poitrine à la voix de tête» (Correspondance des amateurs musiciens rédigée par le citoyen Cocatrix, 21 maggio 1803, ibid., p. 201). I periodici parigini sottolinearono in più occasioni la consuetudine di Nozzari (comune tra i cantanti del tempo) d’introdurre a piacimento ornamentazioni, anche copiose, specie nei passi ripetuti; il che fu motivo più spesso di rimbrotto che di elogio. Tuttavia, nel complesso, le recensioni rimarcarono la valentia del tenore: «Nozzari n’est pas seulement un chanteur très distingué; il est facile de s’apercevoir qu’il est aussi un très grand musicien» (Le Courrier des spectacles…, 26 settembre 1804, ibid., p. 348); verrà rimpianto ancora molti anni dopo aver abbandonato le scene francesi. Talvolta i giornali d’Oltralpe (come peraltro, qualche anno dopo, quelli italiani) sottolinearono che alla bravura del cantante non s’accompagnava quella dell’attore: «quel dommage qu’une voix si flexible et si gracieuse ne doive être écoutée que les yeux fermés!» (Journal de Paris, 16 marzo 1805, ibid., p. 372); in un’altra occasione, già partito da Parigi, venne definito «l’acteur le plus mélodieusement ennuyeux qu’on ait jamais entendu sur aucun théâtre» (Gazette de France, 29 luglio 1806, ibid., p. 501).
Rientrato in Italia, sviluppò il fulcro della propria carriera a Napoli, dove venne ingaggiato nel 1810 da Domenico Barbaja. A distanza d’un ventennio circa dal debutto, l’anno davvero cruciale fu il 1815, quando Gioachino Rossini si stabilì nella città partenopea e assurse a dominatore della vita musicale nei regi teatri fino al 1822. Nozzari fu interprete di tutte e nove le opere serie che vi creò Rossini, dall’Elisabetta regina d’Inghilterra (1815) alla Zelmira (1822), scritte su misura d’una compagnia di grande prestigio, imperniata sempre su Nozzari e sulla prima donna Isabella Colbran, e spesso anche su un tenore acuto o ‘contraltino’, Giovanni David.
Nelle cinque opere nelle quali quest’ultimo comparve, Nozzari interpretò il ruolo del padre o del tiranno, ossia dell’antagonista, lasciando quello dell’amoroso a David; in assenza del quale, tuttavia, l’amoroso fu lui. Nella Vie de Rossini ([1823] 1960, p. 399) Stendhal scrisse che «le chant de Rossini dans ses opéras de Naples est la biographie non seulement de la voix de Mlle Colbrand, mais encore de celles de Nozzari, de Davide».
Nozzari fu il primo Otello nell’opera omonima di Rossini (1816), il cui successo trionfale perdurò fino a quello verdiano (1887).
Sempre preziose le testimonianze di Stendhal: «Sa superbe figure, qui a quelque chose d’imposant et de mélancolique, l’aidait beaucoup à rendre sensibles au spectateur certains effets auxquels le faiseur du libretto n’avait probablement pas songé. Je me souviens que les Napolitains virent avec étonnement la beauté des gestes et la grâce toute nouvelle que Nozzari trouvait pour le rôle d’Othello» (ibid., p. 258).
Il contratto siglato con i regi teatri napoletani il 22 marzo 1818 informa che Nozzari era obbligato a cantare non solo da tenore, ma anche, seppur saltuariamente, da basso. In effetti cantò la parte del basso Fernando nella Gazza ladra di Rossini nell’estate del 1819 nel teatro del Fondo. Ancor prima, nell’autunno 1812, aveva tenuto il ruolo eponimo nel Don Giovanni di Mozart. Nel marzo 1822, assieme alle altre ‘stelle’ della compagnia e a Rossini stesso, lasciò per qualche mese i regi teatri napoletani per una trionfale tournée a Vienna, che ebbe rilievo sui giornali di tutt’Europa.
Il cavallo di battaglia fu l’ultima nata di Rossini, Zelmira, sulla quale il letterato e musicofilo Giuseppe Carpani scrisse una lettera di appassionato entusiasmo: «Nozzari è più baritono che tenore, ma dotato di forza non comune e di molta estensione di voce. La sonorità de’ suoi bassi va del pari con quella delle sue voci acute, nelle quali prende di salto il G e l’A. Egli possiede un bel metodo di canto, e, fra l’altre sue qualità, quella di staccare anche nei presti siffattamente un tuono dall’altro, che la sua voce sembra batter l’incudine, e numerare se ne possono i colpi ben intuonati e distinti. Questo artifizio dà alla sua declamazione ne’ passi di sdegno concitato un’energia indicibile, e che lascia in forse l’uditore se questo virtuoso sia più come attore valente o come musico». In effetti la parte di Nozzari in quest’opera è di una difficoltà trascendentale, in linea con le altre opere napoletane da lui interpretate, nelle quali Rossini sfrutta appieno la portentosa estensione del cantante, dal La1 al Re4. Anzi, Rossini sperimentò per Nozzari e David una scrittura alquanto più ardita al confronto con gli altri compositori operanti a Napoli in quegli anni.
A riprova dello straordinario consenso mietuto da Nozzari in Napoli si può citare il Giornale costituzionale del Regno delle Due Sicilie del 6 dicembre 1820: «Nozzari [...] farà la disperazione di chiunque dovrà un giorno succedergli sul nostro maggior teatro».
Legato per anni il proprio nome a quello di Rossini, a fine carriera incrociò il giovane Gaetano Donizetti: a Napoli nel luglio 1823 fu protagonista nella prima di Alfredo il Grande. Conclusa la carriera nel 1825, si dedicò all’insegnamento; ebbe per allievi stelle come Giovanni Battista Rubini e Nicola Ivanoff; non a caso fu definito «papà dei tenori» (Pacini, 1875), o anche «Orfeo redivivo» (Regli, 1860).
Morì il 12 dicembre 1832.
Fonti e Bibl.: Stendhal, Vie de Rossini (1823), Lausanne 1960, passim; G. Carpani, Le Rossiniane ossia Lettere musico-teatrali, Padova 1824, p. 159; F. Regli, Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici, ecc. 1800-1860, Torino 1860, p. 364; G. Pacini, Le mie memorie artistiche, Firenze 1875, p. 34; Enc. dello spettacolo, VII, coll. 1253 s.; K.J. Kutsch - L. Riemens, Großes Sängerlexikon, II, Bern - Stuttgart 1987, coll. 2143 s.; G. Appolonia, Le voci di Rossini, Torino 1992, pp. 185-193; G. Rossini, Lettere e documenti, a cura di B. Cagli - S. Ragni, I, Pesaro 1992, pp. 383 s.; R. Celletti, Storia del belcanto, Scandicci 1996, pp. 185-187; S. Lamacchia, L’acrobatica scrittura vocale di Rossini: oltre i limiti abituali dei cantanti?, in Bollettino del Centro rossiniano di studi, XLV (2005), pp. 27-48; J. Mongrédien, Le Théâtre-Italien de Paris 1801-1831. Chronologie et documents, II: (1801-1808), Lyon 2008, passim; G. Appolonia, «Il dolce suono mi colpì di sua voce». Giuseppe Viganoni da Almenno e i tenori bergamaschi del primo Ottocento, Bergamo 2010, pp. 163-187.